Ghirelli risponde a Calcagno: “Perché si lamenta? L’Aic non votò contro i playoff”
Francesco Ghirelli risponde a Umberto Calcagno. Intervistato da TuttoC.com, il vicepresidente dell’Aic aveva accusato la Lega Pro di non rappresentare il calcio professionistico nel migliore dei modi, facendosi trovare impreparata alla ripartenza.
Il presidente di Lega Pro ha allora risposto con una nota ufficiale: “In relazione alle dichiarazione delle ultime settimane del Vice Presidente Calcagno, fino ad oggi ho preferito non replicare vista la situazione estremamente delicata ed incerta che come sistema stavamo vivendo.
Oggi però non posso più esimermi dal farlo e lo debbo fare con grande dispiacere.
Dal 21 febbraio scorso, quando abbiamo bloccato le prime gare ed abbiamo iniziato ad avere contezza dell’emergenza alla quale andavamo incontro, ci siamo subito preoccupati principalmente di tutelare la salute dei tesserati, dirigenti e tifosi ed in secondo luogo di cercare soluzioni che potessero limitare i devastanti effetti economici della crisi per le nostre società e per i loro tesserati.
Il confronto e la collaborazione con AIC e AIAC è stata come sempre tempestiva e costante. Con loro abbiamo svolto numerose call per ragionare insieme sugli scenari e sulle iniziative da intraprendere, consapevoli che tutti avrebbero dovuto fare la loro parte per uscire dal tunnel.
Da aprile si è iniziato a lavorare su una bozza di protocollo d’intesa che aveva come presupposto la comune consapevolezza che non si sarebbe potuto portare a termine il campionato e che quindi l’attività dei tesserati non sarebbe ripresa. L’obiettivo comune è sempre stato quello di tutelare i tesserati con i redditi più bassi e nel contempo aiutare le nostre società in questo momento di crisi straordinaria. L’altro obiettivo comune era quello di riuscire a poter usufruire della Cassa Integrazione, nel lungo periodo di inattività, per i contratti sotto i 50.000 euro, così da tutelare da un lato i tesserati che non fornivano la propria prestazione e dall’altro le nostre società. Nel protocollo d’intesa, non vincolante per le società, si stava lavorando affinchè i club integrassero l’importo della Cassa Integrazione fino al minimo federale.
Coerentemente con la situazione che si stava vivendo e con la specificità della nostra Lega, il 7 maggio scorso la nostra Assemblea deliberava di proporre al Consiglio Federale lo stop definitivo delle competizioni. Tale decisione dei club appariva condivisa anche dalla stesso Calcagno che mai ci aveva comunicato differenti posizioni, ma anzi che era consapevole della situazione dei nostri club che non consentiva loro di ricominciare.
Poi vi è stato lo spartiacque del Consiglio Federale del 20 maggio che decideva, con il voto favorevole dell’AIC e dello stesso Calcagno, la ripresa dei campionati professionistici. Nel medesimo Consiglio il Presidente Gravina anticipava il fondamentale stanziamento di fondi e che gli importi destinati ad AIC ed AIAC sarebbero serviti proprio per tutelare quei calciatori in Cassa Integrazione integrando le somme che avrebbero ricevuto. Tale stanziamento è stato di fondamentale importanza in quanto principalmente tutelava i redditi più bassi dei tesserati e nel contempo aiutava ai club togliendo loro un onere che le stesse si sarebbero volontariamente assunto.
Naturalmente dopo tale decisione il Protocollo d’Intesa che si basava sullo stop definitivo dell’attività non poteva più avere seguito, tanto più se si aggiunge il fatto che le integrazioni alla CIG sarebbero state effettuate grazie al fondamentale intervento dei fondi federali.
Da quel momento sono iniziate, con mio grande dispiacere per il rapporto personale e per la stima nei suoi confronti, le decine di interviste del Vice Presidente AIC Calcagno che accusava la Lega di disattendere gli impegni e le società di lucrare sull’emergenza COVID non volendo pretestuosamente riprendere l’attività. Si rammenta che il protocollo per gli allenamenti collettivi è stato pubblicato solamente il 22 maggio u.s.
Successivamente, in data 28 maggio, vi è stato l’incontro col Ministro Spadafora che ha confermato la possibilità di riprendere le gare a far data dal 20 giugno p.v.
Come Lega, nonostante molte nostre società ci continuavano a comunicare le loro difficoltà organizzative ed economiche nell’applicazione del protocollo, ci siamo rimessi alla delibera del Consiglio Federale, del quale ricordo che fa parte Calcagno, comunicando come richiesto dalla delibera stessa l’impossibilità di terminare il calendario ordinario (campionato e play) entro il nuovo termine della stagione (20 agosto termine delle gare e 31 agosto termine della stagione). Tale impossibilità è principalmente dovuta al fatto che anche volendo iniziare il campionato il 20 giugno si sarebbe terminato, giocando TUTTI i mercoledì e le domeniche di giugno, luglio e agosto, solamente il 6 settembre. Non capisco bene che calcoli abbia fatto Calcagno quando dice che se le società avessero voluto avrebbero potuto completare tutte le gare, ma sono invece molto sorpreso del fatto che non si sia nemmeno per un secondo posto il problema della tutela della salute dei propri tesserati che avrebbero dovuto giocare 23 gare ogni 3 giorni durante i mesi più caldi dell’anno!!!
Il Consiglio Federale, del quale ricordo nuovamente che fa parte Calcagno, dello scorso 8 giugno ha infine deciso il format per la continuazione dei campionati professionistici e, constata l’impossibilità per la Lega Pro di terminare con il calendario ordinario, ha deliberato che oltre alle promozioni e retrocessioni dirette si sarebbero dovute disputare delle fasi di play off e play out. Tale delibera non ha ricevuto il voto contrario di nessuno dei consiglieri dell’AIC e neppure di Calcagno, che pur oggi sembra di diverso avviso.
Durante il Consiglio sono stati altresì definitivamente deliberati gli stanziamenti di fondi per le varie componenti, compreso il già citato Fondo per AIC ed AIAC.
A questo punto mi sorge una domanda spontanea, per quale arcano motivo si deve lamentare Calcagno? I calciatori saranno tutelati e nel contempo saranno aiutate lo società. Gli obiettivi che ci siamo posti insieme sin da aprile sono stati centrati. Non si comprende la ragione di questo accanimento da parte sua nei confronti dei nostri club.
Addirittura oggi gli sento dire che non è giusta la richiesta di estensione della Cassa Integrazione. A questo punto mi chiedo chi o cosa stia tutelando Calcagno. Gli rammento che la maggior parte dei calciatori delle società di Lega Pro non ha più prestato la propria attività lavorativa da marzo e che fino alla prossima stagione non la presterà. Fossi al suo posto accoglierei trionfante un’eventuale estensione della Cassa Integrazione”.