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Caro Erminio ti scrivo, così mi riscaldo un po’… Firmato: Vitogol

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Caro Erminio,

ti scrivo così mi riscaldo un po’. Mi sono chiesto se lassù avrai davvero esultato nel vedere la rete gonfiarsi dopo il destro prodigioso all’incrocio del mancino Migliore, così sorprendente che anche lui ancora sta a chiedersi come avrà fatto. Avrai anche vestito prestigiose maglie “strisciate”, ma il tuo cuore, io lo so bene, è diviso a metà tra i colori delle squadre che si sono incontrate dalle tue parti. Di certo la parte che condividi con me avrà pianto ancora una volta quelle lacrime che noi tifosi rosanero siamo condannati a versare per il solo fatto di esser nati tali o, come nel tuo caso, esservi diventati.

Le scempio di ieri, che forse prelude a un nuovo cataclisma sportivo, ti avrà fatto ripensare alla tua unica panchina da responsabile tecnico nella storica vittoria per 3-1 contro il Milan con tripletta, che in effetti fa rima con vendetta, dello “sciagurato” Egidio Calloni. Lo ricordi di certo: era il marzo del 1981 e il Presidente, quello nostro, quello vero, decise a malincuore di esonerare il compianto “Gringo” Veneranda. Non c’era tempo, alla vigilia dello scontro alla Favorita contro il Milan che poi vinse il campionato, di trovare un allenatore e tu rispondesti “presente”, accanto a Urbani, prima di lasciare la panchina al grande Don Carmelo, il più palermitano tra i catanesi.


Grazie a lui e a quella vittoria di buon auspicio, alla fine il nostro Palermo si salvò per un punto in un campionato segnato dai 5 punti di penalizzazione per lo scandalo del Totonero con Magherini nella parte del fedifrago. Vidi quella partita come sempre in gradinata con Gabriele e sua moglie Anna, incinta di 8 mesi, e ricordo che al terzo gol, urlando la nostra gioia davanti a quella pancia, pronunciammo una promessa solenne che non mantenemmo: “Lo chiameremo Egidio”. Per fortuna “Egidio” di nome fa Francesco come suo nonno e, come suo padre, insegna tennis con grandi risultati.

L’attualità che viviamo, caro Erminio, non fa presagire niente di buono. Una società di cui non è chiara la proprietà. Una proprietà di cui non sono chiare né le risorse, né i programmi. Un Direttore Sportivo che non sa che hanno preso un nuovo giocatore, niente di meno che uno svincolato dal Djugarden. Un allenatore di cui si mette in discussione la panchina alla seconda sconfitta e con la squadra in testa alla classifica; e questa, ad occhio e croce, non mi è nuova. Una serie di giocatori dai passaporti più variegati che soccombono davanti a un gruppo ben assortito di mestieranti autoctoni della Serie B di garretti più solidi e di costi infinitamente più modesti. E sullo sfondo lui, l’innominabile, con i suoi insulti alla città che l’ha glorificato e che ancora si chiede, insieme ai Magistrati della Repubblica e alla Guardia di Finanza, dove cavolo siano finiti i soldi.

Caro Erminio, hai pianto insieme a me tante volte: quando retrocedemmo in C dopo il rocambolesco, e un po’ sospetto, 3-3 ancora con la Cremonese seguito dal pareggio senza reti alla Favorita contro il Cesena di un insuperabile Rampulla. E poi ancora quando tirasti sulla traversa il rigore decisivo sotto la Sud dell’Olimpico nella prima della maledette finali della maledetta Coppa Italia.

Chissà come finirà questa volta. Se, alla faccia della Brexit, i nuovi proprietari (?) capiranno che perdere la serie A vuol dire rinunciare a incassi televisivi sontuosi e, nei pochi giorni rimasti, rafforzeranno una squadra rabberciata, cotta e mal assortita. Oppure se, come temo, le disavventure giudiziarie del vecchio proprietario (?) ci condurranno all’ignominia di un nuovo fallimento.

Se ciò accadesse, non importa: ricominceremo daccapo. Come quando tornammo alla Favorita in 40.000 a esultare per un gol di Santino Nuccio. Fieri e orgogliosi di un progetto di rinascita e non succubi di un ricatto sentimentale, prima che economico e sportivo, che ci ha fatto accettare per molti anni bugie e mancanze di rispetto che altrove avrebbero generato ben altre reazioni della piazza. Nel frattempo, seduto accanto a Renzo, a Ferruccio, a Totino e ai tanti compagni che hai ritrovato lassù, tu continua a seguire il Palermo con l’amore di sempre. Il Palermo che sarà: in A, in B o in D come il Bari. Tu lo sai bene: noi rosanero siamo abituati a soffrire. Noi rosanero non moriamo mai.

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6 thoughts on “Caro Erminio ti scrivo, così mi riscaldo un po’… Firmato: Vitogol

  1. Caro Vitogol, immagino che lei alluda a Renzo Barbera quando afferma “…il Presidente, quello nostro, quello vero, decise a malincuore di esonerare il compianto “Gringo” Veneranda”. Tuttavia , sia Renzo che Erminio saranno d’accordo con me nel ricordarle che in quel marzo del 1981 il presidente era, già da un anno, Gaspare Gambino… (http://www.ballor.net/rosanero/presidenti.htm)

    1. Caro Carlo, la ringrazio per l’attenzione e per la precisazione in cui ravvedo, mitigata da squisita eleganza, una sottile nuance polemica relativa a vecchi e recenti presidenti. Tra i tanti ricordi usciti di getto, avrò fatto confusione di date. E’ ovvio che mi riferivo a Barbera e mi scuso dell’errore che non inficia, anzi conferma, il senso complessivo del mio intervento: a Palermo noi tifosi non possiamo stare mai tranquilli. La sofferenza è nel nostro DNA.

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