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Conte: “Non ci sono le condizioni per tornare alla normalità”

Torna a parlare il premier Giuseppe Conte, che dopo la firma del nuovo dpcm per la Fase 2 si è recato in Lombardia per una serie di incontri con le istituzioni locali (la prima da inizio epidemia): “Presentarmi qui prima sarebbe stato solo d’intralcio in una situazione complicata”.

All’esterno della Prefettura di Milano ha affermato: “Molti cittadini non sono contenti e capisco le loro sofferenze; molti speravano di poter tornare presto alla normalità, ma deve essere chiaro che le condizioni per tornare alla normalità non ci sono. Oggi siamo 105 mila contagiati, se affrontassimo la fase 2 con atteggiamento non prudente e irresponsabile, la curva dei contagi ci sfuggirebbe di mano”.

“Non bisogna affrontare la fase 2 con improvvisazione, non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo preservare la salute dei cittadini e di chi fa tanti sacrifici. Lo voglio dire chiaro: questo governo continuerà a fare le cose giuste. I cittadini devono avere fiducia, non possiamo mollare in questa fase; non possiamo buttare a mare i sacrifici fatti sin qui”.

Chiarisce poi alcuni aspetti del Dpcm rispondendo alle domande dei giornalisti presenti: “I congiunti? E’ una formula ampia, ma non significa andare in casa altrui a fare le feste. Significa andare a trovare i propri affetti più cari. Ricordo che un quarto dei contagiati è stato registrato negli appartamenti. Le Messe? Siamo rammaricati con la Cei, c’è rigidità ma non insensibilità. La pratica religiosa purtroppo risulta essere una possibile origine di focolai, ma definiremo un protocollo per partecipare alle celebrazioni in piena sicurezza, cosi come per le cerimonie funebri”.


E sottolinea: “La nostra filosofia è avere un piano nazionale, senza sarebbe impossibile avere razionalità per governare la fase 2. Se dopo un primo blocco vedremo che la curva di contagio sfugge al controllo, tenendo conto della recettività delle strutture ospedaliere, lì interverremo”. Sulle famiglie: “Stiamo studiando quelle che sono le misure in materia di congedi straordinari e bonus. Ci rendiamo conto delle difficoltà che crea il non portare i figli a scuola. Cercheremo di dare un sostegno (economico e non) per l’infanzia”.

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