Avellino-Palermo, 24 maggio 1992: che incubo! Ora la storia chiude il cerchio
24 maggio 1992. Quella sconfitta del Palermo ad Avellino, l’ennesima in trasferta di una stagione disgraziata, arrivò mentre Palermo piangeva Giovanni Falcone, uno dei suoi uomini migliori. La mafia, il giorno prima, aveva raggiunto l’apice della sua sfida allo Stato facendo saltare in aria, in autostrada, l’auto del magistrato e quella della scorta con una potente carica di esplosivo. Insieme al giudice persero la vita la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo. Un prezzo altissimo che, almeno, è servito a risvegliare le coscienze dei palermitani.
Il pullman dei rosanero, il 23 maggio del 1992, era passato da lì – direzione Punta Raisi – poco prima dell’esplosione. Destinazione Avellino, per una partita che valeva mezza salvezza nel campionato di serie B. Il ritiro prepartita fu condizionato pesantemente dalle notizie che arrivavano da Palermo. “Un incubo – racconta Massimiliano Favo, ex centrocampista rosanero -, ricordo che il nostro medico sociale Roberto Matracia si dava schiaffi in faccia, era veramente provato da quella terribile notizia. Nel ritiro cadde il gelo, cercammo subito un televisore per saperne di più mentre cominciavano ad arrivare le immagini della strage”.
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Era il Palermo allenato da Gianni Di Marzio, che aveva ereditato da Enzo Ferrari, dopo poche giornate di campionato, una squadra che aveva gente del calibro di Centofanti, Rizzolo, Cecconi, Favo e Bresciani. Una squadra dal doppio volto, imbattibile in casa dove raccolse ben 30 punti (allora le vittorie valevano 2 punti) e fragile in trasferta dove riuscì a conquistare solo 5 pareggi in tutto il campionato. Una metamorfosi incredibile, inspiegabile ancora oggi.
Quella di Avellino diventò poi una delle partite più chiacchierate dell’ultimo quarto di secolo. L’Avellino, allenato da Ciccio Graziani, era virtualmente retrocesso e il clima era pesantissimo, sfociato perfino in una lugubre contestazione da parte dei tifosi che alla vigilia di quella gara piantarono sedici croci di legno sul terreno di gioco, ognuna con il nome di un giocatore (e una con quello dell’allenatore). Il Palermo puntava anche su questo clima ostile ai padroni di casa per conquistare due punti che sarebbero stati decisivi per la salvezza. Alla vigilia si sperava che gli irpini non avrebbero opposto resistenza alla voglia di vittoria del Palermo.
La gara, invece, terminò 2 a 1 per l’Avellino dopo che il Palermo aveva chiuso in vantaggio il primo tempo grazie a un gol di Bresciani. Era andato tutto per il verso giusto. Nel secondo tempo, però, arrivò la sorpresa, l’Avellino tornò in campo con una aggressività imprevedibile e non prevista che il Palermo non riuscì a contenere. Arrivarono i gol di Parpiglia e Bertuccelli (al 90esimo) e una sconfitta incredibile. Le solite leggende metropolitane raccontano di accordi non rispettati, saltati nel corso dell’intervallo. “Fu partita vera, una vera battaglia – smentisce Luca Cecconi, ex attaccante rosa -. Non mi è sembrato che i miei compagni abbiano accusato un contraccolpo psicologico nell’affrontare la gara”. “Il ritorno in città, fu una cosa che non potrò mai più dimenticare – confessa Favo -, all’altezza dello svincolo di Capaci c’era la devastazione, l’autostrada era chiusa e il pullman della squadra fu costretto a passare dalla provinciale: mi si strinse il cuore”.
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Per la cronaca: mancavano ancora tre partite alla fine del campionato, il Palermo battè in casa la Reggiana (1 a 0), perse malamente a Cosenza (3 a 0) e all’ultima di campionato superò per 1 a 0 la Lucchese ma non servì perché, come molti avevano facilmente pronosticato alla vigilia, anche il Taranto vinse in trasferta a Piacenza (0 a 1 su rigore di Muro ripetuto tre volte) in un’altra chiacchieratissima partita di quella stagione. E arrivò la serie C.
25 novembre 2017. La storia, che come nessuno sa intrecciare fatti e personaggi, sembra chiudere il cerchio, a 25 anni di distanza. Si rigioca Avellino – Palermo, proprio nella settimana in cui tutti sentiamo di esserci tolti… un peso. Di quella orribile strage, adesso, non c’è più nemmeno il crudele ideatore.
24 maggio 1992 AVELLINO – PALERMO 2 – 1
AVELLINO: Amato; Parpiglia, De Marco; Levanto, Voria, Cuicchi, Pecchia (dal 13′ s.t. Gentilini), Urban, Bonaldi, Esposito (dal 35′ p.t. Battaglia), Bertuccelli. Allenatore Graziani.
PALERMO: Taglialatela; De Sensi, Pocetta; Modica, Fragliasso, Biffi; Bresciani (23′ s.t. Paolucci), Valentini, Rizzolo (dal 40′ s.t. Incarbona), Favo, Cecconi. Allenatore: Di Marzio.
MARCATORI: 26′ p.t. Bresciani (P), 22′ s.t. Parpiglia (A), 45′ s.t. Bertuccelli (A)
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