GdS – “Palermo, debutto di Sirigu al Barbera e Juve tramortita”
Carlo Brandaleone, sul Giornale di Sicilia di oggi, ripercorre un aneddoto riguardante il debutto a soli 22 anni di Salvatore Sirigu a Palermo. Lo ha fatto in occasione del compleanno dell’ex portiere che ieri ha compiuto 35 anni.
Uno degli estremi difensori più forti passati da viale del Fante e la sua carriera parla per lui. A Palermo, nella stagione 2009-2010, sostituì un Rubinho che non convinceva: fu Zenga a prendere la decisione di affidarsi al giovane che debuttò al “Barbera” contro la Juventus di Ciro Ferrara.
Il Palermo vinse contro i bianconeri per 2 – 0, schierando un 3-4-1-2, con Simplicio e Bresciano in mediana per sopperire all’assenza di Liverani. Una partita definita “praticamente perfetta” dal giornalista, con i rosa che travolsero i bianconeri di Amauri ormai diventato ex.
Due reti in 5 minuti segnate da Cavani e Simplicio che tagliarono le gambe dei torinesi. Ferrara fece i complimenti a Zenga a fine partita, ma dopo poco più di un mese da quel momento, l’avventura dell’allenatore finì con l’esonero.
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Si ma niente a che vedere con le poderose imprese di mirri & company a Picerno e Monterosi.
Se siamo in mano a Mirri è anche per colpa di Zamparini. Anzi, SOPRATTUTTO per colpa sua
Ancora a giustificare la mediocrità attuale con le scelte del passato? In 3 anni in Serie A non l’ha scritto Zamparini. L’ha scritto chi oggi si nasconde per vergogna o forse anche per decenza. Infine: dall’altra parte della Sicilia qualcuno ha dimostrato, con debiti di gran lunga maggiori, che se si vuole salvare una società la si può salvare. Allo stesso tempo, se si vuole, si fa fallire in fretta e furia.
Io non giustifico niente, lo ripeto perchè forse non è chiaro. Guardo i fatti e la realtà. Non mi illudevo quando Zamparini diceva “la Champions in 5 anni” e non mi sono illuso tre anni fa. Dico solo che criticare Mirri per partito preso non mi sembra il miglior modo per sostenere la propria squadra. E Mirri è l’unica cosa che questa città è riuscita ad esprimere. Poi, per carità, faccia come crede, se la cosa la può fare sentire meglio