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Palermo, che goduria! Col Catania la vittoria più bella, ora servono conferme

FOTO PEPE / PUGLIA

Godiamocela, godiamocela tutta questa strepitosa vittoria nel derby, carissimi amici del Vulcanico rosanero e di Stadionews24. Almeno per qualche ora godiamocela per come merita di essere goduta. Godiamocela perché francamente “un c’era misa” proprio alla vigilia: non c’era messa, eravamo tutti preoccupati e avevamo ragione di esserlo, c’era stato lo scossone in panchina e non sapevamo come avrebbe reagito il nostro Palermo e poi dall’altra parte c’era un Catania che era certamente avversario temibile.

E ancora di più era diventata un miraggio, un sogno lontanissimo quando, dopo appena 35 minuti giocati allo stadio Massimino tristemente vuoto, Ivan Marconi si era fatto buttare fuori ingenuamente per doppia ammonizione dopo avere sfiorato il gol del vantaggio con una cannonata che aveva fatto tremare la traversa rossoazzurra.

Godiamocela allora di più, con vera goduria, perché il sogno si è realizzato nel modo anche più bello e simbolico – oltre che quasi epico, in dieci giocatori contro undici per 55 minuti di gioco effettivo più altri 7 di recupero – con la firma del giocatore più rappresentativo della squadra rosanero, il vecchio capitano di tante battaglie: Mario Alberto Santana, attaccante dai numeri tecnici eccellenti, anni 39, argentino con cittadinanza italiana, per tre volte nella sua lunga e onorata carriera approdato in maglia rosanero, con la quale ha giocato in tutte le Serie, dalla A alla D.


Si direbbe quasi una vecchia gloria del Palermo se non fosse che, ancora oggi, quando scende in campo lascia il segno, eccome: il suo gran tiro in diagonale che ha gonfiato la rete del Catania difesa dall’incolpevole Confente è stato un formidabile gesto tecnico per un gol bellissimo, che resterà scolpito nelle nostre menti e nei nostri cuori, lo dico senza alcuna retorica. Onore e gloria dunque al carissimo Santana, ormai bandiera del calcio rosanero e modello di professionalità e attaccamento alla maglia per tantissimi giovani, uno che anche se gioca con mille acciacchi e una gamba sola può e sa essere arma in più per il Palermo, come ha dimostrato nella notte magica catanese.

Godiamocela infine, lo dico con cognizione di causa da palermitano che vive da oltre vent’anni alle pendici dell’Etna e conosce sulla propria pelle cosa significa essere preso per il culo per dodici anni dai “simpatici” amici catanesi, perché questa vittoria ha il gustosissimo sapore dell’amabile vendetta calcistica finalmente servita su un piatto molto freddo dopo quella dolorosa serata dell’1 marzo 2009 allo stadio della Favorita.

Allora fu imbarazzante tracollo, fu 0-4 per il Catania e resta scritto per sempre nella storia dei derby. Ma lo resterà anche questo più modesto 0-1 di 12 anni e due giorni più tardi, a stadi invertiti: il valore di questa vittoria del Palermo allo stadio Massimino è altrettanto grande nonostante le minori dimensioni per tutte le ragioni elencate e perché può davvero segnare la svolta nel campionato rosanero.

Lo scatto d’orgoglio che sognavamo c’è stato ed è stato grande. Una cosa viene da dire naturale e spontanea: allora il problema era davvero Boscaglia, era l’allenatore, non la squadra. Che allo stadio Massimino ha dimostrato di valere e di sapere combattere, lottare con grande spirito agonistico per portarsi a casa una vittoria di straordinaria importanza per la classifica e il morale, ma anche perché ottenuta nella “madre di tutte le partite”. Ma ha anche dimostrato, questa è a mio avviso è la notizia più importante che viene fuori dal derby, di sapere essere squadra messa bene in campo e capace di giocare come si deve.

Così è stato allo stadio Massimino e la vittoria, in dieci contro undici, è stata meritata anche in termini di occasioni, perché se il Catania ha fatto tremare il palo con Russotto, il Palermo ha fatto tremare la traversa con Marconi e ha saputo controllare bene la veemente offensiva rossoazzurra per il pareggio.

Non voglio liquidare il tutto con l’equazione: “via Boscaglia, la squadra ha vinto e dunque era colpa sua”, mi sembra semplicistico. Ma un dato è certo: la formazione messa in campo da Giacomo Filippi, ex secondo del mister gelese promosso in panchina dopo l’esonero, mi è sembrata finalmente equilibrata, con tre centrali robusti dietro, due terzini e due mezzeali a centrocampo, due ali e un centravanti in attacco, cose concrete e sostanziose.

Per nulla sprovveduto, Filippi, anche al momento decisivo delle sostituzioni: azzeccata e vincente quella di Santana, preziosi gli ingressi di Crivello e Peretti per difendere il risultato. La partita, dunque, l’ha vinta fondamentalmente Filippi, più bravo del collega Raffaele (concordo con l’analisi di qualche illustre collega e amico etneo) a interpretarne i momenti con le scelte adeguate.

Insomma, godiamoci anche la buona prestazione della squadra e l’ottimo debutto del nuovo allenatore, da tutti aspettiamo subito conferme domenica allo stadio Barbera contro la Juve Stabia, già battuta all’andata in trasferta. Se svolta c’è stata, deve esserci adesso continuità.

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5 thoughts on “Palermo, che goduria! Col Catania la vittoria più bella, ora servono conferme

  1. Dopo 2 giorni dall’esonero il sotituto non può certo cambiare la squadra perciò additare la vittoria come merito di filippi mi sembra totalmente fuoriluogo inoltre la scelta degli uomini messi in campo era dettata più dall’emergenza che da una sua visione di gioco.
    Comunque complimenti ai giocatori per la vittoria sperando che questo risultato possa essere il punto d’inizio per una scalata verso le posizioni nobili della classifica.

    1. In linea di massima è vero, però il cambio di modulo c’è stato ed è stato netto. Se poi questo abbia pesato o no è un altro discorso. E guardando l’atteggiamento dei giocatori in campo, mi sembra che ci sia stato anche un cambio di gestione psicologica. Forse con Boscaglia certi rapporti erano al capolinea, chissà.

  2. Per me l’obiettivo del Palermo deve essere quello di arrivare davanti al Catania. Anche di un solo punto, ma finire il campionato davanti. Sarebbe una gran soddisfazione, anche perché significherebbe un buon piazzamento in vista dei playoff.
    Facciamo la corsa sul Catania, dopo avergli preso 4 punti su 6, li lasciamo dietro in classifica. Tanto per ricordare ai “simpatici” amici dell’autore dell’articolo chi comanda in Sicilia.

  3. Io sono dell’idea che Boscaglia, che non era più convinto di stare al Palermo, facesse di tutto per essere esonerato non intendendo rinunciare ai compensi pattuiti. Piuttosto che dimettersi, ha preferito tirare la corda fino al punto di rottura. Dal canto loro, molti dei giocatori chiave non sembravano più remare nella direzione segnata dall’allenatore. E come dar loro torto, considerati i risultati, gli errori (sempre uguali), l’inadeguatezza del modulo rispetto all’organico, il nervosismo strisciante, la dinamica delle sostituzioni che snaturavano regolarmente la squadra a partire dalla metà dei secondi tempi (e talvolta anche prima). La squadra era messa male in campo e poco equilibrata. Lo vedevamo noi tifosi, a maggior ragione loro. Boscaglia mi ha deluso profondamente dal punto di vista professionale e personale.
    Detto questo, la famigerata vittoria del Catania per 0-4 alla Favorita non avvenne di sera. Furono sufficienti circa 20 minuti di caldo sole pomeridiano per fare perdere la brocca a Bresciano che, privo com’era di “copertura anti-sole”, si fece espellere sullo 0-1 risultando tra i colpevoli principali della disfatta.
    Saluti rosanero.

  4. La prima volta che ho fatto presente che Boscaglia doveva adeguare il gioco ai giocatori che aveva in rosa e non iinsistere sempre con lo stesso errore sono stato tacciato come disfattista ed era il giorno dopo la sconfitta in casa con l’Avellino se non ricordo male, il tempo mi ha dato ragione perchè il vero allenatore è quello che dipone di diversi moduli e che adegua il gioco ai giocatori che dispone e non viceversa, lo dissi allora e lo ripeto ancora Boscaglia è un mediocre

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