Palermo, un cantiere aperto: troppe lacune all’esordio
Non era necessario aspettare la prima giornata di campionato per capire che, in questa stagione, il cammino del Palermo verso la salvezza sarà difficile e pieno di ostacoli. La sconfitta interna per 1-0 rimediata ieri sera contro il Sassuolo (decisivo al 31’ del primo tempo il rigore trasformato da Berardi) ha confermato ciò che il popolo rosanero aveva metabolizzato già in precedenza: i rosanero, privi degli elementi che nella scorsa stagione hanno dato un contribuito determinante, dovranno “sudare” tanto per raggiungere il traguardo prefissato e affrontare con relativa tranquillità un campionato che si preannuncia all’insegna della sofferenza. Emettere delle sentenze all’alba del campionato è riduttivo ma alcuni aspetti sui quali riflettere sono già evidenti. Il passo falso contro gli emiliani ha ribadito i concetti che, al di là dei risultati positivi, erano emersi in occasione dell’amichevole contro l’Olympique Marsiglia e nel match di Tim Cup contro il Bari. Il Palermo è una squadra che dà tutto e che mostra in campo tanta buona volontà ma fatica a lascare il segno in fase realizzativa. I rosanero, che finora non hanno subìto gol su azione, sanno disegnare delle trame interessanti ma in area manca un finalizzatore. Un attaccante puro che sia in grado di capitalizzare il volume di gioco prodotto dai compagni. Ieri si è visto che Quaison, giocatore che fa della duttilità e dell’adattabilità a più ruoli le principali prerogative, non è una prima punta. I suoi guizzi e i suoi spunti in velocità sono delle potenziali fonti di pericolo per le difese avversarie ma lo svedese non ha nel proprio dna il killer-instinct che dovrebbe avere il classico centravanti di razza. E lo stesso discorso vale per Balogh, confermato da Ballardini come esterno offensivo. Insufficiente la prova dell’ungherese, poco efficace e ancora inadatto al calcio italiano per caratteristiche e stile di gioco. In realtà ci sarebbe in organico una prima punta. Si tratta di Nestorovski ma anche il macedone, subentrato all’11’ della ripresa al posto di Balogh, non ha saputo incidere.
Il campanello d’allarme è scattato: il talento dei giovani e dei diversi esordienti in A in qualità di titolari (su tutti Bentivegna che soprattutto nel primo temo si è distinto ancora una volta per vivacità e imprevedibilità) è una risorsa importante ma da solo non basta. E non può essere valorizzato nel contesto di una squadra che tira con il contagocce e che fatica ad accompagnare l’azione con più uomini. Sul piatto della bilancia, tuttavia, va messo anche il peso specifico dell’avversario. Il Sassuolo – come ha sottolineato Ballardini nel post-partita – probabilmente era la “peggiore” squadra che potesse incontrare il Palermo in questo momento. La compagine di Di Francesco, reduce dal brillante successo per 3-0 contro la Stella Rossa nell’andata dei playoff di Europa League, è più rodata rispetto ai rosanero e ha meccanismi di gioco collaudati come dimostrano a centrocampo le prestazioni positive di Sensi (all’esordio nella massima serie) e Mazzitelli al posto dei titolari Biondini e Duncan, assente per squalifica. E il tridente composto da Politano, Defrel e Berardi rappresenta il valore aggiunto di questo collettivo destinato a recitare un ruolo da protagonista. I neroverdi giocano a memoria e ieri hanno legittimato la vittoria esercitando una netta supremazia territoriale nei confronti di un Palermo dignitoso ma sterile. La differenza più grande è questa: il Sassuolo è una squadra, i rosanero sono invece un cantiere aperto. Una formazione che, pur avendo notevoli margini di miglioramento anche in virtù delle new-entry in chiave mercato, ha ancora troppe lacune da colmare ed evidenti limiti strutturali.