D’Angelo, il palermitano che segna al Palermo ma non esulta
Il “dolore” di mettere nei guai il Palermo, ma anche la consapevolezza di essersi preso una piccola rivincita. Parliamo del palermitano Santo D’Angelo, protagonista del primo gol dell’Avellino che ieri ha stroncato i sogni rosanero, segna ma non esulta. Anzi, sembra quasi voler chiedere scusa mentre con lo sguardo verso il terreno alza le mani al cielo. E’ successo al 20esimo minuto del primo tempo, D’Angelo la mette dentro con un destro che trafigge Pelagotti e non festeggia nonostante la rete, preludio di un successo che per l’Avellino contro i rosa mancava da 40 anni.
Troppo difficile gridare la propria gioia per chi a Palermo è nato e cresciuto, ma ha comunque dovuto costruire la propria carriera lontano da casa. D’Angelo infatti ha fatto parte del settore giovanile del Palermo prima di trasferirsi altrove. Ma è nella Sicula Leonzio che ha lasciato il segno in due campionati di Serie C. D’Angelo è sceso in campo con i bianconeri complessivamente 61 volte e ha messo a segno nove gol e sei assist.
Dopo alcune parentesi tra Potenza e Livorno, è infine arrivato alla corte dei biancoverdi quest’estate (il 25 settembre) e il suo score è eccellente: sono 2 le reti segnate nelle uniche due gare dell’Avellino (decisiva quella con la Viterbese al 95′). Il suo nome, inoltre, era stato proprio accostato al Palermo in questa finestra di mercato. Ma Sagramola e Castagnini hanno virato su altre scelte.
D’Angelo ha poi dichiarato sui social: “Non ho esultato perché ho troppo rispetto per la mia città e per i tifosi della mia città! Non per altre motivazioni, tutto il resto sono chiacchiere ed io con la mia umiltà e con la mia fame oggi posso dire che mi sono tolto un sassolino dalle scarpe. Bravissimi tutti, forza Avellino forza lupi”.
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Una pagina di libro cuore.
Ma finiamola. D’angelo è un giocatore dell’avellino, è un professionista e per rispetto ai suoi tifosi poteva e doveva esultare.
E’ fastidiosissima questa cosa.
Tu segni e puoi esultare per tè stesso, per la tua squadra, per la tifoseria dove giochi.
Chiede scusa? ma scusa a chi? Doveva chiedere scusa se non avesse segnato per un fantomatico rispetto alla sua città. E’ pagato per segnare e giocare bene, non per chiedere scusa alla sua città di nascita.
Molti dimenticano che sono professionisti, pagati e stipendiati. Non sono alla partita di calcetto del sabato con gli amici.
40 anni? Un altro invidiabile primato di Mirri & co. Possono mettere anche questo nel museo della loro SSD.