Champions, Brescia femminile sfrattato da Cellino: “Senza stadio per giocare in casa”
Il Brescia femminile senza casa, almeno in Champions. Questa la decisione mantenuta da Massimo Cellino, nuovo proprietario del Brescia maschile e che (in qualità di gestore dello stadio Rigamonti) ha negato l’utilizzo dell’impianto per i match della Champions League, dopo anni di partnership tra il club femminile e la vecchia proprietà della società maschile.
La motivazione presentata per il diniego (già preventivato prima del passaggio del turno delle Leonesse contro l’Ajax nei sedicesimi di Champions) sarebbe quella di non rovinare il campo di gioco, appena rizollato a spese del club di Cellino, costringendo il club femminile a giocare nella vicina Lumezzane (stadio da circa 4200 posti) per inidoneità dello Zini di Cremona.
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Una decisione che ha scatenato la reazione polemica del portiere Chiara Marchitelli: “Cosa crede Cellino, che avremmo distrutto il campo? Dal punto di vista simbolico è una cosa davvero brutta, ma non possiamo fare altro che accettare e restare concentrate sul nostro obiettivo. Giocheremo a Lumezzane senza il nostro pubblico, ma col doppio della rabbia in corpo”.
Il presidente del Brescia femminile Cesari glissa sulle polemiche e guarda avanti: “Vero che lo stadio è di proprietà del Comune di Brescia ma di fatto il Comune di Brescia ha a sua volta dato in concessione al Brescia Calcio Spa maschile la gestione dello stesso. Noi non pretendiamo di utilizzare uno stadio gestito da un’altra società gratuitamente”.
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Ma al tempo stesso sottolinea: “La nostra Società si è sempre fatta carico di tutte le spese relative alle gare disputate presso lo stadio M. Rigamonti. Spese che si aggirano intorno ai 20/25.000,00 euro per ogni incontro. La nostra società ha sempre pagato di tasca sua tutti i costi e la nostra tengo a precisare non è una società di professionisti ma dilettantistica. E ora di fatto la nostra Società non ha un impianto per giocare le partite in casa”.
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