Salvo Piparo e il teatro… rosa: “Zamparini ci ha tolto la poesia”
Salvo Piparo è un attore palermitano. Anzi, un “narratore”, come suole definirsi lui, noto per i suoi spettacoli densi di tradizione come quello relativo alle gesta di Orlando Furioso e quello sulla vita della Santuzza che tanto successo hanno riscosso in città. E’ teatrante per amore e tifoso per passione.
Spiegami cosa vuol dire per te essere tifoso del Palermo.
“Io mi considero custode dei mandamenti e dei vicoli dimenticati di questa città sbiadita che cerco di raccontare ed è proprio raccontando Palermo e ascoltando tante storie che mi sono appassionato al Palermo. La fede rosanero è infatti uno degli ingredienti di queste storie. Si pensi per esempio al racconto che riguarda i colori del Palermo che prima erano rosso e blu come il Genoa e che come ci tramanda Giuseppe Airoldi diventarono rosa e nero come i liquori di Vincenzo Florio: dolce quando vince, nero come l’amaro quando perde. E questo è un aneddoto che io racconto spesso a teatro prima dei miei spettacoli”.
A quando risale la tua passione per il Palermo?
“Io andavo allo stadio della Favorita, ora Renzo Barbera, da bambino con un mio zio molto tifoso e immancabilmente portavo con me un taccuino per annotare episodi divertenti e particolari, dato che sono sempre stato un osservatore dei comportamenti dei miei simili”.
Anche oggi vai allo stadio o preferisci guardare la partita in TV?
“Sì, anche oggi mi piace andare allo stadio perché lo considero una proiezione in piccolo della nostra città. Ovviamente guardo la partita ma, osservando le persone e il loro approccio allo spettacolo, traggo molti spunti pure per i miei racconti. La dignità di un popolo che osserva la propria squadra è quello che più mi interessa”.
Puoi farmi qualche esempio di comportamento “da stadio”?
“Di sicuro allo stadio molte parole assumono un significato particolare. Il termine “cornuto” per esempio, subisce in quel luogo più di cento sfumature: ”tu e tuo padre”, “tu e tutta la tua razza”, ”tu e chi non te lo dice pure”. C’è poi quello proverbiale: “per un cornuto un cornuto e mezzo”, quello per delega: “va dicci cornuto” e quello interrogativo: “ma che cornuto sì”?”
Ti reputi un vero tifoso o sei più un osservatore del fenomeno?
“Andando allo stadio sono diventato più che altro un tifoso della città e penso che se i palermitani fossero tifosi della città come lo sono della squadra di calcio, allora questa sarebbe una città migliore”.
Quale episodio del passato ricordi particolarmente?
“Mi ha colpito molto il comportamento dei palermitani nel 2004, l’anno della promozione in serie A dopo 32 anni. In particolare, il fatto che anziché buttare le cose dal balcone come si fa a Caporannu, in quel periodo tutto era appeso in aria: biciclette rosanero, pupazzi, grandi lettere A, scarpe ecc… Un modo molto particolare di manifestare la gioia e la felicità per il sopraggiungere di un traguardo atteso da tanti anni”.
Che ne pensi del Palermo di oggi e di Zamparini?
“Il presidente ha ottenuto la benevolenza di un popolo difficile come il nostro ma ha poi rovinato tutto quando è prevalsa la sua anima da imprenditore. La Conca d’Oro è diventata un centro commerciale che ha contribuito a togliere la poesia del mercato dei piccoli commercianti e purtroppo in lui ha sempre prevalso l’anima imprenditoriale su quella di presidente di una squadra di calcio. Spero che il Palermo rimanga in serie A ma senza acquisti mirati nel mercato di gennaio sarà molto difficile”.
Le gesta di Zamparini a Palermo potrebbero essere spunto per un tuo futuro spettacolo teatrale, non pensi?
“Chissà, per il momento è meglio non turbare l’anima dei palermitani e continuare a sperare che il Palermo si salvi grazie anche al grande impegno dell’allenatore Corini così amato da tutti noi”.
Ho conosciuto Salvo Piparo anni fa, per caso, quando ancora nessuno ne parlava, Partecipava ad uno spettacolo a Villa Pantelleria, in occasione dei festeggiamenti per il festino di quell’anno. Gli sentii recitare, a braccio, fra il pubblico, alcune poesie del sommo poeta palermitano Giuseppe Schiera, di cui sono tifoso, e capii subito che era un grande attore e narratore delle cose palermitane. Mi compiaccio con Delia per la bella intervista che gli ha fatto e auguro a Piparo un radioso avvenire, per come merita.
Conoscevo Salvo Piparo solo di nome; questa intervista mi ha rivelato una figura veramente molto interessante di osservatore ‘antropologico’ e di narratore. Merito delle domande, tutte pertinenti e ben studiate, capaci di far venire fuori questi aspetti. Sei una intervistatrice perfetta!
brava la cronista ed il narratore
Bella intervista, complimenti.
Una bella testimonianza da parte di un narratore tifoso d’eccezione che guarda con una passione disincantata le sorti della sua squadra del cuore e della sua città. Ma anche una denuncia coraggiosa e sincera nei confronti di un’ormai inarrestabile commercializzazione dello sport che comunque non spegne i sogni e le speranze di ogni autentico tifoso. È davvero una bella intervista che Delia ha condotto con un metodo maieutico facendo emergere i sentimenti e le delusioni di un bravo narratore come Piparo.
Bellissimo!!