Milan, Locatelli: “Se non fossi calciatore sarei un investigatore”
Manuel Locatelli è il futuro del nostro calcio, non solo di quello rossonero. Si è insediato a poco a poco nei binari della squadra di Vincenzo Montella, ed è stato bravo e fortunato a realizzare due gol in due momenti importanti e a conquistarsi il posto da titolare nel centrocampo di un top club, grazie anche all’infortunio di Montolivo. La sua umiltà lo ha contraddistinto come talento cristallino del calcio italiano, riuscendo a farlo arrivare sino allo stage in Nazionale maggiore, oltre che in Under 19. «Grazie alla famiglia riesco a rimanere umile. Sono loro a farmi restare umile. Mio papà lavora in banca, mia mamma è casalinga, una figura fondamentale. Mio fratello gioca a Inveruno, in D. Da piccoli eravamo inseparabili, in oratorio se non ero in squadra con lui non giocavo. E poi c’è mia sorella, che è laureata in russo. Mi manda messaggi così belli che mi fanno piangere. E mi ripete sempre di stare coi piedi per terra». L’umiltà è, forse, il punto di forza principale del giovane milanista che lancia questo appello a tutti i giovani: «Se alla mia età iniziassi a pensare a soldi e ingaggi non andrei da nessuna parte, se sei forte prima o poi, l’occasione arriverà». Berlusconi lo accosta a Pirlo, Galliani a Rivera, ma lui risponde così: «Accostamenti bellissimi. Berlusconi mi ha stupito molto. Quando ero ancora in Primavera si fermò da me e mi disse: “Mi hanno raccontato che sei molto forte…”. All’inizio era tutto un sogno, ma ora che sto iniziando a realizzare quel che accade, so anche di aver commesso degli errori. Con la Juve, per esempio. Tutti hanno parlato del mio gol, ma ho perso qualche brutto pallone. Sono cose che mi vado a rivedere per capire dove ho sbagliato». Infine conclude che se non avesse fatto il calciatore sarebbe diventato un poliziotto: «Ho una passione per i polizieschi, quindi l’investigatore privato».