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Nestorovski: “Folgorato da Palermo! So quanto valgo, il mio idolo…”

Ilija Nestorovski, da sconosciuto ad idolo della piazza. E con Palermo è stato subito amore: “Di Palermo mi piace tutto. Prima di arrivare l’ho cercata sulla cartina, poi su internet ho visto le foto di Mondello. Me ne sono innamorato subito. Qui c’è il sole, il mare, la bella vita. Mancano solo i risultati” , afferma l’attaccante macedone in una lunga intervista a SportWeek. Un inizio non facile, tante perplessità e critiche, famoso l’aggettivo ‘pippa’ datogli da Caressa e poi rimangiato: “A me non frega nulla, io so chi sono e quanto valgo. Sapevo che l’Italia, Palermo, era l’occasione che aspettavo da tanto. E sapevo che ce l’avrei fatta. Cosa è cambiato? Ho imparato a conoscere i miei compagni e loro me. Ho dovuto abituarmi ad un calcio a volte troppo fisico e veloce. Ma non c’è problema”.

“In Croazia, un giornalista mi fa: “Non hai paura del calcio italiano?”.Rispondo: “Io ho paura solo di Dio”. Quello insiste: “Ma non hai paura di fare panchina, o peggio ancora tribuna?”. E io: “Ascolta. Quando sono arrivato qua, avete detto: questo non può giocare nel campionato croato. Alla fine di quel campionato ero capocannoniere. Adesso ti dico che a Palermo segno minimo 10 gol”. Ne ero sicuro. Pirlo dice che là il calcio si gioca di testa e che i piedi sono solamente uno strumento. Io nella testa sono forte”

A Palermo tanti allenatori cambiati, ma Nestorovski declina l’argomento: “Non rispondo ma a me piace parlare con tutti e, se qualcosa non va, la dico”. I gol sono arrivati e subito via con i paragoni illustri: “Io come Pippo Inzaghi? Sono più forte -ride (ndr). Non mi piacciono i paragoni, il mio idolo sono io“.


Nestorovski ha girovagato prima di esplodere definitivamente: “A 16 anni ero in A col Pobeda, poi a 20 sono andato in Repubblica Ceca, allo Slovacko, convinto che fosse il trampolino per la Germania – racconta – . Non conoscevo una parola della loro lingua e non parlo inglese, la gente non è ospitale come a Palermo, però debuttai con gol e assist. Dopo tre mesi mandano via l’allenatore che mi aveva voluto e per me cambia tutto in peggio. Mi mandano in prestito al Viktoria Zivkov per sei mesi”. Il ritorno, poi, in Macedonia, al Metalurg. Non proprio da ricordare: “L’allenatore mi dice: tu giochi se non giocano altri dieci prima dite. Mi mette fuori rosa. Penso: se questo deve essere il mio calcio, basta così. La mia ultima possibilità, in Croazia, all’Inter Zapresic, in B. Venti gol la prima stagione, 24 la seconda. Veniamo promossi e al mio esordio in A, l’anno scorso, sono capocannoniere con 25 gol. In una squadra che vale il Palermo in Italia. Pjaca, che giocava nella Dinamo Zagabria, la squadra più forte, ne ha fatti 8. Il campionato croato non è così scarso. Di quel campionato io sono il terzo capocannoniere di sempre,dopo Eduardo con 34 gol e Vlaovic con 29. Mi piace di più il ruolo che ho adesso ma ho anche giocato come seconda punta e ala di sinistra e destra”.

 

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