Aic, Calcagno: “Liste bloccate? Se servirà fermeremo il campionato”
Attraverso un comunicato ufficiale, l’Aic, rappresentata da Umberto Calcagno, si è scagliata ancora una volta contro la regola delle liste bloccate a 22 calciatori, nuova regola della prossima Serie C.
ECCO IL COMUNICATO
“L’accordo raggiunto nel maggio 2019 sulle norme che regolano la distribuzione delle risorse all’interno della Lega Pro ha avuto vita breve ed è finito nel dimenticatoio al volgere di una sola stagione sportiva; un accordo che – lo diciamo senza timore di smentita – aveva portato grandi benefici alla categoria, come più volte sottolineato anche dal Presidente Ghirelli nelle interviste pubblicate nella fase centrale della stagione.
Abbiamo assistito, infatti, a un campionato più bello e a uno spettacolo migliore, che ha determinato un importante incremento delle presenze negli stadi – fino al 60%, – rispetto al precedente campionato. Avevamo soprattutto condiviso un nuovo progetto sportivo, del quale hanno certamente beneficiato anche i giovani impiegati nel corso del torneo appena terminato.
Poi è arrivata la pandemia e con sé tanti problemi e molte speculazioni; fra queste il ritorno inspiegabile alle liste in Serie C!
Cosa c’entra la crisi economica e la sostenibilità di sistema con queste nuove norme? Qualcuno ha forse obbligato in passato i presidenti delle squadre di Serie C a tesserare più di 22 calciatori professionisti?
La verità è un’altra, ben conosciuta a tutti noi: con la scusa della pandemia da Covid-19 una parte dei presidenti ha colto l’occasione e ha preso la palla al balzo per ritornare alle vecchie dinamiche assistenziali, volte alla ricerca di un appiattimento dei valori in campo. Così penalizzeremo proprio le società che vogliono seriamente investire risorse nel calcio, per permettere di fare calcio e competere in ambito professionistico a quei presidenti che non hanno la capacità e le risorse per poterlo fare.
L’unica conseguenza che deriverà dall’applicazione della nuova normativa sulle liste sarà un nuovo impoverimento della categoria, del suo livello tecnico e dell’appetibilità del prodotto sul mercato.
Viene meno così la tanto decantata mission della Lega Pro sulla valorizzazione dei giovani: non occorre, infatti, essere esperti in materia per capire che la miglior formazione del giovane avviene in una competizione qualitativamente più elevata. Verrà meno la meritocrazia in campo e ritorneremo ogni anno a illudere centinaia di ragazzi e giovani calciatori che mai avrebbero iniziato una carriera professionistica nel mondo del calcio.
Per questi motivi andremo fino in fondo fermando, se occorrerà, il campionato; per non diventare silenziosi complici di un sistema sportivo che fabbrica illusioni e che vorrebbe espellere oltre 200 calciatori veri”.
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