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Il Palermo, i giornalisti ‘marines’ e la celebre collinetta: com’è cambiato il calcio…

C’era una volta la ‘collinetta’. E c’è ancora. Prima era ai margini del campo militare di Boccadifalco, ora fuori dalla zona di Torretta che ospita il centro sportivo. Cos’è la collinetta? È il luogo da cui poter ‘spiare’ gli allenamenti del Palermo (altrimenti inaccessibili) per vedere, soprattutto nei giorni di rifinitura, se Dionisi fa qualche esperimento tattico nuovo, se c’è qualcuno che manca. Insomma, se succede qualcosa degna di nota.

La ‘collinetta’ e le ‘spie’

Qualche giornalista di buona volontà (e professionalità) si arma di pazienza, magari anche di binocolo, si traveste da marines (la tuta mimetica non è ancora comparsa ma poco ci manca) e prende nota di quello che accade. Poi sta all’allenatore, che è cosciente dell’esistenza della ‘collinetta’ e delle sue spie, continuare il proprio lavoro in serenità o magari imbrogliare un po’ le carte per non far capire le proprie scelte.

Abbiamo cominciato con “c’era una volta”, utilizzando il linguaggio delle favole perchè non sapremmo dare altro nome a questa cosa che comunque è la precisa realtà. A scanso di equivoci, non ho alcuna intenzione di fare polemica contro qualcuno o qualcosa. Parlo della realtà del Palermo, che è quella che vivo quotidianamente, sapendo perfettamente che a casa propria ognuno è libero di comportarsi come crede e che questo tipo di scelta è ormai adottato dalla gran parte delle società professionistiche italiane.


Ma ho l’esigenza di essere chiaro con i nostri lettori che si affidano a un giornale specializzato e puntuale come Stadionews per avere delle risposte che spesso non riusciamo a dare, nonostante l’impegno. E a volte ci sentiamo perfino di fare un lavoro inutile.

Racconto questa situazione con l’incredulità e la malinconia di chi ha vissuto un’altra era del calcio. Per restare a Palermo, chi tra i più anziani non ricorda i 4.000 che andavano all’allenamento del giovedì o le centinaia di tifosi che ‘timbravano’ la presenza? I giornalisti andavano tutti i giorni a vedere gli allenamenti, sapevano quello che succedeva, guardavano gli schemi, i sistemi di preparazione e riuscivano anche a capire meglio le mosse tecnico-tattiche che poi si sarebbero viste in partita.

Per fare la cronaca e la critica sportiva o per fare le pagelle ai giocatori è sempre meglio essere preparati. Era il calcio in cui la stampa – scritta e parlata – faceva davvero da tramite tra squadra e tifoseria. Erano anche anni calcistici più ‘romantici’ che adesso non esistono più.

Contatti con la squadra ‘vietati’

Nel calcio moderno, volete sapere se un giocatore si è infortunato? Non è facile. Quanto tempo starà fuori? C’è la legge sulla privacy. Mancherà due settimane o due mesi? Si vedrà. Ci sono conferenze stampa sempre più asettiche, dove assistiamo a giocatori e allenatori che si prodigano in avvitamenti lessicali acrobatici pur di dare risposte vaghe. I comunicati stampa che raccontano gli allenamenti quotidiani parlano di “didattica offensiva”, “seduta di forza funzionale”, “avviamento motorio e tecnico” e “small sided games 2 vs 2”. A volte, almeno per gli anziani come me, sembrano sudoku o parole crociate del celebre Bartezzaghi.

I contatti con la squadra sono praticamente ‘vietati’, tranne che per le sporadiche apparizioni commerciali. Vai a Torretta per la conferenza stampa e devi arrivare a una certa ora: se sei in anticipo, aspetti nel posteggio (con qualunque condizione meteo) in attesa che uno steward conduca il gruppo alla saletta che ospita la conferenza stampa. Stesso sistema è stato introdotto per la squadra Primavera e persino per quella femminile: le dichiarazioni a fine gara sono affidate a un comunicato della società, le domande dirette al tecnico non sono previste. Se hai una curiosità o un dubbio te li tieni per te.

Per sapere le cose, insomma, bisogna costruirsi una rete di ‘confidenti’: tramite i procuratori, chiedendo al ristoratore X che ospita spesso un giocatore, o al padrone di casa Y, o al medico o al barista o a qualche tifoso ben introdotto. E allora ti arrivano le notizie, magari impubblicabili, qualche retroscena e magari qualche ‘dritta’.

“E vissero tutti felici e contenti”

È un sistema che non mi piace. Il mondo del calcio ha preso una piega che alla lunga non pagherà, che ha raffreddato la passione, ha globalizzato i comportamenti, ha disumanizzato i giocatori diventati sempre più ‘robot’ e sempre meno ‘persone’. Mi consola il fatto che non sono il solo a pensarla così.

Molti tifosi mi confessano di rimpiangere il calcio ‘romantico’ che ho interpretato in oltre 25 anni di radiocronache e di leggendarie esperienze umane. Prendiamo atto, è un’altra era. Siamo nel digitale. Mi fa un po’ di tristezza, forse anche perché sento il passare del tempo. Ma siccome l’abbiamo cominciata come una favola la chiudiamo alla stessa maniera: “e vissero tutti felici e contenti”.

P.S.: Molti giocatori (di nascosto, of course) si lamentano del campo di Torretta.

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39 thoughts on “Il Palermo, i giornalisti ‘marines’ e la celebre collinetta: com’è cambiato il calcio…

  1. Sostanzialmente le stesse considerazioni che faceva Gianni Mura, riferite anche al mondo del ciclismo, collega che domando se abbia conosciuto personalmente e se ne stimasse gli articoli.

    1. mai conosciuto ma compravo Repubblica la domenica per i suoi “sette giorni di cattivi pensieri”, una sorta di pagelle della settimana: non sempre ero d’accordo con lui ma era bravo e profondo. E sapeva anche essere ironico (gm)

  2. Direttore cosa si intende per
    “P.S.: Molti giocatori (di nascosto, off course) si lamentano del campo di Torretta.”

    Potrebbe essere più chiaro?

    1. più di uno attribuisce al terreno di gioco le responsabilità dei problemi muscolari. Non sono in grado di dirle se hanno ragione ma devo anche aggiungere che sul centro sportivo e i campi di allenamento c’è grande attenzione da parte della società (gm)

      1. ecco era proprio quello che speravo di non sentirmi dire. questa non è per niente una buona notizia. grazie per l’informazione

  3. Infatti ormai certe trasmissioni che seguiamo parlano solo di pareri personali ripetendo solo le sempre le stesse cose. Mai una notizia, un intervista. Solo pareri e stanno solo diventando noiose.

  4. Caro Guido, da tuo coetaneo condivido pienamente la tua posizione. La tua affermazione, corroborata dall’uso del grassetto rafforzativo, secondo cui non intendi “fare polemica contro qualcuno o qualcosa” a me pare la classica “excusatio non petita”. Ed è questo il punto: in effetti, la tua presa di posizione appare, oltre che cortese, chiarissima e ineccepibile nel tuo rifiuto del “calcio di plastica” di oggi che si contrappone al “calcio pane e salame” che quelli come noi (e siamo la maggioranza) rimpiangiamo. Il processo è globale e, temo, irreversibile; tuttavia, è giusto richiamare tutti gli stake-holders (e così magari mi capiscono) al fatto che senza stampa non c’è informazione, senza informazione non c’è partecipazione, senza partecipazione non c’è passione, senza passione non c’è pubblico e senza pubblico non ci sono incassi, che poi sono l’unica cosa che mantiene in piedi la baracca. Perché per noi il calcio è un affare di cuore, per loro un affare e basta. Grazie per averlo puntualizzato. Saran belli gli sky-boxes, saran belle le luci psichedeliche, ma noi prima della partita contro il Cosenza ci siamo commossi solo cantando “Io che amo solo te”. Chissà se lo capiranno mai.

  5. Da anziano tifoso non posso che concordare. Resta un punto caro Guido da derimere: come si spiegano i 14000 abbonati, numero gigantesco per Palermo in B e gli stadi pieni in Italia? Sono anni che me lo chiedo .

    1. risposta difficile. A palermo c’è sempre stata tanta passione per il calcio (e anche poche alternative da altri sport), lo stadio è bellissimo (al netto di qualche difetto strutturale dovuto all’età): ma detto questo le ricordo che quando ero ragazzino difficilmente c’erano meno di 30.000 persone allo stadio, nonostante non avesse ancora secondo e terzo anello. E’ anche vero che almeno il 25% entrava a sbafo ma questo era un altro discorso. Le dico la verità: penso davvero quello che ho scritto, anche che magari sono io rincoglionito come i nonnetti di una volta. Ma non mi diverto più molto, guardo più il calcio inglese e spagnolo che quello italiano, se becco un Verona – Empoli manco lo guardo. La. vera grande novità degli ultimi 20 anni, oltre alle Tv che offrono immagini di qualità a qualunque ora, è il fantacalcio che appassiona i giovani. E magari l’adrenalina di qualche bolletta (gm)

  6. Concludo. La mia spiegazione, non esaustiva, è che son cambiati i tifosi . Lo vedo allo stadio : tante donne, bambini e anziani con telefonino pronto al selfie o alla ripresa di pezzi di gara . Poi mi chiedono magari chi è il centravanti del Palermo, ma sono sempre lì, presenti e magari abbonati.

  7. Sono cambiati i tempi, non so se in meglio o in peggio, lo dirà il tempo. Per chi appartiene alle precedenti generazioni sicuramente in peggio. Ma il dato oggettivo è l’aumento di disinteresse giovanile verso il calcio. Chi non ricorda decine di gruppetti di ragazzioni per strada con palloni, spesso di fortuna, giocare urlando di essere il proprio beniamino.
    Si andava a fare i provini al malvagno, alla taverna u tiru, al buonpastore etc. Se ti prendevano avevi scarpini e borsa, oggi si paga la scuola calcio e si va in giacca e cravatta tra l’appuntamento con l’insegnante di musica e il personal mental coach.
    Le mamme diventano procuratori dei figli, altri si affidano a gang, pardon, associazioni di avvocati e specialisti in marketing.
    Ricordo ancora una birra bevuta con Vailati una notte da RIbaudo… Oggi come dice il Direttore, devi avere appuntamento, conferma e magari un passaporto valido 😀
    Dichiarazioni stereotipate e ridicole. Post sui social infantili.
    Dirà il tempo cpme finirà, “io…speriamo che mela cavo”

    1. Lei ha fatto una bella fotografia e sono d’accordo sul fatto che il tempo sarà un buon giudice. Forse rimpiangiamo quei tempi perché rimpiangiamo i nostri 15-20 anni. Però prima i giocatori erano parte integrante del tessuto cittadino, adesso no. E la passione è fatta anche di bevute di birra con Vailati che poi restano nella memoria a 40 anni di distanza (gm)

      1. a dire il vero ho un ricordo ancora più vecchio, da bambino avevo lo stesso “spacciatore” di giocattoli dei figli di Erminio Favalli, il buon N. Licata e lì lo incontrvamo spesso ma non ho mai avuto il coraggio di parlagli 🙂

  8. Condivido tutto, il calcio di una volta era diverso c’era un rapporto diverso con la squadra, diretto e più umano.
    Il campo di Torretta è l’artefice di tutti questi infortuni muscolari che stiamo avando.

  9. condivido in pieno tutto, ma con quel finale ad effetto si è un po’ lasciato andare. adesso le tocca spiegarne il significato. è solo una questione di gusti oppure c’è qualcos’altro? visto che si sono lamentati l’avranno fatto in merito a qualcosa in particolare suppongo. di che si tratta?

  10. E allora viva il ventenne stabiese, che si arrampica e smonta la telecamera Var, ultimo strumento di un potere drogato, corrotto, malato, avvizzito. È lo scugnizzo napoletano delle quattro giornate, che combatte il carro armato degli aguzzini. È un giovane preparato, insomma sa come muoversi. Individuata la postazione agisce in men che non si dica. Però, come al solito, nessuna qualità agli eroi, ai rivoluzionari e neanche ai geni, la fine è nota: Daspo e denuncia. L’istruttoria aperta, subito chiusa. Ps MC, inizia il processo, 115 capi d’accusa, che pacchia per principi del Foro miliardari. La sentenza arriverà nel 2025. Ed io ripenso a quel giorno ormai lontano, a quel Palermo rosanero senza sbreghi celesti, fatto fuori in un minuto. Sessanta secondi.

    1. Ho letto altrove che per il City ha scelto come avvocato difensore un Principe del foro londinese, l’esimio Lord Pinnock. Se è vero il detto “nomen omen”, direi che non sono messi bene 😉

          1. Comunque sia, sto Principe del Foro, ‘guadambia’ 6mila Euro l’ora. Che convertiti in calciomercato vogliono dire Ranocchia+Brunori+Vasic in un’ora e quaranta minuti, circa.

  11. Caro Guido, sono totalmente d’accordo con te, anche x me il giovedì era un appuntamento da non perdere con la consueta “partitella” o amichevole con la primavera! E quanti eravamo 😩

  12. Purtroppo è la prassi di tutte le società professionistiche di qualsiasi sport a certi livelli. Anche io ero uno dei quattro Milà che il giovedì vedeva gli allenamenti alla Favorita. Ma questa è la situazione, prendere o lasciare!

    1. non ci piove. E difatti mi adeguo. Anche al giornalismo online che secondo me è ben differente da quello di prima. Ma ogni tanto fa bene fare quattro chiacchiere sul sito, senza bisogno di insultare nessuno e confrontarsi con serenità (gm)

  13. Era un’altra storia.
    Mio padre mi portava al “Palace”, l’albergone di Mondello, dove la squadra andava in ritiro prima della partita, per farmeli conoscere o almeno vedere da vicino. Dopo cena, erano tutti lì, a fare 2 chiacchiere, bere…un’orzata. Io, bambino, ero emozionatissimo. Favalli!! Faccia a faccia: “Buonasera”. Majo!! Di fronte a me. Il portiere…alto! Emozionantissimo io, contento mio padre.
    Era un’altra storia.

    1. Il mio ricordo di quei tempi? Passo davanti alla vetrina del barbiere dove mio padre mi portava a tagliare i capelli e vedo seduto di fronte allo specchio il mio idolo di bambino: il grande Stecco Ferretti, portiere “essenziale” che parava senza guanti. Resto lì inebetito per un po’, fino a quando il barbiere apre la porta d’ingresso invitandomi a entrare e mi presenta il mio eroe. Per puro caso avevo in tasca, tra i doppioni da scambiare, la sua figurina Panini. Stecco mi fece l’autografo sul retro perché non c’era spazio sulla parte anteriore, quasi tutta occupata dal suo maglione nero con il colletto “tipo polo” rosa. Figurati se oggi si fanno la barba da un barbiere qualsiasi firmando autografi per un ragazzino; a meno che il Figaro in questione non sia “official hair and beard partner” della società.

  14. Lasciamo perdere le nostre malinconie, è un era nuova ed il passato come sempre a chi invecchia come me , come tanti, ci appare sempre migliore, perchè tendiamo a rimuovere gli aspetti negativi e ricordare solo quelli che riteniamo positivi…è un semplice meccanismo di rimozione.
    Se le fonti di Monastra sono attendibili e non ho motivi per non credergli, sarà quindi inutile domandare in conferenza stampa dei campi di torretta perchè come per altre questioni darebbero risposte evasive tanto quanto quelle sulle effettive condizioni dei giocatori e dei loro tempi di recupero…Il dubbio era dunque più che lecito..due anni di infortuni muscolari a ripetizione e l’andazzo non sembra cambiare..Se le cose stanno così, la fretta di avere un centro sportivo, ci ha regalato dei campi non idonei per gli allenamenti che contribuiscono in maniera negativa sull’aspetto atletico dei giocatori ed i molti infortuni fotocopia o quasi ne sono testimonianza diretta

  15. Bella e civile chiacchierata di calcio, quella che ci vuole ogni tanto per disintossicarsi. Bene così, andiamo avanti caro Guido.

  16. Io la vedo come lei.E’ una triste realtà che riguarda il calcio moderno.
    Erano tempi dove un giovane giornalista poteva intervistare il più grande giocatore di tutti i tempi.
    MARADONA

  17. Ciao Guido,
    Rispondendo al tuo articolo, vorrei sottolineare che il calcio moderno è in continua evoluzione e sta diventando sempre più complesso, con nuove tecnologie e metodi avanzati applicati sia durante le partite che negli allenamenti. Un esempio chiaro è l’utilizzo delle camere tattiche, che forniscono una visione dettagliata dei movimenti in campo. Un altro esempio interessante è Gilardino, che durante il ritiro ha segnato delle diagonali sul campo per illustrare degli schemi di gioco specifici. Personalmente, credo che il “sistema Palermo” non sia affatto errato. Abbiamo un centro sportivo di ultima generazione, situato in una zona verde e tranquilla, a soli 15 minuti dal centro della città, facilmente raggiungibile sia dall’aeroporto che dalla città stessa. In passato eravamo abituati al campo di Boccadifalco, dove, da ospiti, ci accontentavamo di osservare gli allenamenti da una collina vicino a una pompa di benzina. Oggi, invece, abbiamo un centro sportivo di proprietà e ci lamentiamo se non possiamo assistere agli schemi tattici o allenamenti !!! Vorrei inoltre ricordare un episodio durante un campionato europeo, quando una nazionale, che non era nemmeno una delle top team, cercava di evitare che osservatori salissero su torri o colline vicine per spiare eventuali schemi o tattiche. Quindi, proteggere la riservatezza durante le sessioni di allenamento non è affatto una novità nel calcio. Per questi motivi, non vedo nulla di male nell’approccio del Palermo e supporto pienamente la loro filosofia e il loro modo di pensare.

    Massimiliano

    1. ho specificato che ognuno a casa proprio fa come vuole, il mio è un focus generale sul calcio che sta perdendo umanità. Nulla da eccepire sul centro sportivo e le tante altre novità portate dal gruppo. Dico solo che secondo me è un calcio meno umano e più robotizzato, gli allenatori si fidano più dei computer che di se stessi. Utilizzando la sua premessa: più è complicato il calcio e meno è popolare. La fortuna del calcio è stata sempre la replicabilità in ogni modo e in ogni luogo, oggi magari i ragazzini di scuola che giocano nei campetti improvvisati magari si incazzano perchè non c’è il Var… Scherzi a parte, rispetto il suo pensiero, io ho espresso il mio (gm)

  18. Sarebbe davvero molto grave se il terreno del centro sportivo avesse qualcosa a che vedere con gli infortuni. magari non c’ entra nulla, ma nell’ ultimo video pubblicato dalla Società sul canale YouTube il manto erboso del centro sportivo appare in condizioni pessime, giallognolo e spelacchiato

  19. Ho letto con molto interesse l’articolo perché è una fedele rappresentazione della realtà del calcio di oggi. Detto questo, penso che bisogna farsene una ragione e senza nemmeno tanti rimpianti. Nel senso che negli ultimi decenni è cambiato tutto in tutti i settori, anzi forse il calcio, per seguito e passione, è uno dei comparti cambiati meno. È inutile pensare a come andavano le cose prima quando i calciatori erano persone “normali” e li incontravi quando andavano a fare la spesa. Oggi il calcio è soprattutto uno spettacolo mediatico da seguire in televisione, posto che per me andare allo stadio con mio figlio da quando aveva 3 anni e adesso ne ha 14 è una delle cose più belle ed emozionanti (risultato permettendo) che mi capita di fare. I giornalisti però dovrebbero anche fare mea culpa (qualche volta); perché l’abitudine generalizzata (non parlo con riferimento al Palermo) è di enfatizzare e anche inventare se è del caso delle notizie. Perché nella smania di scrivere notizie accattivanti, anche a e beneficio della pubblicità, basta che un giocatore non saluta l’allenatore quando esce e si scrive che sono ai ferri corti, se un calciatore fa un gesto di stizza si scrive che vuole andare via e via dicendo. Capisco quindi che non fanno trapelare nulla e che parlano con la mano davanti alla bocca pure quando vanno in bagno. Per volere chiudere con una frecciata all’autore dell’articolo, relativamente al segno dei tempi, non è nemmeno romantico e cristallino anche che, per scrivere un commento su questo sito, si debbano scorrere 45 annunci pubblicitari (su dentiere, cure miracolose, siti di incontri segreti, misteri svelati, tagliaunghie per anziani etc.), che uno se lo scorda quello che voleva scrivere quando arriva al box del messaggio. È il segno dei tempi, bisogna farsene una ragione. Forza Palermo (quest’anno si va in A)!!!

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