Falletti: “Ho due stelle e un sogno: mamma, Caty e il Palermo in A”
Le emozioni e le lacrime di Cesar Falletti. Il trequartista uruguaiano, giunto a Palermo dopo le esperienze in B con la Ternana e in A col Bologna, racconta la propria storia a Salvatore Geraci in una bella ed emozionante intervista per il Corriere dello Sport, in cui non mancano i momenti toccanti.
Falletti racconta delle sue origini italiane (il trisavolo era di Genova) e delle sue lotte da emigrante nel mondo del pallone per inseguire il sogno di diventare professionista: “Papà voleva che diventassi muratore o che cantassi e suonassi con la chitarra nelle feste. Fu mamma, che da giovane giocava a calcio, ad incoraggiarmi. Correvo e basta. Senza idoli. Cerco sempre il nido. Il tempo delle sofferenze non è finito”.
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Sofferenze che poi lo hanno portato a diventare professionista in Italia: “Debbo tutto al signor Cuenca che oggi non c’è più. Mi prese dalla strada e mi diede un futuro. Purtroppo non ha potuto vedere i miei progressi. È morto quando sono andato alla Ternana. Fu un fulmine a ciel sereno. Vado ad allenarmi e… “Preparati devi volare in Italia”. “Quando?”. “Subito!”. Probabilmente sarei finito per strada…”, un ricordo che lo fa scoppiare in lacrime.
E sul suo presente al Palermo dice: “Non voglio paragoni, non guardo quello che hanno fatto gli altri. Coronado è totalmente diverso da me, non paragonatemi a lui. Il dieci? Mai cercato, ci vogliono altre qualità per quel numero. Tedino? Un bel rapporto, mi ha voluto a Palermo. Dal primo giorno mi ha dato tranquillità e fiducia. Quando spiega capisco perfettamente cosa pretende e abbiamo la stessa filosofia: fare strada per realizzare un sogno, il Palermo in A”.
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E poi c’è sua moglie Katherine, il suo caposaldo: “Mi vietarono di frequentarla. Ma, al cuore non si comanda. L’accompagnavo di nascosto col motorino, la lasciavo cento metri prima e la salutavo. Un giorno mi diede un bacio e fu promessa eterna tra due ragazzini: diciotto e sedici anni. Mamma e Caty sono stelle che mi guidano. A Caty chiedo tutto, è lei che gestisce la mia vita. Io sono troppo buono”.
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