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Caso Parma, Calaiò: “Nessun secondo fine nei messaggi, se avessi voluto…”

E’ in corso il processo d’appello sul caso Parma e i messaggi di Emanuele Calaiò ai giocatori dello Spezia. Lo stesso attaccante dei ducali si è presentato oggi in aula davanti al giudice Sergio Santoro per ribadire la propria versione dei fatti.

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Appena interpellato, Calaiò ha detto: “Non ho mandato i messaggi con un secondo fine, lo giuro sulla vita dei miei figli. Se avessi voluto alterare una partita, non lo avrei fatto con dei whatsapp, potevo recarmi direttamente a La Spezia, sono pochi chilometri. Io queste cose non le faccio, sono una persona corretta e l’ho sempre dimostrato. Sono sempre stato un esempio per i giovani ed una persona limpida. Spero crediate alla mia buona fede”.


In difesa della punta palermitana, anche l’avvocato Paolo Rodella: “Chi manda un messaggio con quelle emoticon non sta trasmettendo un messaggio serio: ce lo vedete Calaiò inviare un messaggino da illecito sportivo sdraiato sul lettino dello spogliatoio? Faccio appello alla sensibilità di una visione sostanziale dell’accaduto: possiamo discutere sulla opportunità di questi messaggi, possiamo censurare il cazzeggio, ma non può mai essere considerato un illecito sportivo, neppure tentato”.

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