Rajkovic: “Zamparini? Sono in debito con lui. Molti credevano che non ce l’avrei fatta”
Una vera storia di resistenza e sacrificio. Questo e molto altro nel racconto di Slobodan Rajkovic, che in un’intervista al Giornale di Sicilia racconta il proprio vissuto e analizza il presente, dopo i tanti infortuni e il ritorno in campo ma anche un passato pieno di momenti difficili e dolorosi.
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Intervistato da Benedetto Giardina, Rajkovic ripercorre le tappe del suo recupero: “In tanti credevano che non potessi tornare a giocare, ma io ero convinto di farcela. Ho lavorato molto e quando è arrivato il mio momento mi sono fatto trovare pronto. Avevo un po’ di timore, questo sì, ma sto bene. I compagni, lo staff tecnico e quello medico mi hanno aiutato, voglio ringraziare soprattutto il professore Petrucci. Pensare che la mia carriera fosse finita? Ho ventinove anni, non posso pensare a fermarmi ora”.
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Nell’arco della carriera (scovato dal Chelsea a soli 16 anni) invece tanti infortuni: “Il primo intervento l’ho subito in Belgio, da solo, e ho vissuto momenti difficili. Dopo il secondo intervento ho portato la mia famiglia con me e da lì è andata molto meglio, perché mi hanno aiutato quando le cose andavano male. Vedere i bambini sorridere e cercarti di continuo, questo è servito per ritrovare la forza. Tedino? Assomiglia più ad Ancelotti che a Mourinho: non posso che ringraziarlo per le sue parole, mi danno fiducia e un senso di responsabilità. Zamparini? Lo ringrazio per la pazienza. Sono in debito con lui”.
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Una gioventù vissuta in Serbia a Belgrado: “É stata una fase difficile della mia vita. Da bambino non capivo quello che succedeva ai tempi: quanto accaduto in quegli anni è stato stupido. Se penso oggi ai bombardamenti del 1999 non posso andarne fiero: guardando i miei bambini penso che non potranno crescere con la forza mentale che ho io oggi. La mia vita mi ha insegnato ad andare avanti e a superare tanti ostacoli”.
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