Scommesse, Spalletti: “I calciatori devono sapere che c’è chi sciacalla”
Luciano Spalletti torna sul caso scommesse. Più passano le ore, più il c.t. della Nazionale è amareggiato dalla situazione e, in un’intervista per Rai Sport, ribadisce concetti già espressi.
“Un’altra notte insonne ad amare o a soffrire per il calcio. Questa è stata di sofferenza per l’amarezza di quello che è successo. Ne hanno già parlato Gravina ed Abodi, i discorsi sono quelli…”, afferma.
“I calciatori devono sapere che sono personaggi famosi e che ci sono altre tipologie e altre professioni dove si diventa altrettanto famosi andando a spiare, andando ad osservare quello che sono i comportamenti dei personaggi famosi: sciacallare un po’ su quello che loro fanno per avere altra pubblicità. Questo fa parte di avere delle conoscenze di quello che sei e in che contesto vivi”, continua.
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Spalletti mi ricorda lo stolto che guarda il dito quando il saggio gli indica la luna. Dunque, il problema è che “c’è chi sciacalla perché sono famosi” e non che questi privilegiati che guadagnano in un anno quanto un comune mortale non guadagna in tre vite fanno qualcosa che è espressamente vietato dalle regole. Che Corona non sia uno stinco di santo è scritto sulla sua fedina penale, ma Spalletti dovrebbe riflettere sul suo ruolo “istituzionale” prima di dire certe sciocchezze. D’altra parte, per comprendere quale sia il livello etico della FIGC, basti pensare che a Coverciano i due giocatori beccati con le mani nella marmellata per la questione delle scommesse era un vero esperto della materia: il capo-delegazione Gigetto Buffon. Lo stesso che esibì una maglietta “Boia chi molla” e che scelse di giocare con il numero 88, caro ai neo-nazisti. Vergogna.
“i due giocatori beccati con le mani nella marmellata per la questione delle scommesse erano accompagnati da un vero esperto della materia”. Sorry, il refresh continuo espone a questi errori