Addio a Franco Marchione, 50 anni di vera passione rosanero
È morto Franco Marchione e la società, con affetto, lo ricorda come “storico collaboratore e tifosissimo del Palermo”. Aveva 82 anni e da un po’ lottava contro una brutta malattia che aveva minato il fisico ma non la passione per i colori rosanero. Lascia la moglie e tre figli.
Era un dipendente dell’Amat e con la grande squadra dell’Amat, in un’altra epoca, aveva cominciato a fare il dirigente sportivo, animato da grande passione. Poi il Palermo, ai tempi di Renzo Barbera: 50 anni, più o meno, in rosanero a fare di tutto. Perché lui voleva esserci, si sentiva parte integrante della squadra, dello stadio, del campo.
Ha fatto il dirigente sportivo delle giovanili, l’accompagnatore, poi con ruoli di factotum nella prima squadra. Almeno mille giocatori del Palermo lo piangeranno con l’affetto che si deve a un fratello maggiore: perché se un giocatore aveva un problema (una bolletta, la scuola, la macchina, la casa) alzava il telefono e chiamava Franco che risolveva tutto con il suo particolare stile esuberante.
Il suo vocione riecheggiava sempre tra le mura dello stadio. Per essere vicino ai giocatori, la domenica, si era perfino inventato il ruolo di responsabile dei raccattapalle. Ha “resistito” a numerosi cambi societari, sempre disponibile purchè restasse accanto alla “sua” squadra. Indossava la giacca della divisa con lo stemma rosanero e si sentiva l’uomo più felice del mondo.
Con il Palermo di adesso aveva conservato un forte rapporto con l’ad Rinaldo Sagramola che lo aveva apprezzato nella prima parte dell’era Zamparini. E, rispondendo a una precisa richiesta di Franco, la società gli aveva da poco regalato anche la divisa ufficiale del nuovo Palermo. Non veniva quasi più allo stadio ma quella divisa sarebbe stata un ponte di collegamento.
Personalmente lo ricordo con affetto perché lui – notevolmente più grande di me – mi aveva accolto con affetto nella “famiglia” del Palermo. Quanti scherzi e quante barzellette con Gino Cardella, Giacomino, Pippo Li Causi, Nicola Massei… anche loro figure storiche di un’epoca calcistica infinita.
Con altrettanto affetto registriamo un commosso commento di Rosario Argento, anche lui ormai di diritto nella storia del calcio giovanile rosanero. “Quando con Rinaldo gli abbiamo portato la divisa il suo sguardo si è illuminato. Non so se ha avuto il tempo di indossarla, so soltanto che non più tardi di venti giorni fa, in uno dei rari momenti di tregua della malattia, mi ha chiamato perché voleva andare a mangiare una pizza con me e Rinaldo. Non ce l’abbiamo fatta”.
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Questa si che e’ una brutta notizia, condoglianze alla famiglia e bravo il direttore a omorarlo con un bel articolo…!!!
Ricordo di averlo incontrato qualche anno fa in aereoporto, che veniva a prendere a Barreto e Alvarez comprati nell’ultimo giorno del mercato estivo…e pur non conoscendelo mi ha chiamato l’attenzione l’affetto con cui a accolto i nuovi arrivati che non conosceva… e che pero gia considerava della famiglia rosanero…portandogli anche i bagagli….!!!
Festegeremo la promozione anche per Lui….!!!
RIP
….e prima di accompagnarli in macchina gli ha fatto provare al bar degli arrivi le arancine ….di benvenuto