Zamparini: “Palermo-Udinese? Non è il mio derby, Diamanti va risparmiato”
“Zamparini, con l’Udinese è il suo derby“. Così titola il Corriere dello Sport la prima pagina della parte riservata al Palermo. Maurizio Zamparini è stato intervistato dal Corriere dello Sport alla vigilia di Palermo -Udinese. Il presidente, friulano di nascita, ha un’idea di calcio diverso da quella di Pozzo, presidente dell’Udinese: «Pozzo, dal punto di vista tecnico, è il miglior presidente che l’Udinese abbia mai avuto. E bisogna andarne fieri perché questa cittadina di centomila abitanti ha una squadra in Serie A. Complimenti dunque. Pozzo ha la fortuna di un figlio che fa l’imprenditore del calcio. È tutto diverso. Loro vivono all’interno della società e stanno sempre in sede. E fanno dell’Udinese una vera e propria attività, Io vado a Palermo raramente, per me il Palermo è passione».
Palermo-Udinese: è un derby per Zamparini? La risposta è assolutamente no: «Palermo-Udinese non mi ha mai eccitato. Una partita come le altre. Da ragazzino, quando giocavo attaccante nel campetto del paese e fino ai venti, venticinque anni tifavo Udinese. Adesso sono il Palermo e se arriva l’Udinese è come affrontare il Verona o l’Atalanta. Nessun’altra emozione. Il derby è un tipo di partita che non sento. Sono stato solo coinvolto dai tifosi palermitani per Palermo-Catania, ma in generale il campanilismo non mi esalta. Gli avversari sono tutti uguali». Anche Del Neri, che torna in Sicilia da ex, non è un allenatore contro cui vendicarsi. Anzi, del suo esonero Zamparini non ha nemmeno ricordi particolarmente limpidi: «Forse i risultati (cinque sconfitte in sette partite, ndr). Mi è rimasta l’impressione di una persona molto per bene e di un ottimo allenatore peraltro sempre stimato, tanto che lo avevamo contattato per il dopo Iachini. Il periodo di Palermo fu un fallimento».
Gli ultimi precedenti dicono Palermo, nonostante i tanti scivoloni interni degli scorsi anni. Con due vittorie illusorie, quelle della passata stagione: «Provvidenziale e anche un po’ fortunato – ammette Zamparini -. Almeno a Udine. In casa ci diede coraggio. Era l’avvio di Schelotto. Speriamo di ripeterci, per noi è una partita molto importante. Siamo tartassati dagli incidenti, difesa ko, Trajkovski e Balogh ancora fuori, Quaison appena rientrato. Altri giocatori in infermeria. Credo sempre in questo allenatore e nel fatto che ci riprenderemo. Ma bisogna fare in fretta. È questo il problema. Credere nel progetto è fondamentale. Tre anni fa, siamo retrocessi con una squadra più forte di oggi proprio per mancanza di convinzione». Diamanti? «Diamanti mi è sempre piaciuto ha una certa età, va centellinato, stesso discorso di Gilardino, un… diamante da mostrare al momento opportuno. Non da sfiancare. Come fantasisti alla Cassano. De Zerbi non è integralista, deve crescere e convincersi. E continuare alla sua maniera. Sta lavorando benissimo. Ho avuto allenatori inesperti che si sono imposti come Spalletti, Prandelli, Zaccheroni. Non ricordo un altro Palermo giocare con questo atteggiamento e con spavalderia».
Intanto il calcio è sempre più nel mirino degli investitori stranieri. Anche Zamparini, da questo punto di vista, sta cercando di attrarre imprenditori dall’Asia per il suo Palermo: «È il dinamismo – prosegue Zamparini – e non solo del calcio, un cambio generazionale. Prima, i presidenti avevano un ritorno politico, gli imprenditori erano italiani e nella ricostruzione del paese mettevano dentro il calcio per una questione di immagine e per opportunità di lavoro. Nel mondo di oggi c’è la globalizzazione anche degli investimenti. E con la crisi è chiaro che gli uomini d’affari arrivino da tutte le parti. Industriali da accogliere a braccia aperte e con il tappeto rosso perché portano ricchezze e prospettive di occupazione. Il calcio inglese è diventato il primo del mondo. E non sono più i cinesi che ci portano via le fabbriche a Prato o a Carpi…».
Ma il Presidente c’è o ci fa? Frasi come: “per me il Palermo è passione” quando invece è chiaramente business, “Diamanti va risparmiato” quando invece un calciatore si acquista normalmente per farlo giocare a tempo pieno”, ed altre perle del genere non dovrebbero nemmeno esser prese in considerazione e lasciano il tempo che trovano.