De Rossi: “Totti? Prima o poi smettono tutti, è uno choc per me”
Tra rinnovo e possibile trasferimento per Milano il centrocampista della Roma, Daniele De Rossi, si racconta a microfoni di Sky Sport. Una lunga intervista fatta da Daniele Adani che uscirà sabato sera, prima del suo possibile rinnovo e della gara contro la Juventus, e nella quale “capitan futuro” parla di vari argomenti tra i quali c’è anche il suo futuro e il rapporto con Totti. Questo un antipasto diramato dalla stessa emittente:
“Smettere di giocare a calcio è qualcosa che succede a tutti quanti. È importante che succeda prima di smettere di giocare bene a calcio. “Per me è un discorso di orgoglio, di amor proprio. E comunque te ne accorgi, in allenamento ma anche da come ti guardano i compagni: penso che se attorno hai persone che ti vogliono bene te lo dicono. Poi c’è la campanella: 34 a luglio sono 34 a luglio. Il conto arriverà, tra poco”.
Racconta la sua storia d’amore con la Roma: “Io credo di essere un fortunato, non ho mai dovuto fingere o dimostrare qualcosa che non sentissi dentro di me. Ho vissuto un amore grande, che resterà sempre, anche a casa sul divano. Poi è diverso viverla in campo: sono contento se segna la Roma, ma anche perché segna la mia squadra. È normale che mi rende protagonista, nel bene o nel male. E quando le cose vanno bene c’è una felicità incredibile. La felicità è questo privilegio di aver giocato sempre per la squadra che ami”.
E infine parla di Totti: “Questo suo momento mi colpisce sia perché è un mio amico, sia perché è qualcosa di grande: cambierà il mio mondo e quello della Roma. È uno choc, un dispiacere, un qualcosa che viene tolto prematuramente. Lui non può lamentarsi perché ha giocato tanto e noi non possiamo lamentarci perché abbiamo goduto di uno spettacolo unico. Quando parlo di lui, ho una sorta di invidia per quello che lui riesce a leggere nel campo, quello che riesce ancora a fare. Io a 40 anni non riuscirò a fare quello che faccio adesso. Lui potenzialmente ha quelle qualità che gli permetteranno di giocare in una certa maniera anche a 50 anni”.