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FIGC senza presidente: no all’accordo Gravina – Sibilia, arriva il commissario

Il commissariamento della FIGC sta per iniziare. Si chiude infatti con una mancata elezione l’assemblea elettiva della federcalcio dopo un lungo pomeriggio culminato con il mancato accordo tra i due candidati agli antipodi, Gabriele Gravina (Lega Pro) e Cosimo Sibilia (lega dilettanti). Giovedì la giunta straordinaria del Coni per decidere il nome del commissario.

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A tentare di scompaginare le carte è stato Damiano Tommasi, che, dopo tre votazioni sostanzialmente interlocutorie, a pochi minuti del ballotaggio ha annunciato (in rappresentanza dell’assocalciatori) la sua intenzione di votare scheda bianca: una situazione che rischiava di invalidare il ballottaggio, che prevede l’elezione del nuovo presidente al raggiungimento del 50%+1 dei voti validi (non quelli totali).


Una situazione che ha spinto la FIGC a sospendere l’assemblea per permettere a Gravina e Sibilia di trattare un possibile accordo in extremis e non arrivare alla votazione con il rischio di una non elezione ed evitare il commissariamento da parte del Coni.

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Poi il momento cruciale: Sibilia è pronto a parlare. “Dopo aver cercato di raggiungere un accordo in tutti i modi, non ci sono le condizioni per un’ampia convergenza e procedere; chiedo ai delegati della lega dilettanti di votare scheda bianca”. 59% di schede bianche al ballottaggio: nessun presidente. Il commissariamento è alle porte.

Ai giornalisti dice: “Per senso di responsabilità e per il bene del calcio, nonostante avessi un vantaggio avevo proposto di fare un passo indietro, riconoscendo a Gabriele Gravina l’opportunità di lasciargli presidenza della Federcalcio. Ho ricevuto solo una telefonata di Gravina che diceva che quest’accordo non si poteva fare e ne ho presso atto: non ci sono più le condizioni per andare avanti”.

Il diretto interessato risponde a tono: “Io ho una mia dignità, una mia coerenza che ho messo a disposizione del mondo del calcio in questi anni. Pensare di rinnegarla per il solo fatto di diventare presidente della Figc non fa parte del mio modo di interpretare le regole del gioco. La partita doveva essere giocata fino in fondo. Invece qualcuno mentre si stava giocando ha tolto il pallone dal campo da gioco. É la certificazione della sconfitta di una classe dirigente; chiedo scusa a tutti gli italiani”.

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