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Gara “pazza” al Barbera, a sorridere è l’Atalanta

Il Palermo “inciampa” in casa sull’ostacolo Atalanta. Una gara rocambolesca, anche un po’ “pazza” come quelle che spesso si verificano a fine stagione, premia gli orobici che al “Barbera” si sono imposti con il punteggio di 3-2. Risultato che consente alla compagine di Reja di ipotecare la salvezza, virtualmente conquistata a tre giornate dal termine del campionato. Il campionato, di fatto, è ormai finito anche per gli uomini di Iachini che, nonostante l’impegno profuso e la quantità industriale di palle gol prodotte durante l’incontro, sono stati condannati dalle amnesie di una retroguardia poco affidabile e piuttosto disattenta nella lettura delle situazioni di gioco. La posta in palio aveva un peso specifico diverso per le due squadre. Le motivazioni dei rosanero, intenzionati ad incrementare il loro bottino in funzione dei 50 punti, erano concrete ma non paragonabili a quelle di un’Atalanta impelagata nelle paludi della bassa classifica ed in cerca di punti preziosi in chiave salvezza.
Il gol di Baselli, realizzato dopo sei minuti di gioco, conferma l’approccio differente delle due compagini. La prima rete in A del centrocampista, abile a superare Ujkani con un piatto destro in area di rigore, ha trovato la complicità dei difensori rosanero, troppo morbidi nella marcatura. E anche la seconda rete dei nerazzurri, al di là della dinamica, rappresenta un segnale preciso. L’autorete di Andelkovic, sfortunato al 16’ con una deviazione di testa verso la propria porta su un corner di Gomez, è una circostanza casuale ma può essere contestualizzata nell’ambito di un avvio decisamente negativo dei padroni di casa. Il vero Palermo molto probabilmente non avrebbe preso questi gol. Quando la testa è altrove è più facile commettere errori che, di solito, non fa una squadra con gli stimoli giusti e con la consapevolezza di giocarsi qualcosa di importante. E’ un meccanismo inconscio: mentalmente, non avendo pressioni di classifica, dovresti giocare con quella spensieratezza che serve per esprimersi in scioltezza ma quando non hai la giusta concentrazione le brutte sorprese sono in agguato. Basta poco, però, nel calcio per cambiare l’inerzia di una partita. Al Palermo del primo tempo, molle e poco reattivo, sarebbe servita una scossa e la scintilla è scattata al 34’ con l’ingresso in campo di Quaison al posto di Andelkovic. Lo svedese, schierato come trequartista nell’ambito di un 4-3-2-1, ha dato nuova verve al fronte offensivo e dopo avere fallito una clamorosa occasione a tu per tu con Avramov ha ispirato l’azione culminata con il gol dell’1-2 realizzato di testa da Vazquez. Il Palermo è vivo e avrebbe anche le potenzialità per riequilibrare le sorti del match ma oggi i rosanero si sono trovati fin dall’inizio davanti ad una strada in salita. Una strada resa ancora più ripida dalla sfortuna (i rosa hanno sfiorato più volte il gol negato in due occasioni dai salvataggi sulla linea dell’ex di turno Biava, applaudito dal pubblico del “Barbera” assieme a Migliaccio) e anche da errori individuali. Fatali quelli di Lazaar, troppo leggero nell’uno contro uno con D’Alessandro autore dell’assist del 3-1 di Gomez, e di Belotti (in campo oggi al posto di Dybala preservato da Iachini per ragioni di opportunità legate al mercato) che al 58’ ha calciato sulla traversa un calcio di rigore procurato da Vazquez, lesto a rubare il pallone ad Avramov che, nell’occasione, è stato anche espulso. I rosanero hanno viaggiato a corrente alternata per tutta la partita ma, con improvvise fiammate, hanno avuto il merito di tenere il risultato sempre in bilico. Ne ha beneficiato lo spettacolo proseguito al 68’ con il gol del 2-3 di Rigoni, abile con un tocco morbido a siglare l’ottavo gol stagionale e superare il neo-entrato Frezzolini sfruttando un lancio in verticale di Jajalo. E’ però una magra consolazione per i padroni di casa che, obiettivamente, per il numero di occasioni create avrebbero meritato il pareggio.

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