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Il tifoso della Gradinata, un… marchio di fabbrica. E io mi fido di lui

A partire dall’aspetto e dalla fede nel calcio di chi vi scrive, tante cose sono cambiate rispetto a quando il Barbera si chiamava “Favorita”. Allora, se avevi fame, c’era solo il cedro “a stricasale”. Allora, “Un diciti mali palori ca c’è a‘signorina”, oggi le donne sono tantissime e spesso “santìano” peggio di un carrettiere. Una cosa in particolare allo stadio, comunque lo si chiami, rimane sempre uguale a se stessa: il pubblico della Gradinata. L’avranno pure intitolata al monte che la sovrasta, anche se forse la secolare destinataria delle preghiere dei rosanero in ambasce avrebbe meritato qualcosina, ma non c’è niente da fare: la Gradinata è e sempre sarà la Gradinata.

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Ricordo la prima volta che salii quei gradoni di tufo giallo, dopo aver ammirato le imprese degli scalatori sugl’incavi creati ad arte in quello del muro di cinta. Le curve piene, tutte quelle persone pigiate, il colore dell’erba, verde ma non troppo. “Zio Beppe, ma perché quel signore sparge il sale nella porta ?”. “Papà, ma com’è che non si sente la voce del telecronista?”. La meraviglia del calcio vista dagli occhi di un bambino che fino ad allora le partite le aveva viste solo in una TV in bianco e nero.


È passato più di mezzo secolo, ma lo ricordo come fosse ieri: un derby Palermo -Messina. Pochi minuti e andiamo in vantaggio con un gol dell’ala sinistra Crippa. Il pareggio arriva a metà del secondo tempo; “Papà, ma perché Ferrero non l’ha presa? Te lo dicevo io che è molto meglio Ferretti”. Già, il mio Stecco che parava senza guanti. Da allora sempre lì, o quasi: squalifiche, radiazioni, ristrutturazioni e silenziosa contestazione a Zamparini permettendo.

La Gradinata è una specie di club che ho ripreso a frequentare da un mesetto, novella Lisistrata, anche se anche le pietre e persino i Magistrati sanno che la pace tra Sparta e Atene non è ancora scoppiata. In Gradinata non trovi nessun “tifoso” di quelli che pretendono “u’ squatruni” senza pagare: di quelli che “o mi dai il biglietto gratis o ti creo problemi”. Il pubblico della Gradinata è un po’ snob: tifa e soffre senza eccessi, ma la sua fede è eterna e priva di oscillazioni o alternativa, salvo contaminazione da strisciati autoctoni o in gita fuori-porta. Il pubblico della Gradinata è competente e capace di applaudire il bel gesto dell’avversario, come di richiamare un proprio giocatore.

E’ accaduto ieri con Aleesami, un fluidificante mancino che fa rimpiangere non dico un Grosso, un Citterio o un Balzaretti, ma persino un Caterino. Nel club della Gradinata ieri ho rivisto tanti amici: il Collega con cui litigo da più di 10 anni nel nome di Zamparini che mi tira le orecchie perché: “Se non fosse stato per quelli come te, l’anno scorso non avremmo perso la Serie A”. Come se avessi deciso io di regalare a gennaio il miglior difensore. L’amica comune che si spende invano per mediare. I neo pensionati che, con il volto serenamente triste, mi anticipano le meraviglie della “nuova vita”.

Ieri, a pochi metri da me, sedeva Dario Mirri. Mi dicono che su DAZN siamo pure stati inquadrati insieme. Non lo conosco di persona personalmente, ma è proprio il “tipo da Gradinata”. Di lui e dalla sua impresa hanno insinuato che volesse “approfittarsene”. Che volesse speculare sulle disgrazie del Palermo comprando a prezzo di saldo diritti pubblicitari di valore superiore. Come se, col Palermo fallito e lo stadio vuoto, la pubblicità valesse qualcosa in più di un anticoncezionale per un eunuco. Al di là della chiacchiere e dei processi alle intenzioni, il mio consocio del Club della Gradinata è l’unico ad aver cacciato fuori soldi buoni e soldi suoi. Senza il suo impegno, e non si parla di bruscolini, oggi avremmo quattro punti in meno che, come lo scorso anno, potrebbero risultare decisivi per la promozione e per la sopravvivenza stessa del Palermo.

Non sappiamo come andrà a finire. Se Mirri, Dio non voglia, “appizzerà lo scecco con tutte le carrube” o se invece il suo gesto sarà stato il primo atto concreto nell’opera di ricostruzione del Palermo. Se così sarà, magari non ci capiterà più di vedere in maglia rosanero i Dybala e i Vazquez; ma neppure gli Anselmo e i Labrin. Dopo un Presidente che in tanti anni non s’è mai visto allo stadio, io mi fido di uno come lui. Che poi è uno come me e come tanti come me: un tifoso della Gradinata.

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11 thoughts on “Il tifoso della Gradinata, un… marchio di fabbrica. E io mi fido di lui

  1. Onore a MIRRI, spero che altri imprenditori locali seguano il suo esempio, solo forza Palermo sempre e nei secoli!!!

  2. La retorica di questo articolo ha la stessa utilità dei paganti allo stadio nel bilancio del Palermo. La pochezza degli argomenti si riassume nella citazione del giocatore Anselmo quale prova dell’asserita (e non ancora dimostrata)  sottrazione di fondi alla società  da parte di Zamparini.
    Il vero problema di questa città e’ proprio questo la mancanza di cultura dello sport e di competenza in tema di gestione. Da Palermo sono passati una miriade di giocatori, con rose di 30 giocatori nemmeno la Juve o il Milan riescono ad averli tutti bravi e anche queste società nella loro storia hanno conosciuto periodi di assenza di veri campioni. Premesso che non si capisce perché dovrebbe essere una colpa comprare gli Anselmo e non un merito trovare e comprare i Cavani Pastore Dybala Ilicic Miccoli Sirigu Balzaretti Barzagli Vazquez Belotti Toni …..ecc.ecc.ecc. …..mi piacerebbe chiedere ai fischiatori della gradinata che cosa si sono detti quando Zahavi e’ diventato un campione o Darmian e’ andato al Manchester o Raggi ha vinto campionati e coppe e fatto Champions da protagonista al Monaco…..giusto per fare alcuni esempi……chi ha fatto calcio anche in terza categoria sa bene che i nomi sono relativi oppure che un giocatore che fa male un anno puo’ anche sorprendere l’anno dopo. Anche nel Palermo di adesso Jajalo o Moreo sono esempi di giocatori applauditi e di qualità che prima erano stati bersaglio di denigrazione …. poi la storia e la realtà dicono che comprare nomi non garantisce i risultati, fosse rimasto Cionek l’hanno scorso nessuno può dire se sarebbe cambiato l’esito del campionato….il Catania ha fatto in C ottima campagna acquisti ma continua a faticare e a subire sconfitte o a pareggiare in casa come oggi….e il Catania ha stesso presidente e stesso ds dei tempi d’oro e ha il centro sportivo di proprietà ….assurgere il calcio a scienza esatta e’ ignoranza, pensare che le partite si vincono solo con i nomi lo e’ ancora di più….nel 2013 il Palermo e” retrocesso con Sorrentino, Dossena, Miccoli, Ilicic, Aronica, Hernandez e il primo Dybala e quando nel mese di Gennaio furono ceduti Brienza e Budan per comprare Anselmo la gente applaudiva LoMonaco e insultava Zamparini……ora si vuole far diventare mito un imprenditore affarista monopolizzatore della pubblicità affissa a Palermo per rispettabilissimi 2,8 milioni che non bastano nemmeno a pagare una rata di stipendi argomentando che la generosità deriva dal fatto che se il Palermo fallisse sarebbero soldi buttati via…. questa città e’ talmente abituata allo stipendio a fine mese che non ha nessuna consapevolezza di cosa vuol dire intraprendere e si fa infinocchiare da tanta propaganda ….se il Palermo dovesse riuscire a tornare in A sarebbe una grandissima impresa perché ci sono avversari come Brescia Benevento Verona Pescara Lecce con giocatori bravi società ambiziose e con disponibilità economica in città alcune delle quali sono di livello assai superiore alla degradata Palermo con tifoserie presenti e assai più appassionate di quella chiacchierona e presuntuosa palermitana….e se questa impresa si realizzasse ci starebbe anche dire un grazie all’imprenditore della cartellonistica agli sponsor agli impiegati ai giocatori a Stellone a Foschi alla Lega ecc.. senza dimenticare che andrebbe in A una squadra dove da Brignoli a Puskas, da Bellusci a Nestorosky e da Foschi a Stellone non sono certo uomini portati a Palermo ne dai Mirri ne dai vari Vitogol

  3. Chissà perchè quest’ultimo commento “odora ” di friulano. Dimentica il signore anni di prese per i fondelli.

  4. Nessuno rimprovera a Zamparini eventuali errori, che tutti possono commettere in buona fede. Il problema vero è che molti, tra cui la Procura, sospettano affari sporchi. Tutto qua. Vedremo come finisce.

    1. La tifoseria rimprovera la malagestione dal 2011 oltre chiaramente la mancanza di investimenti adeguati x sostenere un campionato di serie A.

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