Caro direttore, il Palermo è il mio cocciu d’amuri: sempre e per sempre
Caro Direttore ti scrivo, così mi rilasso un po’… Ispirato sia dal titolo di un tuo recente editoriale, che richiama l’incipit di una nota canzone di Lucio Dalla, sia dai tanti fatti di cronaca sportiva, anzi, non sportiva riguardanti il calcio a Palermo, meglio, “a Palermooo” alla maniera di Matranga e Minafò. La canzone di Lucio Dalla è una di quelle che immagino, ma senza neanche troppa fantasia, tu avrai cantato in sella a una vespa, con gli amici, in un crescendo di intensità, volume e, per quanto mi riguarda, di stonatura.
Stonature canore, caro Direttore e Amico (così resto fedele al testo della canzone), che sono però nulla in confronto alle colossali stecche prese da molti autorevoli e autoreferenziali soggetti, a beneficio di chi non è dato sapere ma a evidente danno di una collettività che, nel quotidiano, ha ben poco di cui rallegrarsi ma che trova in quel gioco, in quei 90 minuti e in quei colori, il desiderio di coltivare una, seppur mediocre, rivincita sociale essenzialmente fine a sé stessa.
E di stonature, di stecche, di storie strane, qui ne abbiamo viste fin troppe. Abbiamo assistito a comiche e a farse, a commedie e tragedie, al teatro dell’assurdo e a squallide fiction; abbiamo conosciuto attori e figuranti, istrioni e suggeritori, caratteristi e doppiatori; siamo stati il teatro di banchieri senza banca, di fondi senza fondi, di fides in-fidi, di soci senza società, di direttori senza direzione, tutti quanti ben ricompensati con il generosissimo applauso del pubblico pagante. E, probabilmente, importanti risorse statali avrebbero dovuto avere talune miglior – o peggior – argomento di occupazione; altre, figure meno importanti seppur apicali, soggetti adeguati a ruoli, nomine e compensi (sei stato pesato, sei stato misurato e sei stato trovato mancante).
Caro Direttore e Amico, ti scrivo e ti dico che, sebbene abbiano cancellato ogni speranza con un crudele gioco degno di un sofisticato thriller psicologico fatto di costante riduzione della aspettative della tifoseria, passando dal dare alla gente, con consapevole, dolosa e sgradevole preordinazione, la forza di credere – inutilmente – in una gara, in un campionato e in una promozione (a proposito, questo sì che sarebbe serio argomento di una class action), fino alla speranza, negata, di essere – almeno – inseriti tra i professionisti (serie C), tuttavia, per tornare alla nostra canzone, nessuno ha messo sacchi di sabbia alle finestre ma, fortunatamente, solo a Mondello dove, in questo periodo, è possibile stemperare qualche disillusione di troppo.
È rimasta quindi la speranza per il futuro, ma quella, per quanto male si possa e si sappia fare, cessa solo insieme a colui che spera. Eppure, si tratta di un popolo e di una tifoseria disposti a credere che davvero possa essere tre volte Natale e che, senza troppo disturbo, possano sparire i troppo furbi e i cretini di ogni età. Per cui, caro Direttore e Amico, ti dico che non ne posso più di leggere commenti di illustri, o semi illustri, o semi sconosciuti o sconosciuti morti di fama, che dicono: “vi dico la mia”; “vi spiego”; “ci sta che”; o i più attuali “io ci sono”, “…tornare dove merita”; “…portare dove merita”! Nessuno parla dell’unica cosa, peraltro gratis, che conta: dell’Amore.
Allora sai caro Direttore e Amico cosa ti scrivo e ti dico: cambio musica, cambio disco. Lascio stare l’anno che verrà e canto il presente; canto “Cocciu d’Amuri”. Sì perché per me il Palermo è un Cocciu d’Amuri! È “filu di ferro e zuccaru, la facci una banniera unni ci batti u suli, e io ca n’anzi a vui scordu i duluri”. Così tutto il resto mi è indifferente, tutto il resto conta poco, perché ciò che conta è solo il mio cocciu d’amuri… insomma tutto il resto è noia.
E poiché, Caro Direttore e Amico, come tu sai bene “pioggia e sole cambiano la faccia alle persone”, allora spero che chiunque prenda in mano questo Palermo, abbia la mia faccia, la tua faccia, la faccia dell’abbonato/a del tifoso/a seduto/a accanto a me o di fronte a me. E, cioè, che il Palermo e Palermo siano per lui o per loro (nuova proprietà), quello che sono per me, per te e per tutti noi tifosi: Cocci d’amuri. Senza non si va da nessuna parte. Sempre e per sempre, Forza Palermo!
Tuo Antonio Cimò
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Bellissimo pezzo, complimenti all’autore.
Bravissimo