Amarcord – Chimenti, la bicicletta e l’addio: “Lo feci per Favalli”
Titolare indiscusso della “bicicletta”, il particolare dribbling che lo ha reso famoso tra gli anni Settanta e Ottanta e successivamente riprodotto anche da campioni di fama internazionale come l’argentino Osvaldo Ardiles, che la effettuò nel celebre film «Fuga per la vittoria»: Vito Chimenti già all’epoca faceva sfoggio di doti balistiche, potenza del tiro e incredibile capacità di tenere la palla attaccata al piede. La conversazione con il grande Vito non può che iniziare con il giorno più importante vissuto in rosanero, il 20 giugno 1979, con un ennesimo chiarimento sulla famosa sostituzione alla fine del primo tempo dopo aver portato in vantaggio al 1° minuto di gioco la squadra siciliana.
FOTO – CHIMENTI AL PALERMO, LA GALLERY
“Non mi sarei tirato indietro per tutto l’oro del mondo, Chiesi il cambio perché Cabrini mi diede una botta pazzesca e il ginocchio mi faceva male. Totino Matracia (il medico sociale dell’epoca, ndr) intervenne con una infiltrazione che non migliorò la situazione. Il ginocchio era gonfio e pieno di liquido, non potevo muoverlo. Quella partita l’avrei giocata pure con la gamba rotta e con le stampelle. Ma senza potermi muovere non sarei stato d’utilità. Non c’entra Veneranda, non è vero che voleva le barricate. Giuro che è andata esattamente così”.
Poi l’addio al Palermo, misterioso, quasi un tradimento. In ritiro Vito rifiuta il contratto, chiede la serie A, si pensa alla vicenda della sostituzione in Coppa contestata dai tifosi, ad un problema economico. Invece, ecco una nuova clamorosa rivelazione: «Partire? Fuggire da Palermo? Io e mia moglie Anna avevamo deciso di non muoverci, piangevamo al solo pensiero di partire. Ecco ora sì che racconto un vero segreto. Tanto Erminio Favalli non c’è più. A Milano, al mercato, Erminio mi confidò che era sotto di diverse centinaia di milioni, era lui che pagava gli stipendi, che anticipava le spese grosse. Era insomma il più esposto e per la generosità rischiava un tracollo. Mi chiese di accettare il trasferimento a Catanzaro, in serie A malgrado mi volesse pure la Fiorentina e io la preferivo ma i calabresi offrivano di più. Così passai per uno che si era venduto per la A e per il contratto, per fortuna ultimamente L’ex dirigente Filippo Cammarata, che ringrazio, ha scritto sul profilo Facebook esattamente come andarono le cose”.
Veneranda lo lanciò fra l’incredulità: nei primi giorni, un po’ appesantito, Vito sembrava tutto meno che un atleta. Poi l’esplosione a suon di gol e di magie. “Nando per me era un collega, amico, fratello, padre. Giocammo insieme nel Matera, poi mi chiamò a Palermo. Gli devo tutto. L’amicizia è durata da quando ci siamo conosciuti fino a quando ci ha lasciato. Il gol più bello? Uno in rovesciata con il Brescia. Ma non dimenticherò l’ esordio alla Favorita in coppa contro il Napoli. Feci la bicicletta a Catellani e segnai da fondo campo”. Già, la bicicletta… un dribbling con il quale, in corsa, la palla viene alzata, trattenuta tra i piedi a tenaglia e portata in avanti con il tacco. Vito collezionò complessivamente 74 presenze e 29 gol ed è rimasto nel cuore dei tifosi rosanero e dei dirigenti dell’epoca. A proposito di ciò, un episodio è rimasto tra i suoi ricordi riferito al “Presidentissimo” Renzo Barbera con cui c’era un forte legame: “Era il 77/78, avevamo appena vinto una bellissima partita a Genova 2-1 con la Sampdoria, causa maltempo l’aereo di rientro a Palermo era saltato quindi raggiungemmo Roma dove si fece trovare il presidente che dopo essersi congratulato con noi e ci portò tutti al ristorante tra sorrisi e abbracci”.
La chiusura Vito la dedica ad un suo personale desiderio: “Ho il patentino di allenatore, mi piacerebbe tornare nel Palermo per insegnare magari ai giovani rosanero le mie conoscenze del calcio. Lo vorrei fare anche per ringraziare Palermo per quello che mi ha dato in quei anni”.
Hai ragione Vito, Palermo spesso dimentica i suoi figli, un opportunità la meriteresti per quello che hai dato, tu come tanti altri ex rosanero. Intanto grazie, Vito, Palermo ti amerà sempre.