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Marconi: “Spero nel rinnovo, vivrei a Palermo. Serie A? Prima la salvezza”

Ivan Marconi a cuore aperto su “Rosaenero Web&TV”. Il difensore – ospite della trasmissione dedicata alle vicende del Palermo (QUI la puntata completa) – ha raccontato le sue sensazioni sul cammino della formazione di Corini (reduce dalla vittoria di Ascoli), il suo rapporto con la città e il feeling sempre maggiore con i colori rosanero. Raccontando anche un aneddoto curioso sull’ultima vittoria dei rosa: “Voi dite che ieri ho sfiorato ancora il gol… Ma su un tiro al volo ieri, in realtà dovevamo giocare uno schema per Matteo (Brunori, ndr.). Lui sul momento se l’è un po’ presa, mi ero dimenticato che c’era lo schema per lui. E ci stava scappando il gol…”.

Sul momento del Palermo, Marconi conferma le impressioni di tifosi e addetti ai lavori: “E’ un bel periodo assolutamente. Risultati alla mano ci sta girando tutto bene e ci stiamo amalgamando sempre di più. Questa è una componente fondamentale. Cosa è cambiato per me in questi anni? Baldini e Corini  mi hanno dato fiducia, con loro sono riuscito a esprimermi al 110%. Vincere i campionati è difficile a prescindere dalla categoria: c’è stato un periodo della carriera che potevo fare il salto, ma probabilmente non avevo la consapevolezza che ho in questo momento. Non sono uno che ha cambiato tante squadre, ma è anche vero che in Serie C sono stato in squadre top. Sono stato al Monza, che è stato in Serie A… ora sono al Palermo. Speriamo di arrivarci”.

Un Palermo in cui Marconi è sempre più protagonista. E per il quale i tifosi ora invocano a gran voce il rinnovo: “Fatidico momento? La data certa non c’è ma la società ha stima di me e io cerco di ricambiare in campo. Società e mio procuratore stanno parlando: mi auguro sia una formalità. Sicuramente la scadenza di contratto è sempre una medaglia a due facce: se fai bene ti viene riconosciuto che dai il massimo; ma se vai male puoi far fatica a trovare squadra. Io però ho sempre cercato di non pensarci. Il segreto del Palermo? Un vero segreto non c’è, semmai la bravura della società è stata di essere paziente, fare le sue valutazioni. E’ stato un atto di stima nei nostri confronti, abbiamo capito che la cosa più importante era lavorare sul campo. Il salvataggio di Padova una svolta per me? Per un difensore non è mai facile entrare nel cuore dei tifosi, perché non finisci spesso sulle prime pagine (anche se non sono mai stato il tipo che insegue queste cose). Ma quella giocata mi ha dato tanto”.


Sul fronte degli obiettivi però piedi per terra: “Il primo obiettivo è salvarsi. E non è tanto per dire. La classifica dice che siamo tutte lì vicino. Da quelli che sono venuti a chi è rimasto, tutti sono e sono stati un valore aggiunto per la squadra. Ai nuovi abbiamo fatto capire cosa significa giocare per il Palermo. Replicare la magia dell’anno scorso? É stata un’esperienza unica, ma non è detto che non possa capitare di nuovo quest’anno. Abbiamo bisogno del pubblico, già a partire da domenica: speriamo sia per noi il 12esimo uomo”. E sulle esultanze: “Tutto frutto del momento, della casualità. Contro il Perugia mi è venuta un’esultanza grintosa, la seconda invece è venuta più goliardica. Di certo mi piace esultare con i ragazzi della panchina: loro sono parte attiva dei nostri successi, sono il motore di una macchina”.

Marconi parla a cuore aperto anche del suo rapporto con la città, diventato con il tempo sempre più forte: “Il primo anno abbiamo giocato senza pubblico a causa del Covid, senza mai tornare a casa; ho rivisto mia moglie solo a gennaio. Più rimani in un luogo più ti apri: sono un tipo introverso, ma col tempo ho scoperto tutto ciò che Palermo può offrire. Pensate che in Sicilia ho fatto due volte le vacanze estive e anche il viaggio di nozze. É una città bellissima, dove potenzialmente potrei venire anche a vivere. Acquisire la cadenza palermitana? Già mia moglie dice che sto perdendo la cadenza bresciana... (ride, ndr.). Per me è difficile, ma già inizio a capire le cose principali. Certo se passa Pasquale e parla in siciliano stretto faccio fatica…”. 

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