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Da Pergolizzi a Renzo Barbera: dieci anni di “brividi rosa” con l’ultimo dei Gattopardi

(gm) È una delle tante belle pagine del libro “Barbera, romanzo di un presidente”, scritto da Giuseppe Bagnati e Vincenzo Prestigiacomo (Nuova Ipsa Editore), già da qualche giorno nelle edicole e nelle librerie. È il racconto dei giorni in cui Renzo, già consigliere del Palermo, accetta la carica di presidente dopo qualche giorno di riflessione. L’impegno è gravoso, i rischi sono enormi ma la passione batte tutto e tutti.

“Il Palermo è sempre affossato nelle sabbie mobili dei debiti. É un periodo di grosse sofferenze. Si cercano vie d’uscita. Corre la stagione calcistica 1967/68 quando l’avvocato Luigi Gioia, fratello del ministro Giovanni, catapulta nel CdA della società rosanero Renzo Barbera. Con lui arriva una ventata di denaro fresco che serve a calmare i direttori degli istituti di credito e a pagare alcuni arretrati ai giocatori. Barbera col Palermo non ci guadagna, anzi cominci a scucire i primi milioni da vice-presidente. Va in trasferta con la squadra e i tifosi quando lo vedono lo circondano. Tutti gli chiedono biglietti per entrare allo stadio. Sono emigrati che lavorano al Nord. Così Renzo mette mani in tasca e compra decine di biglietti per i tifosi rosanero. Lui a quella povera gente che fa centinaia di chilometri in treno per seguire la squadra non sa dire di no”.

“Una mattina di febbraio del 1970 venne in azienda Giuseppe Pergolizzi, commissario straordinario del Palermo […]. ‘Renzo, tra poco ci saranno le elezioni comunali e sarò molto impegnato, la situazione finanziaria del Palermo è diventata pesante. Non siamo più in grado di pagare gli stipendi. Gli incassi e i finanziamenti pubblici sono irrisori per mantenere una squadra a certi livelli. Ho pensato che l’unica via d’uscita sono le mie dimissioni e per la carica di presidente ho pensato a te. Tutti i consiglieri sono d’accordo. Occorre un industriale che possa gestire in maniera manageriale la società e dare una scossa ai giocatori e nuovo entusiasmo ai tifosi'”.


‘Il mio cuore iniziò a battere forte – dice Barbera – . Cominciai a bere acqua, tanta acqua. La presidenza del Palermo era prestigiosa e piena di responsabilità. Chiesi una riflessione di 48 ore. Scaduta la riserva, accettai con entusiasmo’.

“L’entrata nella stanza dei bottoni, quella che gli conferisce prestigio assoluto, è datata 4 maggio 1970. Da quel momento in poi Barbera diventa il vero monarca di Palermo. Per l’immaginario collettivo è l’ultimo Gattopardo”.

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