Palermo, oltre al cuore adesso c’è anche una squadra vera
Si è parlato molto, in queste ore piene di euforia dopo la terza vittoria di fila del Palermo contro il Potenza, del grande cuore dei rosanero, fortemente determinati a conquistare altri tre punti di grandissima importanza per proseguire l’ascesa verso zone della classifica del girone C della Serie C più consone al blasone e alla ambizione del club di via del Fante.
Quasi inutile sottolineare che sono assolutamente d’accordo: la grinta, la voglia di vincere a tutti i costi nonostante il pallone non ne volesse proprio sapere di insaccarsi nella rete potentina e nonostante l’ordinata e tenace difesa di un’avversaria mai doma, è stata ingrediente fondamentale, decisivo direi per la vittoria.
Ma nella sua consueta riflessione dopo ogni partita, il Vulcanico rosanero vuole soffermarsi su altre considerazioni, più squisitamente calcistiche: con “qualche” annetto di esperienza da cronista del pallone oggi me lo voglio permettere. E la cosa che mi piace molto dire è che il Palermo plasmato giorno dopo giorno con pazienza da Roberto Boscaglia è – almeno sembra – diventato una squadra, vera, da ogni punto di vista.
Che non è roba da poco, ragazzi, voi che il calcio lo seguite da tempo con grande passione e attenzione lo sapete bene: undici calciatori in campo che si passano la palla ma non ragionano sul come farlo e sugli obiettivi che devono raggiungere, non fanno certamente una squadra. A me, lo scrivo forse obnubilato dalla contentezza e dal divertimento ma forse perché è proprio vero, il Palermo che ha battuto il Potenza nel suo stadio vuoto mi ha dato, finalmente direi, tutta l’impressione di essere squadra.
E’ una valutazione che riguarda l’intera partita, compreso l’asfittico primo tempo in cui i rosanero non sono francamente apparsi in grado di superare l’ottima disposizione difensiva del Potenza. Eppure quei lunghi, a volte troppo fraseggi con il pallone, quei tanti passaggi apparentemente inconcludenti per aggirare gli avversari e cercare di arrivare in porta, hanno comunque lasciato la sensazione di potere alla fine riuscire a fare gol. Perché la squadra, in modo compatto e solidale tra i suoi singoli, lo cercava.
Nel secondo tempo, alla maggiore velocità del Palermo e al salto di qualità nell’incisività offensiva (dovuta anche agli indovinati innesti di Lucca, Silipo e Luperini, risultato alla fine l’uomo della vittoria), si è opposta una variabile inattesa: la strepitosa prestazione del portiere del Potenza Richard Marcone, mostruoso nel chiudere la propria porta ai tentativi avversari. Abbiamo contato, prima del gol liberatorio di Gregorio Luperini all’86esimo minuto, la bellezza di otto nitide occasioni da gol per i padroni di casa, quattro delle quali fermate da grandissime parate di Marconi.
Roba da scoraggiare una non squadra, facendo pure rischiare, come spesso accade nel calcio, la beffa del gol avversario. E invece no: la squadra in maglia rosanero guidata e incitata ai bordi del campo dal suo instancabile allenatore, non solo non si è persa d’animo di fronte alle continue prodezze di Marconi e a quel pallone che non voleva entrare nella rete ospite, ma soprattutto non ha perso neanche per un attimo la voglia di attaccare ancora, la lucidità, la chiarezza di idee, la compattezza, il fiato e la forza nelle gambe per cercare il gol della vittoria. E alla fine tutto ciò, condito dalla giusta volontà e determinazione, dal cuore come detto da tutti, è stato premiato e la squadra del Palermo ha conquistato lo strameritato successo.
Come dire: non basta il cuore per vincere partite terribilmente rognose come quella con il Potenza – ce ne saranno tante altre da qui alla fine del viscido e paludoso campionato di Serie C -, servono anche tutte le altre cose che abbiamo elencato, che fanno una squadra con discreti giocatori più forte delle altre. Che fanno una squadra in sostanza e non un’accozzaglia sgangherata e il Palermo, ripeto, sembra proprio lo sia diventato. La cosa ci rallegra molto e ci fa guardare con fiducia al futuro.
Il resto, sui giocatori, lo hanno detto gli altri: bene e sempre più protagonista il terzetto nerorosa Broh, Odjer e Kanoutè; più registrata e sicura la difesa, con un solido Marconi, anche se non ha dovuto faticare troppo; ancora una volta molto vivaci in avanti Rauti e Saraniti, che anche stavolta avrebbe potuto segnare ma non è stato fortunato; eccellenti gli ingressi di Silipo e Luperini. E tra non molto saranno di nuovo disponibili elementi dell’organico preziosi.
Si va avanti: domenica meritato e provvidenziale turno di riposo (il Palermo doveva giocare con il Trapani che non c’è più), poi di nuovo in campo contro la Turris mercoledì 25 novembre, il Monopoli domenica 29 e la Viterbese mercoledì 2 dicembre. Sempre allo stadio Barbera, sfide assolutamente alla portata di questo Palermo e altrettanto assolutamente da vincere. La squadra by Boscaglia non può che crescere ancora, sia sul piano della tenuta atletica che su quello del gioco.
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Assolutamente d’accordo, disamina perfetta…….che vale per tutti i “tifosi” detrattori della prima ora.
Condivido in toto
Salve,
Cosa succede con la partita contro il Trapani? Vengono dati 3 punti a tavolino o risulta come partita non giocata? Cosa hanno fatto con le altre squadre che avrebbero dovuto affrontare il Trapani?
il Palermo riposa, nessun 3 a 0 a tavolino
Condivido la disamina perfetta di Gaetano Perricone.
Da esperto di calcio e ottimo giornalista, Perricone giustamente sottolinea la bravura del terzetto Odjer-Broh-Kanoutè, 3 giocatori di categoria superiore e fortissimi che già sono stati i protagonisti del Palermo e lo saranno anche in futuro.
Fateci caso, Odjer è il migliore in campo sempre sia se si perde sia se si vince. E’ un giocatore tuttofare