Il canto del “Gallo” Belotti tra rabbia e speranza
Non si può non ammettere, usando la ragione, che la prestazione dell’ex Andrea Belotti è stata da incorniciare e da applaudire. Finalmente un attaccante italiano giovane e con un avvenire davanti segna una tripletta e oltre a portarsi a casa il meritato pallone raggiunge la vetta della classifica dei marcatori. Un simile evento non si verifica di frequente e quindi dovrebbe riempire d’orgoglio ogni sportivo italiano, anche in vista delle competizioni che riguardano la Nazionale (che vedremo presto a Palermo, proprio con Belotti in campo). Ma il cuore impedisce che il tifoso rosanero medio faccia queste considerazioni. E così Belotti diviene addirittura bersaglio di ingiurie, accusato di ingratitudine nei confronti di una città che lo ha scoperto e amato e in cui egli stesso ha conosciuto l’amore per una ragazza palermitana con la quale a giugno convolerà a nozze, proprio qui, con foto davanti il mare di Mondello o della Cala.
Io stessa, di fronte all’esultanza del “gallo”, ho provato fastidio e rabbia. Eppure so che non è giusto, che per un calciatore professionista impegnarsi per la squadra e la società che lo ha ingaggiato è doveroso. Ma il cuore rosanero grida quasi vendetta per un “tradimento” (mai effettuato in realtà) e per una presunta mancanza di rispetto per i tifosi rosanero, che hanno dovuto subire ancora una volta l’umiliazione della sconfitta ad opera di un ex beniamino che con scarsa lungimiranza è stato “svenduto” a una squadra di medio rango. Conosciamo l’epilogo. Belotti ha dichiarato di avere esultato in maniera diversa dal solito per non mancare di rispetto ai tifosi palermitani e alla fidanzata ma si intuisce che si è solo “pentito” di avere manifestato in modo naturale la sua gioia da giocatore di calcio che in quel momento sa d’avere raggiunto la cima più alta.
Certo, ci sono “ex” più furbi e più ruffiani che con la mano sul petto dichiarano amore incondizionato per la città che li ha coccolati e osannati e che poi, giustamente, giocano per la propria squadra e rivolgono lo sguardo a terra quando segnano un gol mentre i compagni lo abbracciano. Belotti non ha saputo fingere e non perché – come dicono alcuni – il pubblico palermitano lo ha trattato male (sono testimone di boati allo stadio per ogni suo gol) ma perché è un “picciotto” spontaneo e dalla faccia pulita, doti che peraltro ammiravamo quando giocava nel Palermo. Il problema vero è che il tifoso palermitano è giunto al culmine dell’angoscia sportiva e non si identifica più con la squadra attuale. Le continue umiliazioni lo spingono a effettuare i cosiddetti spostamenti che lo portano a cercare altrove le cause della propria insoddisfazione.
L’unica speranza per i tifosi, adesso, è quella di un vero rinnovamento societario che sembra passare dalle mani di Paul Baccaglini. Speranza di un immediato riscatto, la speranza che giocatori come Belotti, Dybala, Toni, Pastore e Cavani possano essere ricordati con orgoglio e non con la rabbia dell’amante tradito, perché nel frattempo saranno sostituiti da nuovi campioni. E allora di nuovo il Barbera si accenderà e di nuovo sventoleranno le bandiere al cielo e ci abbracceremo dimenticando quest’anno triste e cupo, indossando la maglia rosanero, allargando la sciarpa e cantando i cori che ci uniscono.
A me danno fastidio quei giocatori che non esultano. Il calcio, se si toglie la gioia spontanea di esultare dopo aver realizzato un goal, è morto. Chi non esulta è un ipocrita.
Una riflessione svolta con saggezza che invita a prendere le distanze da giudizi affrettati e poco obiettivi su un calciatore che ha fatto solo “il proprio dovere”. Meglio portare lo sguardo – dice bene Delia – oltre verso un futuro migliore, senza mai perdere la speranza in un Palermo che unirà piuttosto che creare divisioni.
Confesso la mia ignoranza, non sapevo chi fosse Belotti; ma la tua riflessione mi ha permesso di ricostruire la vicenda. Brava dunque per la tua capacità di comunicare anche con chi è del tutto al di fuori delle storie che racconti! Ora so chi è Belotti, so cosa è successo e riesco anche a simpatizzare (in senso etimologico) per chi si è sentito ferito… anch’io avrei reagito così, è l’inevitabile ferita di chi si sente tradito da un oggetto amato…
Belotti. La più colossale cavolata (per usare un eufemismo) della gestione Zamparini. Tutti sapevano che giocatore fosse e che enormi margini di crescita avesse. Tutti .. tranne chi aveva il dovere di trattenerlo e semmai rivendere dopo qualche anno ad un prezzo decuplicato. Ma tant’è … Speriamo che il nuovo Presidente (sempreché venga confermata la sua reale consistenza finanzaiaria) sia meglio consigliato e sappia meglio utilizzare e valorizzare i giocatori rosanero, anziché svenderli per due lire.
Diceva Pascal :” Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non capisce”e per un tifoso appassionato è veramente difficile essere razionali! Complimenti a Delia per questa analisi psicologica compiuta con la solita maestria.
Complimenti a Delia per l’analisi psicologica compiuta con la solita maestria.