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Da ‘San’ Massolo a Luperinho e Brunorissimo: i protagonisti della cavalcata rosa

Il cammino del Palermo ai playoff è stato esaltante. I rosa, guidati da un coinvolgente Silvio Baldini, sono riusciti ad appassionare una città intera, che ora crede fermamente nella promozione in Serie B. La cavalcata fino alla doppia finale col Padova è piena di storie e protagonisti ma ne abbiamo scelti cinque, consapevoli di aver fatto un piccolo torto agli altri 18. 

Santo, citando la definizione della Treccani, è colui “che è degno di particolare riverenza, devozione e rispetto”. A Samuele Massolo è bastato un mese per guadagnarsi il simpatico appellativo dei tifosi, che gli hanno dedicato divertentissimi meme dopo i “miracoli” del portiere. Il percorso del numero 12 rosanero, però, è stato molto complicato. A inizio stagione sembra dover nascere un dualismo tra lui, fortemente voluto da Giacomo Filippi durante il calciomercato estivo, e Pelagotti, ma la prima presenza in campionato arriva solo a dicembre, nella gara con il Latina, complice l’espulsione del titolare. Gioca a Catanzaro ma deve riaccomodarsi in panchina per altre sette partite; poi torna dal primo minuto contro la Vibonese e viene schierato nell’undici iniziale fino alla partita di Potenza, spartiacque della stagione del Palermo.

Pelagotti, quindi, sembra tornare inamovibile ma deve sottoporsi a una operazione chirurgica, così Massolo, il 24 aprile, è titolare a Bari – ultima di regular season – e non esce più. Nei playoff è, senza dubbio, il più decisivo; compie interventi importanti in tutte le gare, dimostra personalità e guida la difesa, è preciso nelle uscite alte e fuori dall’area di rigore, para due rigori su tre assegnati contro il Palermo… insomma, un vero e proprio exploit che ha fatto innamorare il popolo rosanero. 


Un altro giocatore rifiorito è Alessio Buttaro. Il classe 2002 va inserito tra i protagonisti della cavalcata rosanero per la sua capacità di essersi fatto trovare pronto nel momento più delicato della stagione, dopo essere stato messo di lato per buona parte del 2022 (solo quattro partite giocate da titolare prima dei playoff). Con Filippi in panchina è uno dei migliori, perno inamovibile come “braccetto” di destra della difesa a tre. All’arrivo di Baldini, che sceglie uno schieramento a quattro dietro e non lo “vede” come centrale, Buttaro va via via eclissandosi; gioca poco – anche a causa del rientro dall’infortunio di Accardi – e solo da esterno destro largo, ruolo che aveva ricoperto anche nelle giovanili della Roma ma non proprio nelle sue corde. Nelle ultime quattro gare di campionato non scende in campo nemmeno per un minuto, tanto che va a giocare (male) la finale dei playoff della Primavera 3 persa dal Palermo proprio contro il Padova.

Accardi, però, nella prima sfida contro la Triestina si fa male e per il giovane difensore si aprono le porte della titolarità. Da Trieste a seguire è un crescendo, acquisisce sempre più sicurezza e compie un paio di interventi decisivi, da grande difensore. Contro la Feralpisalò, al “Barbera”, si fa apprezzare anche per un paio di buone sortite offensive, il suo punto debole. Può solo migliorare ancora, è giovanissimo e dimostra l’atteggiamento giusto, ricettivo e pronto a imparare. 

Francesco De Rose e Gregorio Luperini, invece, hanno sempre giocato (42 presenze stagionali per entrambi) ma sono saliti in cattedra solo negli ultimi mesi. Il capitano è uno dei leader carismatici e tecnici della squadra ma nei playoff si è esaltato, prendendosi i compagni sulle spalle e trascinandoli. La responsabilità lo fa rendere al meglio, secondo le sue caratteristiche: non è Modric con la palla tra i piedi ma compensa con la corsa e l’intelligenza tattica, fondamentale soprattutto quando giochi con un centrocampo a due. De Rose deve però smussare il grande difetto di protestare con troppa veemenza, aspetto che lo porta a farsi ammonire con facilità (è ancora diffidato…).

Luperini, invece, è la vera chiave di volta della migliore arma a disposizione del Palermo, il pressing ultra-offensivo. Il 17 rosanero ha avuto grandi difficoltà a calarsi nel ruolo di trequartista nel 4-2-3-1 ma quando ha capito tempi e spazi dove muoversi, è stato devastante. La sua capacità nel recupero alto del pallone, le letture in fase di non possesso e la clamorosa forma fisica lo rendono indispensabile per Baldini, che infatti lo schierato per tutti i minuti di questi playoff. I due gol segnati contro Triestina ed Entella sono solo le ciliegine su una torta ben preparata. 

Se si fa un’analisi sui protagonisti rosanero non si può non menzionare Matteo Brunori. I numeri ormai sono stranoti – 45 partite stagionali con 28 gol segnati, tre reti in sei gare di playoff – ma comunque non fotografano appieno l’importanza del giocatore negli ingranaggi di Baldini. Il suo costante attacco della profondità, la capacità di tenere sempre impegnata la linea difensiva avversaria e la disponibilità anche nel primo pressing lo rendono il perfetto punto di riferimento per un Palermo pensato e costruito dall’allenatore attorno al numero 9.

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10 thoughts on “Da ‘San’ Massolo a Luperinho e Brunorissimo: i protagonisti della cavalcata rosa

  1. Se finora siamo arrivati fin qui, un grande merito è di Massolo, a parte le parate decisive ha dato sicurezza a tutta la squadra.
    Con Pelagotti saremmo usciti al primo turno, mai visto un portiere così scarso.

  2. Estendo queste considerazioni all’intera rosa: prima dell’avvento di Baldini tutti non sapevano cosa fare e come muoversi. Oggi hanno uno spartito ben preciso . E sanno cosa fare . Poi si vince e si perde , ma all’interno di una precisa organizzazione tattica. Questo significa essere squadra.

  3. Vogliamo parlare un po’ di calcio da bar? Oltre non può pretendere il mio livello visivo e l’occhio giusto è ovviamente quello dei professionisti. Dunque, premetto che ritengo la finale molto aperta in virtù della contrapposizione tra il valore tecnico della rosa del Padova (squadra costruita per vincere il campionato) e la straordinaria condizione psicofisica cola la quale il Palermo si è presentato ai playoff. Ho visto interamente le due partite giocate in semifinale tra Catanzaro e Padova e preso qualche appunto; devo dire, lasciando perdere adesso ogni riferimento sulle polemiche relative a presunti (probabili?) torti arbitrali subiti dal Catanzaro, che a livello di “gioco” di squadra il Padova non mi ha affatto impressionato. Di contro, c’è però da dire che ha delle individualità importanti, soprattutto a livello di qualità balistiche (Rolando e Chiricò) e di prestanza fisica (inferiore comunque, sempre a mio parere, rispetto a quella di Triestina e Feralpisalò e soprattutto Entella). Nella velocità, l’attaccante più pericoloso è Santini (io spero che giochi Ceravolo che mi è parso parecchio arrugginito) che gioca centralmente ed è molto veloce (l’ideale sarebbe affidarlo alla marcatura di Buttaro, se non fosse che per il momento non possiamo toglierlo dalla corsia destra, probabilmente sarà Marconi a contrastarlo). Detto che Chiricò che si posiziona a destra (come fa Silipo, per rendere l’idea) per poi accentrarsi e concludere col suo sinistro, prevedo che Giron (probabilmente) o Crivello debbano fare gli straordinari, vi è da evidenziare che avendo due calciatori che mettono il pallone dove vogliono (Rolando e Chiricò), il Padova è molto pericoloso nelle palle inattive a prescindere dalla stazza di chi si inserisce in avanti (domenica scorsa è stato Curcio, che un gigante non è, a sfruttare un perfetto corner di Chiricò), quindi sulle palle inattive (che sono state sinora il nostro tallone d’Achille, dobbiamo aprire non due occhi ma quattro). Veniamo adesso a quelle che, a mio parere, sono le debolezze del Padova: A centrocampo Dezi (considerato un fuori categoria per la serie C non mi convince (non mi ha mai convinto tutte le volte che l’ho visto giocare, il nostro De Rose lo dovrebbe surclassare); inoltre il gioco passa tutto per i piedi di Ronaldo che è deputato a verticalizzare (bisogna impedirgli per quanto possibile di farlo) e se, Carlini non trova spazi liberi nei quali lanciarsi, l’alternativa è palla a destra e “Chiricò fai tu”. Infine veniamo a quello che, secondo ciò che hanno visto i miei occhi, è il vero punto debole del Padova: La difesa. Lo so che sembrerà un controsenso perché non è che il Padova abbia incassato tantissimi gol, ma la difesa del Padova mi è sembrata proprio l’ideale per i nostri attaccanti in quanto vulnerabile soprattutto centralmente. Mi è sembrata una difesa “larga” che, se deve stare attenta a coprire le fasce finisce sempre per lasciare ampi buchi al centro. Mi è sembrata soffrire molto il pressing avversario, le ripartenze (non è che Dezi e Ronaldo coprano molto a centrocampo) e, soprattutto gli scambi veloci, gli “uno due” (come quello del gol di Floriano nato da veloce scambio con Damiani a Salò). Questo è quanto hanno osservato i miei occhi e lo riporto ovviamente senza nessuna pretesa, certo che Baldini, il suo staff, i giornalisti, ed i professionisti abbiano saputo vedere molto meglio e più profondamente di quanto abbiano visto io.

    1. Il mio comento è pieno di refusi. Questa una versione più corretta, se verrà pubblicata.
      Vogliamo parlare un po’ di calcio da bar? Oltre non può pretendere il mio livello visivo e l’occhio giusto è ovviamente quello dei professionisti. Dunque, premetto che ritengo la finale molto aperta in virtù della contrapposizione tra il valore tecnico della rosa del Padova (squadra costruita per vincere il campionato) e la straordinaria condizione psicofisica cola la quale il Palermo si è presentato ai playoff. Ho visto interamente le due partite giocate in semifinale tra Catanzaro e Padova e preso qualche appunto. Voglio dire, lasciando perdere adesso ogni riferimento sulle polemiche relative a presunti (probabili?) torti arbitrali subiti dal Catanzaro, che a livello di “gioco” di squadra il Padova non mi ha affatto impressionato. Di contro, c’è però da evidenziare che ha delle individualità importanti, soprattutto a livello di qualità balistiche (Rolando e Chiricò) e di prestanza fisica (inferiore comunque, sempre a mio parere, rispetto a quella di Triestina e Feralpisalò e soprattutto Entella). Nella velocità, l’attaccante più pericoloso è Santini (io spero che giochi Ceravolo che mi è parso parecchio arrugginito) che gioca centralmente ed è molto veloce (l’ideale sarebbe affidarlo alla marcatura di Buttaro, se non fosse che per il momento non possiamo toglierlo dalla corsia destra, probabilmente sarà Marconi a contrastarlo). Detto di Chiricò che si posiziona a destra (come fa Silipo, per rendere l’idea) per poi accentrarsi e concludere col suo sinistro, prevedo che Giron, probabilmente, o Crivello (aiutati dai compagni) debbano fare gli straordinari per impedirgli questa giocata; vi è da evidenziare che avendo due calciatori che mettono il pallone dove vogliono (Rolando e Chiricò), il Padova è molto pericoloso nelle palle inattive a prescindere dalla stazza di chi si inserisce in avanti (domenica scorsa è stato Curcio, che un gigante non è, a sfruttare un perfetto corner di Chiricò), quindi sulle palle inattive (che sono state sinora il nostro tallone d’Achille) dobbiamo aprire non due occhi ma quattro. Veniamo adesso a quelle che, a mio parere, sono le debolezze del Padova: A centrocampo Dezi (considerato un fuori categoria per la serie C) non mi convince (non mi ha mai convinto tutte le volte che l’ho visto giocare) ed il nostro De Rose lo dovrebbe surclassare; inoltre il gioco passa tutto tra i piedi di Ronaldo che è deputato a verticalizzare (bisogna impedirgli per quanto possibile di farlo) e se, Santini non trova spazi liberi nei quali lanciarsi, l’alternativa è palla a destra e “Chiricò fai tu”. Infine, secondo ciò che hanno visto i miei occhi, è il vero punto debole del Padova è la difesa. Lo so che sembrerà un controsenso, perché non è che il Padova abbia incassato tantissimi gol, ma la difesa del Padova mi è sembrata proprio l’ideale per i nostri attaccanti in quanto vulnerabile soprattutto centralmente. Mi è sembrata una difesa lenta e “larga” che, se deve stare attenta a coprire le fasce finisce sempre per lasciare ampi buchi al centro. Mi è sembrata soffrire molto il pressing avversario, le ripartenze (non è che Dezi e Ronaldo coprano molto a centrocampo) e, soprattutto gli scambi veloci, gli “uno due” (come quello del gol di Floriano a Salò, nato da veloce scambio con Damiani). Questo è quanto hanno osservato i miei occhi e lo riporto ovviamente senza nessuna pretesa, certo che Baldini, il suo staff, i giornalisti, ed i professionisti abbiano saputo vedere molto meglio e più profondamente di quanto abbia visto io.

      1. Complimenti per la sua competenza e per la tua umiltà. Anch’io mi ritengo un profano del calcio, ma ho acquisito molti spunti di riflessione. Grazie.

  4. Ha ragione Pippo nel sottolineare che pelagotti non può essere il portiere di una squadra che vuol provare a vincere un campionato di C . Per i mille motivi dei quali abbiamo scritto più volte e che adesso comunque non contano più nulla. Il ruolo del portiere, soprattutto fuori casa, è decisivo, determinante.

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