​​

Tassotti: “Berlusconi era 30 anni avanti”

Ieri è finalmente arrivato il closing da parte del Milan, in una trattativa con i cinesi che durava da mesi. Finisce dopo più di 30 anni l’era Berlusconi in rossonero e a raccontarla al Corriere dello Sport è un milanista d’eccezione, colui che fece più anni del “presidentissimo” al Milan, Mauro Tassotti. “Berlusconi era entusiasta e innovativo. Trent’anni fa ci parlava di tempo effettivo, parlava di turn over e campionato europeo in tempi non sospetti. Ora ci siamo quasi arrivati, basta pensare alla Champions League dove oggi partecipano le tre/quattro prime squadre dei campionati”.

Tassotti racconta il suo passaggio dalla Lazio al Milan: “Conoscevola situazione ma per me era un punto d’arrivo perché era una grande squadra. Sapevo che quella che stava vivendo sarebbe stata soltanto una parentesi, era un trasferimento che ho vissuto come un salto per la mia carriera. Per andare in rossonero lasciai la Lazio quando era ancora in Serie A, prima della sentenza e della retrocessione dei biancocelesti”.

Quando il Milan passò a Berlusconi lui c’era: “Ci sono state varie vicissitudini, si parlava quasi di fallimento perché non si trovava
un compratore. Poi spuntò il nome di Berlusconi, anche grazie a Gianni Nardi, che in quel momento credo fosse socio di Farina e quindi c’era bisogno di un suo ok. Quando Berlusconi si presentò a Milanello ci cambiò il mondo. Ancora non lo conoscevamo come imprenditore, la vera popolarità la ottenne con l’acquisto del Milan. Facevamo fatica ad arrivare a metà classifica, era un periodo difficile. Lui ci disse che voleva far diventare il Milan la squadra più forte del mondo, noi ci guardavamo uno con l’altro ma eravamo poco convinti: alla fine ebbe ragione lui. Rivoluzionò completamente il mondo del calcio. Possiamo dire che esiste un pre e un post Berlusconi”.


Infine racconta il suo trofeo più bello: “La Champions del ’94 alzata da capitano. E’ sicuramente una gratificazione alzarla da capitano,
ma non è quello che fa la differenza. Essere capitani vuol dire aiutare la squadra nell’approccio alla partita e nei momenti difficili. In
quella partita noi partivamo sfavoriti anche a causa delle assenze di Baresi, Costacurta e Van Basten, ma il presidente Berlusconi non perse mai la fiducia. Era convinto che potevamo farcela, e piano piano anche noi iniziammo a convincerci. Tra l’altro, proprio quella sera Berlusconi ebbe la fiducia e iniziò il suo governo”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *