Corini – Grosso, professionalità e spettacolo: una sfida in famiglia
“Con Fabio abbiamo condiviso tempi straordinari di quel Palermo. Sempre un piacere incontrarlo“, parola di Eugenio Corini. Due destini che continuano ad incrociarsi ed alla base un profondo senso di affetto e rispetto. Palermo – Frosinone sarà nuovamente Corini contro Grosso, la seconda volta in stagione da avversari in panchina dopo la gara d’andata che vide i rosa perdere per una autorete di Buttaro.
Una sfida che da quel maledetto 16 giugno 2018 è diventata la più attesa dai tifosi: quei palloni lanciati in campo, oltre all’arbitraggio infelice, hanno lasciato un ricordo amarissimo. Ma ciò non intaccherà la mentalità di due tecnici che punteranno sulla professionalità e sullo spettacolo, due tecnici le cui storie si sono spesso intrecciate (e scontrate) senza mai lasciare strascichi extracalcistici. E il match diventa quasi insegnamento.
“Ricordo il primo allenamento in rosanero, giocammo un’amichevole e c’erano sette mila persone. Per lui è iniziata una carriera straordinaria. Si è meritato tutto”. Lo confessò Corini nella conferenza d’andata, tornando con la mente a quel 20 gennaio 2004, quando era capitano e motore dell’articolato centrocampo di Guidolin, mentre l’esterno scendeva di categoria, dal Perugia, per agguantare la A coi rosa dopo 31 anni e intraprendere una strada che l’avrebbe portato ad essere campione del mondo. Stagioni indimenticabili.
Gli incroci ci sono sempre stati. Da allenatore Corini ha già affrontato Grosso quando quest’ultimo allenava Bari e Verona, lui invece guidava prima il Novara e poi il Brescia. Nella squadra di Cellino, poi, uno si alternò all’altro: il patron aveva l’esonero facile e mandò via il Genio, che aveva agguantato la Serie A da primo (scavalcando proprio il Palermo nel 2018 dopo la vittoria col Pescara), nel clamore generale. Scelse Grosso che durò appena tre match per poi richiamare… Corini. Momenti di confusione ma mai una parola fuori posto tra i due amici che, anzi, si mandarono i saluti nelle rispettive conferenze lombarde sotto gli occhi di un furente Cellino. Quasi un segno di sfida, sicuramente un gesto di affetto.
Sagramola e Castagnini, Grosso, lo volevano anche a Palermo. Lo contattarono per sostituire Rosario Pergolizzi non appena raggiunta la serie C e lui ci pensò seriamente: il cuore chiamava, ma la paura di un passo indietro a livello di carriera lo frenò. Il tempo passò e non se ne fece più niente. Grosso da giovane era un calciatore serio e puntiglioso, quasi timido. Una volta cresciuto nelle sue prime uscite da tecnico ha impressionato, per sapienza e maturità, anche l’ex compagno di squadra. “Sinceramente mai avrei pensato potesse fare l’allenatore”, disse Corini ironicamente ai tempi di Novara. I due si sfidarono anche sul campo, tacchetto contro tacchetto.
Lo fecero in Perugia – Chievo (2-2) a marzo del 2002 e nella sfida di ritorno giocata a novembre. In quest’ultimo match il Genio segnò il rigore del definitivo 3 – 0 sotto gli occhi di un incredulo… Fabrizio Miccoli arrivato in prestito dalla Ternana. Ma questa è un’altra storia. Poi ci fu l’ennesimo Perugia – Chievo nel 2003 (1 – 0) e dopo tre anni lo scontro nel massimo campionato italiano: Corini era del Palermo, Grosso dell’Inter. Un match in cui la rete di Amauri non riuscì a impedire la sconfitta. Si può tornare a quei fasti, certo, un passo alla volta e con la consapevolezza di dover creare un ambiente solido. Il prossimo step si chiama Frosinone, e il Barbera per Corini può diventare il mezzo per realizzare un doppio sogno: abbracciare un amico e, magari, anche i tre punti.
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Peccato si sia sistemato sulla panchina di una società così scorretta. Ma resta da parte mia un senso di grande affetto verso un giocatore serissimo, forte, che ci ha fatto sognare negli anni zampariniani.