Floriano: “A Mantova ho fatto bene ma quanto mi mancano Palermo e il Barbera”
Roberto Floriano, ovvero l’uomo che ha contribuito a portare il nuovo Palermo di Dario Mirri dalla D alla B. Beniamino indiscusso del pubblico del Barbera che di lui ha sempre apprezzato dedizione, attaccamento alla maglia e colpi di classe alternati a gol decisivi, Floriano indossa ora i panni del doppio ex nella sfida tra Mantova e Palermo.
Mantova, l’anno della svolta
“Sarò sicuramente lì a vedere la partita – esordisce l’ex attaccante rosa -. A Mantova ho fatto la C2 (nel 2013/14) ottenendo anche la promozione. È stato forse l’anno della svolta per la mia carriera perché lì ho fatto veramente tanto bene segnando 19 gol e confezionando una decina di assist per i miei compagni. Una piazza molto importante oltre che una città bellissima e sono molto contento che sia tornata in B perché anche lì hanno tanto sofferto le varie disavventure societarie culminate con un fallimento che l’aveva tenuta per parecchio tempo lontana dal calcio che conta”.
Dopo quella stagione Floriano lasciò i biancorossi per approdare prima a Barletta e successivamente a Pisa, Foggia, Carrara. È andato al Foggia in serie B e poi ha deciso di ridiscendere in D per vestire la maglia del Bari che ripartiva dai dilettanti, contribuendo alla promozione in Lega Pro dei galletti con 13 gol in 28 gare giocate. La stagione successiva Floriano è stato confermato dai pugliesi senza mai a giocare da titolare, quindi a gennaio del 2020 decide di rescindere il contratto per tornare in D ma questa volta con la maglia rosanero del Palermo.
Palermo, piazza irrinunciabile
“Si, certe piazze come Bari o Palermo sono irrinunciabili, a prescindere dalla categoria d’appartenenza. Per me tornare in serie D a Palermo non rappresentò affatto un problema. Anzi, alla fine ottenemmo la promozione in Lega Pro anche se quel campionato fu fermato a marzo a causa del Covid”.
Roberto continua come un fiume in piena: “Il primo anno di C fu molto sofferto, però verso fine campionato con Filippi in panchina c’eravamo ripresi. Siamo arrivati da settimi ai playoff senza riuscire a passare il turno contro l’Avellino: vincemmo la gara del Barbera ma poi al Partenio perdemmo per 1-0. Gli irpini passarono il turno in virtù della miglior classifica nella regular season. L’anno successivo fu quello della cavalcata con Baldini verso la B, anche se la stagione era iniziata con Filippi in panchina”.
La cavalcata verso la B
Una cavalcata straordinaria che però non era iniziata benissimo… “Quando arrivò Baldini sia io che Luperini e Valente eravamo a un passo dall’andare via, eravamo stati utilizzati poco e la società non era contenta. Baldini, invece, chiese che noi restassimo. La scossa iniziale con Baldini durò poco, la squadra ebbe un piccolo calo, con alcuni pareggi e qualche brutta sconfitta fino alla partita di Potenza quando avvenne la svolta. Baldini ci fece capire che ci credeva, noi forse non ci avevamo creduto fino in fondo. Grazie a lui cambiammo marcia, cominciando a vincere e a conquistare i playoff che giocammo in modo straordinario: otto partite con 6 vittorie e 2 pareggi, segnai quattro gol come Brunori, una grandissima soddisfazione”.
Palermo, emozioni incredibili
Il ricordo di Floriano si addolcisce parola dopo parola. “Non c’era neppure il tempo di tornare da una trasferta che già il giorno dopo il Barbera era completamente sold-out. Aver ricreato un entusiasmo così in una città come Palermo credo che non abbia prezzo ed è stato incredibile”.
Roberto Floriano venne confermato anche in serie B, nella stagione successiva, con Crivello, Lancini e Accardi rappresentò quel poker di fedelissimi capaci di riportare in serie B i colori rosanero. Poi successe di tutto: Baldini rassegnò le dimissioni insieme al d.s. Castagnini ed è arrivato Corini. Floriano riuscì a ritagliarsi una dozzina di presenze fino a gennaio. “Sentivo la fiducia della gente e dei compagni. Anche il ruolo di capitano contribuiva a responsabilizzarmi, penso che quelle 12 presenze alla fin fine le abbia fatte abbastanza bene. La maglia del Palermo me la sentivo cucita addosso, forse per questo rendevo sempre su standard abbastanza alti”.
L’addio al rosanero
A gennaio Roberto Floriano lascia Palermo. Fa una scelta difficile per far riavvicinare a casa la sua unica figlioletta. “L’unica cosa che avrebbe potuto farmi cambiare idea sarebbe stato un rinnovo contrattuale ma capisco la società che in quel momento aveva deciso diversamente. Ringrazierò sempre Corini, Rinaudo e il direttore generale Gardini per il rapporto di stima reciproca che abbiamo sempre mantenuto. Ci siamo sempre parlati in maniera molto leale”.
Dopo Palermo un anno di Lega Pro al Sangiuliano, vicino a casa e poi un ultima stagione in D a Desenzano prima della chiamata del Caravaggio, squadra del bergamasco che milita in serie D. “Si, mentre stavo ancora facendo il corso per direttore sportivo mi ha chiamato il Caravaggio e così ho deciso di lasciare il calcio giocato. Questa nuova esperienza procede molto bene. Abbiamo la seconda squadra più giovane del girone, dovevamo pensare solo a salvarci ed invece ad oggi ci ritroviamo lassù in classifica in zona playoff”.
Quei playoff con 35.000 tifosi
L’ultimo ricordo di Floriano è dedicato a ciò che più gli manca di Palermo: “Lo stadio… quello che mi manca di più di Palermo è proprio il Barbera. Mi mancano quei momenti precedenti l’ingresso, il momento in cui arrivavi allo stadio, quando vedevi tutta quella gente lì a riempirlo. Una media di 25000 persone che per i playoff divennero 35000. Per chi ha vissuto quel calore si tratta di una cosa che ti manca e che, vuoi o non vuoi, probabilmente ti mancherà sempre”.
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Lo dico senza nessun topo di enfasi o paradosso. Dopo Floriano (eccetto Brunori che già c’era) ancora nessuno con la sua qualità