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Mondiali in Qatar, come una brutta Coppa Italia. Ma senza l’Italia

Mondiali in Qatar, brutta la prima. E temo che sarà brutta anche nei prossimi giorni, potrà diventare appena attraente agli occhi attenti degli sportivi solo quando saremo allo sprint finale e lampeggeranno nei nostri salotti gli alberi di Natale. Come una qualunque Coppa Italia. E senza nemmeno l’Italia.

Non mi piace giudicare dall’inizio e questo commento tranciante è un’eccezione alla doverosa prudenza nel giudicare una manifestazione che è solo all’inizio. 

Non voglio nemmeno tirare in ballo le innumerevoli polemiche dei giorni scorsi, molte delle quali probabilmente giustificate (su alcune, invece, temo che ci sia un po’ di ipocrisia mediatica e di pregiudizio): mi riferisco ai tanti morti, dicono 6.500, che ci sarebbero stati tra gli operai immigrati che hanno lavorato alle infrastrutture del Mondiale o alla negazione di diritti umani e civili di cui il Qatar si sarebbe macchiato. Polemiche, ripeto comprensibili, che affidiamo ad altro tipo di giornali.


Qui il giudizio si ferma sulla parte sportiva e non riguarda certo solo il Qatar e la sua classe dirigente ma investe – direi frontalmente – tutto il mondo del calcio (la classe politica del calcio mondiale) che ha permesso tutto questo. Il calcio, ormai dominato dai soldi e dalle Tv, che se infischia dei tifosi e dello spettacolo, ha consentito a suon di dollari che un paese sottosviluppato calcisticamente come il Qatar – e per di più fuori stagione, con caldo torrido fuori e aria condizionata dentro gli stadi – potesse essere la sacra casa del calcio per il prossimo mese.

Già mi erano sembrati una forzatura i mondiali americani del 1994 con le partite a mezzogiorno e quelli del 2002 in Sud Corea e Giappone, altri paesi poco sviluppati e attraenti per il calcio. Ora è molto peggio ma spero di sbagliarmi. Calcisticamente potremo divertirci a fare pronostici – come sempre Brasile e Argentina partono in pole – ma aumenteranno le incognite legate al particolare e insolito periodo dell’anno e alla condizione atletica dei giocatori. 

L’elenco delle rimostranze potrebbe allungarsi. L’assenza dell’Italia è difficilmente digeribile, specie quando ha in tasca il titolo di campione d’Europa in carica. È vero, non è colpa della Fifa se la squadra ha fallito la qualificazione per il secondo quadriennio di fila, ma come avviene in tanti sport non dovrebbe essere possibile – per gli stessi interessi della manifestazione – lasciare fuori chi la storia del calcio l’ha fatta. Varrebbe lo stesso se restassero fuori Brasile, Argentina, Spagna o Inghilterra. Perché il calcio è nato e cresciuto tra Europa e Sud America e non ci sono interessi economici che tengono.

A proposito di interessi economici, ci piacerebbe sapere come farà la Rai – questa volta “vittima” del sistema – a rientrare da un investimento “folle”: spenderà quasi 200 milioni per questi Mondiali (offerta fatta prima della eliminazione dell’Italia) e si ritroverà in palinsesto, ad esempio, Inghilterra – Iran alle 14 o Marocco – Croazia alle 11 con indici di ascolto da televendita e un valore commerciale come un qualunque 32esimo di coppa Italia. Che senso ha?

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7 thoughts on “Mondiali in Qatar, come una brutta Coppa Italia. Ma senza l’Italia

  1. Tutto vero! ma il mondo e’ grande e non si puo’ pensare di fare i campionati solo in Europa e, forse, in Sud America, solo per convenienza nostra.

  2. Personalmente non guarderò nessuna partita, sia per motivi “politici” , che non tutti possono condividere, ma soprattutto perchè mi fa schifo questo calcio fatto solo di business.

  3. Che vergogna e che squallore. Un Mondiale a Natale in un paese che ha corrotto i FIFAiuoli, che ha sperperato vite umane e miliardi per costruire stadi e strutture dove non c’era niente, che ha costruito una non-nazionale di brocchi micidiali, che se ne frega dei diritti umani. E devo ancora vedere come va a finire la storia delle fasce con i colori dell’arcobaleno annunciate da alcuni capitani, come quelli della Germania, dell’Olanda e dell’Inghilterra per le quali si paventano punizioni. Squallore nello squallore, la nostra squadra quadri-campione esclusa dal Mondiale per la seconda volta consecutiva e nonostante l’ampliamento a 36 partecipanti è. Vuol dire che un bambino italiano nato nel 2014, ben che vada vedrà l’Italia ai Mondiali nel 2026 all’età di 12 anni. E, avendo appreso (non guardo più questa Nazionale) della magrissima figura di ieri della Nazionale dei Gatti e degli Acerbi, mestieranti che in altri tempi non sarebbero stati convocati neanche per portare le bottiglie di acqua minerale, temo che quel bambino resterà deluso a lungo. Mi sarei aspettato, dopo lo scempio contro la Macedonia, che finalmente qualcosa cambiasse. E invece, quel poveruomo di Mancini è costretto a chiamare gente che gioca (poco) all’estero come Grifo e Gnonto o ragazzini che devono ancora mangiare pane duro come Scalvini, Miretti o Pafundi. Che speranza può avere l’Italia di tornare “l’Italia” se persino le squadre tradizionalmente votate alla coltivazione di talenti locali, come ad esempio il Torino o l’Atalanta, sono quasi esclusivamente composte da stranieri? Ridatemi i Mondiali in posti civili, ridatemi Carosio, Martellini e Bruno Pizzul, ridatemi Chinaglia che sfancula Valcareggi, ridatemi l’urlo di Tardelli. Ridatemi il calcio che ci hanno ammazzato.

  4. Aggiornamento sulla questione “fasce di capitano”. Con una nota le federazioni di sette Nazionali europee (Inghilterra, Galles, Germania, Danimarca, Belgio, Olanda e Svizzera) hanno comunicato che i rispettivi capitani non indosseranno la fascia da capitano con la scritta «One Love» con un cuore colorato (in difesa della comunità Lgbtq+) per evitare cartellini gialli. «La Fifa è stata molto chiara, imponendo sanzioni qualora i capitani avessero indossato la fascia arcobaleno», si legge. «Avremmo anche pagato un’eventuale multa, ma non possiamo mettere i nostri giocatori a rischio ammonizione, quindi abbiamo chiesto loro di non tentare di indossare la fascia durante le partite del Mondiale» Nella nota, durissima, c’è anche un attacco diretto alla Fifa: «Siamo molto frustrati dalla decisione della Fifa che riteniamo senza precedenti: abbiamo scritto a settembre informando del nostro desiderio di indossare la fascia «One Love» per sostenere attivamente l’inclusione nel calcio e non abbiamo ricevuto risposta». Contro la FIFA ci vuole coraggio. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo. Schifo.

  5. Approfondendo la questione ci sono tante sorprese. Ad esempio si scopre che:

    1) agli italiani è piaciuta tantissimo la prima giornata dei mondiali, con boom di ascolti tv per la cerimonia inaugurale (oltre 4milioni di persone incollate su rai1 per la cerimonia) e per la partita Qatar Ecuador (quasi 5 milioni di telespettatori su Rai 1). Ascolti che fanno solo partite di calcio e festival di Sanremo oltre a qualche fiction particolare.

    2) Gli italiani hanno preferito Qatar Ecuador a italia-austria. La prima ha fatto centinaia di migliaia di ascolti in più.

    3) il Qatar contro l’equador ha giocato meglio dell’italia contro l’Austria.

    4) il numero totale di lavoratori morti per la costruzione di stadi in Qatar per i mondiali è di appena 3 in 12 anni (dati ufficiali Fifa e Qatar), meno che in una sola giornata a Palermo per Italia 90 quando furono ben 5 i morti per il crollo in tribuna.

    5) le donne in Qatar sono ai vertici di banche, assicurazioni e altri settori e il Qatar ha avuto più donne ministre di molti paesi occidentali.

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