Gli inglesi, la cessione e gli arresti: l’addio di Zamparini al Palermo
“Dopo la finale di Coppa Italia il mio gruppo non era più in grado di investire sul Palermo a causa della crisi, da quel momento abbiamo cercato di sopravvivere con tanti sacrifici in attesa di una nuova proprietà”. Sono parole di Maurizio Zamparini pronunciate in un video risalente all’agosto del 2017, nel quale il patron rispondeva a una domanda legata al declino rosanero iniziato dalla stagione 2011/12 in poi.
Dopo accostamenti vari nel corso degli anni ad arabi e americani (e a Baccaglini), Zamparini cede il Palermo agli inglesi della società Sport Capital Group Investments ltd di Clive Richardson, che acquisiscono Mepal (controllante del Palermo) a prezzo stracciato, con l’impegno di risanare una massa debitoria pari a circa 22 milioni.
Il Palermo verrà gestito dall’amministratore delegato Emanuele Facile, che nel 2021 verrà inibito con l’accusa di aver provocato “una reale perdita di esercizio pari a 10.466.000 euro circa con conseguente erosione totale dal patrimonio societario”. La società verrà in seguito traghettata da Rino Foschi e poi affidata ai fratelli Tuttolomondo: il resto è purtroppo entrato nella storia recente dei rosanero, con la penalizzazione, la mancata iscrizione e il fallimento.
Nel 2019 Zamparini viene posto agli arresti domiciliari con l’accusa di falso in bilancio e autoriciclaggio legati al periodo che va dal 2013 al 2017. Tra le accuse al patron c’erano anche quelle di aver mosso delle somme utili a nascondere dei problemi di bilancio. Il processo contro Zamparini però non è mai iniziato. E mai inizierà.
LEGGI ANCHE
L’ARRIVO, LA PROMOZIONE E L’EUROPA: LA STORIA DI ZAMPARINI AL PALERMO
Una fine ingloriosa che poteva e doveva essere gestita meglio