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Il solito Zamparini. Però, anche Ballardini…

Ballardini se ne va e saluta. Ad allenamento in corso, una metafora del suo campionato sulla panchina rosanero, lasciata a campionato appena iniziato senza alcun margine per ricucire il proprio rapporto col Palermo. Ed è una società che si ritrova al punto di partenza, quella presieduta da Maurizio Zamparini, con l’ennesima uscita del patron friulano a spingere il tecnico verso l’addio.
Zamparini sbaglia, e lo fa dal “bagno di umiltà” proposto a Silvio Baldini nel 2004, non certo da ieri. E Ballardini, che c’è passato più volte dal 2009 ad oggi, dovrebbe essere il primo a saperlo. Accettare la permanenza a Palermo nella speranza di non dover assistere ad uscite del genere è utopia, per quanto deleterie queste siano.
È altrettanto evidente che per Ballardini l’organico a disposizione non sia quello pensato in estate. Gli acquisti più volte richiesti, anche davanti ai microfoni, non sono arrivati. La tempistica dell’addio, inoltre, è strettamente legata proprio ad una campagna acquisti insoddisfacente. Ma anche qui, viene da chiedersi: Bergessio o Galabinov avrebbero cambiato il giudizio sul mercato del Palermo? Ballardini ha davvero creduto che il Palermo potesse prendere Balotelli? La scelta di proseguire o meno è legata solamente all’attaccante?
Ballardini aveva fiutato già da settimane questa situazione. Alla fine, ha deciso lui di andare via. Zamparini ha fatto cadere il vaso con una goccia che prima o poi sarebbe arrivata, l’allenatore forse poteva prendere questa decisione anche prima. Perché quando all’ultimo giorno del ritiro non hai avuto a disposizione un solo nuovo acquisto, qualche domanda sul mercato della tua società devi portela. Farlo a campionato iniziato è un male per tutti.

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