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Palermo ai cinesi: Zamparini apre, ma serve tempo

Un mese e mezzo, forse anche di più. Che Maurizio Zamparini abbia deciso di dare priorità alla pista cinese s’era capito da tempo, una certezza rinforzata dall’addio di Frank Cascio alle trattative per l’acquisto del Palermo. Adesso che il patron friulano ha incontrato l’advisor della cordata asiatica, la strada sembra tracciata. Guai però a pensare che il club possa trovare un nuovo proprietario entro la fine del 2016.

Un club di calcio non si compra al supermercato. Anche se la cordata cinese dovesse portare cinquanta milioni cash sul tavolo di Zamparini, bisognerà attendere. In primis l’analisi dei bilanci, la due diligence che ancora non è stata avviata e che, visti i personaggi in questione, non potrà essere una questione di poco tempo. Quello che trovate scritto qui da tempo: c’è l’interesse di uno Stato, non di un privato. Dunque, prima di far volare altri yuan verso l’Europa, la Cina vuole vederci chiaro.

Quando Zamparini dice di voler chiudere tutto nel giro di un mese, intende trovare un accordo di massima. Non le firme e non la ratifica del passaggio di proprietà. La suddivisione delle quote (75 e 25%, oppure 80 e 20%, con Zamparini azionista di minoranza) è praticamente certa in caso di accordo definitivo. Altri dettagli andranno limati e le modalità di versamento andranno concordate, ma questo solo dopo la visura definitiva dei bilanci e dei libri contabili.


Sull’esclusiva, beh, c’è poco da formalizzare. I cinesi sono gli unici ad essersi presentati con le garanzie richieste, l’esclusiva se la sono creati da soli (o gliel’ha creata la concorrenza). Zamparini è in contatto solo con loro e attende adesso una loro mossa. L’incontro con l’advisor ha dato nuove certezze al patron, che aspetta soltanto il sì dalla Cina. E se qualcuno dovesse chiedersi il perché di queste continue attese, non dica di non essere stato avvertito

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