Gravina: “Serie A a 20 squadre, poi B1 e B2 da 18. Serie C per i semi-pro”
Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha le idee chiare su come cambiare il calcio italiano. Il numero uno della federazione, intervistato per La Repubblica, ha illustrato il suo progetto per facilitare tante società in difficoltà.
“La mia vecchia idea è: Serie A a 20 squadre, Serie B divisa in B1 e B2 da 18 squadre – afferma – . Al di sotto, una Serie C per i semiprofessionisti”. Un progetto a lungo termine e ambizioso, quello di Gravina, che sarebbe una vera rivoluzione.
“Poi ridiscuterei il paracadute: altera gli equilibri in B – continua – . La riforma va abbinata alla flessibilità dei contratti: se un club retrocede, gli ingaggi dei giocatori vengono ridimensionati”.
Gravina insiste sulla proposta del semiprofessionismo: “Dobbiamo intervenire sulla legge 91 del 1981, che regola il professionismo nello sport. È impensabile che le stesse norme si possano applicare alla Juve di Ronaldo e al Gozzano o al Renate, piccoli club di Serie C. Il semiprofessionismo, garantendo sgravi fiscali, può rappresentare ossigeno per tante realtà”
LEGGI ANCHE
Dai fatela questa riforma cosi ci ripescate e siamo in B2
Una A a venti squadre non serve, come sempre a gennaio ci sono due squadre già praticamente retrocesse…
Geniale. “Se un club retrocede, gli ingaggi dei giocatori vengono ridimensionati”, così l’unico risultato che si otterrà sarà quello che praticamente tutti i giocatori decenti di una squadra retrocessa, se riescono ad ottenere altrove un ingaggio pari a quello che avevano in precedenza, saluteranno 24 ore dopo la fine del campionato, e ogni squadra che retrocede dovrà ricostruire praticamente da zero, non potendo trattenere i giocatori di qualità.
La vera rivoluzione necessaria e’ l’abolizione del calcio business, abolendo per prima cosa l’elemento che lo alimenta maggiormente e cioe’ il calciomercato: tutti giocatori svincolati, niente intermediari e procuratori, tetti agli ingaggi per ogni categoria. Ecco che il calcio cambia e torna ad essere uno sport, altrimenti sono solo palliativi ed esperimenti che lasciano il tempo che trovano