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Atalanta, appello del capo ultras: “Non giocate più, esultare non ha più senso”

“Esultare non ha più senso”. Sono le parole del capo ultras dell’Atalanta Claudio Galimberti, che ha lanciato un appello e chiesto al patron Percassi di non fare giocare più la squadra di Gasperini fino a fine stagione e di fatto ritirarla dal campionato per rispetto dei numerosi morti di Bergamo.

Su Facebook scrive: “Ho sempre pensato che l’Atalanta fosse tutto nella mia vita (e lo è stata), che fosse l’unica certezza della mia esistenza (e lo è stata): nell’amarla ho amato la città, l’ho vissuta in lungo e in largo, perché Bergamo è la città dove sono nato! Negli ultimi decenni, con la rabbia per tutte le vicissitudini sopportate sulla mia pelle, nei miei sfoghi ripetevo a me stesso (e non solo) che non mi sentivo né italiano né bergamasco, ma solo atalantino. La gogna mediatica sulla mia persona e sulla mia famiglia, le troppe, tantissime restrizioni, ed una diffida praticamente a vita, mi hanno portato a pensare ad una città che fondamentalmente non mi meritava…e non mi meritavo più. Esisteva per me il solo mondo di LEI e della sua CURVA!!! Oggi scopro con prepotenza che il cuore scoppia di amore e di dolore per Bergamo. Vedere la città che soffre, in ginocchio, che combatte negli ospedali contro la morte ogni giorno è atroce e doloroso”.

“La rabbia è tanta, tantissima, quando percepisci che se ne stanno andando molti dei nostri ricordi più cari e gran parte della nostra storia cittadina, dove ognuno di noi piange i suoi morti senza un ultimo saluto, senza nessun preavviso. La difesa del territorio noi ultras l’abbiamo messa sempre al primo posto, ma ora, oltre a questo, anche la tutela della salute di ognuno di noi è stata calpestata. Mi sento di dover ringraziare gli alpini della nostra provincia per quello che hanno fatto e stanno facendo: ancora una volta sono stati esempio di correttezza e altruismo. Un riconoscimento anche ai ragazzi del mio gruppo che si sono adoperati per aiutare: mi ha davvero riempito il cuore vederli pronti a dare una mano. Caro presidente Percassi, mi esce spontaneo pensare che sia possibile che per l’Atalanta il campionato finisca qua. Magari non sarà fattibile, ma io voglio pensare che la nostra Atalanta, per quanto la amiamo, sia un esempio per tutti in questa guerra, indipendentemente  da cosa decideranno i vertici del calcio. Non importa perdere 3-0 a tavolino ogni partita: Bergamo e la nostra città vengono prima della nostra squadra. Non pensiamo che tornare all’Atalanta equivalga al ritorno alla normalità, vorrebbe dire non rispettare chi non siamo riusciti a piangere e che per Bergamo ha dato la vita. Andare all’Atalanta c’è sempre un tempo e un giorno, neanche tanto lontano, vinceremo lo scudetto, ma ora esultare per un goal di Gomez non ha più senso, vorrebbe dire essere egoisti e non rispettare la Bergamo che ci ha lasciato TRAGICAMENTE e quella che deve ancora piangere! E’ solo un parere personale, ma conoscendola un po’ sono sicuro lei possa pensarla come me: questa unica già storica strage cittadina merita un altrettanto unica e storica decisione. Con rispetto e fede”. Claudio


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