Un Fiore a Palermo: “Gioco nel ricordo di mio nonno… e ascolto Celentano”
Corentin Fiore si racconta. Il giovane difensore belga, giunto a Palermo dopo essersi svincolato dallo Standard Liegi, in un’intervista al Corriere dello Sport firmata da Salvatore Geraci, parla delle sue prime impressioni in rosanero e del nuovo contatto con le sue radici italiane: “Mi sarei dovuto chiamare Alessio, ma mio padre folgorato dalle giocate di Corentin Martins, centrocampista dell’Auxerre, non volle sentire ragioni; ma per tutti sono Coco”.
MORTO L’EX ROSANERO BRUNO PACE
In attesa di un’occasione in campo, Fiore guarda il lato positivo: “Io sono pronto. A parte l’ultimo risultato, il Palermo a un cuore vincente, i reparti si aiutano, il contropiede è micidiale. Nestorovski? Non vorrei averlo come avversario. Coronado è stato il primo ad incuriosirmi. La promozione? Sì che si può: noi siamo una vera squadra Tedino? Magari metterò il mister alla prova con una canzone di Celentano: Azzurro”.
BAIANO: “IL PALERMO RESTA UNA CORAZZATA”
E sul suo passato (figlio di emigrati italiani) dice: “Il primo a partire in cerca di fortuna fu nonno Luigi, originario di Cosenza, che adoravo. Emigrò a Charleroi con i suoi sei figli. Tutte le domeniche ascoltavo i suoi racconti affascinanti, bagnati di lacrime e fatica. Negli spogliatoi bacio il rosario del nonno e dopo salgo i gradini col piede sinistro in avanti, sono superstizioso. Il destro? Mi serve solo per salire sul bus”.
PALERMO, LE INAFFIDABILI “CERTEZZE” DEL MERCATO
Tanti tatuaggi ma anche tante passioni: “Amo il tennis, l’Nba, Valentino Rossi, la Formula 1. Ho tatuaggi in tutto il corpo, alcuni religiosi. Credo in Dio. Chi vorrei conoscere? Buffon. Magari se legge quest’intervista… Il sogno? La Champions e la Coppa del Mondo con il Belgio: la rosa è tra le migliori e non combiniamo niente. Non bastano i fuoriclasse, bisogna essere squadra. Come immagino il mio primo gol? Ultimo minuto, su punizione, decisivo. E corsa per tutto il campo”.
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