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Squalifica per bestemmia, Cosmi non ci sta: “Siamo in un paese laico”

Nel post partita di Lazio – Crotone, Serse Cosmi è tornato a parlare della sua squalifica, arrivata per aver pronunciato espressioni blasfeme, e ha colto l’occasione per criticare la norma imposta dalla FIGC.

“Il fatto che tu, anche rientrando nel tuo spogliatoio, non possa lasciarti andare, significa che si è stravolto completamente tutto – afferma l’ex tecnico del Palermo -. Mi auguro che si ritorni presto a prendere in considerazione questo tipo di normativa per quello che riguarda la parola blasfema. Fino a prova contraria, viviamo in uno stato laico“.

Diversi giocatori sono stati fermati per aver bestemmiato in campo, alcuni anche grazie all’aiuto della prova televisiva, come nel caso di Bryan Cristante. Anche Serie C ci sono stati dei casi, fra questi quello del rosanero Lorenzo Lucca.


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6 thoughts on “Squalifica per bestemmia, Cosmi non ci sta: “Siamo in un paese laico”

  1. La cosa fantastica è che gli arbitri posso usare lo strumento ” ho sentito/ non ho sentito” per punire o no una squadra; inoltre ha perfettamente ragione Cosmi: c’è libertà di pensiero e di parola, posso pensare e dire di esseri inesistenti tutto quello che voglio.

  2. Inoltre, se dicessi qualcosa contro una divinità della Papuasia, sarei ugualmente punito? Ah, i Patti Lateranensi, che disgrazia. Mia madre me lo diceva sempre: La religione? Un castigo di dio!

  3. E’ vero che siamo in un Paese laico ma e’ anche vero che l’Italia e’ un Paese Cristiano,dove per anni il buon atteggiamento linguistico e morale ha avuto una sua direttiva anche legale.Mi ricordo che ancora pochi anni fa nelle corriere di linea urbane era scritto:”VIETATO BESTEMMIARE”perche’ era considerata reato.Nel tempo tutto si e’ fatto finta che passasse in cavalleria ma non e’ cosi’.Comunque sono favorevole a certe presi di posizioni della Lega Calcio anche in ambito sportivo,perche’ i ragazzi che rappresentano il futuro,hanno bisogno di respirare ARIA PULITA anche attraverso le attivita’ sportive.

  4. Ha ragione Cosmi. I cartellini e le squalifiche per bestemmie sono incomprensibili, non siamo all’oratorio della chiesa parrocchiale con il prete che arbitra.

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