Fallimento Palermo, la Procura non ha presentato ricorso

Niente ricorso in appello. Dopo il rigetto dell’istanza di fallimento nei confronti del Palermo calcio, la Procura della Repubblica di Palermo guidata da Franco Lo Voi ha scelto di non fare ricorso in appello contro tale decisione. Il rigetto dell’istanza era arrivato il 29 marzo scorso e sono scaduti i termini (30 giorni dal decreto) per appellare l’ordinanza dei giudici.

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L’accusa dei pm (l’istanza di fallimento è stata presentata lo scorso novembre) era quella che il Palermo si trovava in uno stato di decozione in base a 10 indici di insolvenza, con debiti superiori ai 60 milioni in virtù di diversi elementi. Tra essi avrebbe assunto un ruolo chiave l’operazione Mepal – Alyssa riguardante la cessione del marchio del Palermo e la valutazione del parco giocatori su cui le due perizie (quella dell’accusa e quella dei periti) erano molto distanti: ipotesi contestate dal Palermo.

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I giudici, dopo aver disposto anche una perizia terza sui conti del club affidata a tre professionisti, hanno rigettato con decreto e archiviazione tale istanza, pur parlando di difficoltà economiche comunque “innegabili” e di un monitoraggio dei conti necessario, oltre a dichiararsi incompetenti a decidere su alcune delle criticità legate alla questione Mepal – Alyssa e alla gestione del marchio. La Procura aveva 30 giorni per presentare appello contro la decisione, ma le motivazioni del decreto avrebbero spinto i pm a rinunciare a un ricorso in sede civile.

Il presidente del Palermo, Giovanni Giammarva, che ha seguito in prima linea la vicenda dell’istanza di fallimento, aveva commentato che il provvedimento del tribunale era “molto dettagliato e articolato” e che “dopo tutte le indagini che sono state svolte anche dai periti non c’erano forse più quegli elementi che venivano dati nell’istanza di fallimento e che bene o male sono stati tutti eliminati”.

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