“Grazie Gianni, sei stato un vulcano di passioni e un maestro di vita”
Ho lavorato con lui, fianco a fianco, nella stagione 91-92, lui allenatore del Palermo e io ufficio stampa e relazioni esterne della società. Sarebbe meglio dire: ho avuto la grande fortuna di lavorare con lui. E non è un elogio di circostanza ma la riconoscenza vera di chi per un anno ha ricevuto – gratis, termine che gli piaceva – vere lezioni di vita.
Di Marzio, da buon napoletano, era teatrale in tutto quello che faceva, studioso e appassionato di calcio, narratore divertente di una miriade di aneddoti, a cominciare ovviamente dalla “scoperta” di Diego Armando Maradona.
Venne a Palermo, a sostituire Enzo Ferrari, nella stagione 91-92, negli anni della sua piena maturità. Era il Palermo di Polizzi e Ferrara, era la squadra che vinceva sempre in casa e perdeva quasi sempre in trasferta, che retrocesse per colpe proprie ma anche per un Piacenza – Taranto all’ultima giornata su cui ci sarebbe tanto da dire. Per lui, così innamorato del popolo rosanero e della Sicilia tutta, fu una delusione enorme e non è un caso che Palermo fu la sua ultima panchina della carriera.
Ma per capire il personaggio – lo dico a chi adesso è fortunatamente giovane e non ha vissuto quella stagione – ricordo che quando lasciò il Palermo, in nave, al Porto di Palermo c’erano parecchi tifosi a salutarlo: aveva lasciato il segno. E quella retrocessione aveva lasciato il segno su di lui che poi decise di ricoprire altri ruoli nel mondo del calcio: dirigente, osservatore, consigliere, commentatore. Anche giornalista, era molto affezionato alla sua tessera di pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e che ogni anno mi incaricava di rinnovare.
Da giocatore non ebbe fortuna perché la sua carriera fu stroncata presto da un infortunio; da allenatore ha vinto due “Seminatore d’Oro”, ma soprattutto fu l’allenatore che portò il Catania in serie A al termine di una esaltante cavalcata che ebbe l’appendice degli spareggi a Roma in cui riuscì a mobilitare una intera città.
Ha “incendiato” tante piazze del Sud (in Sicilia, Calabria e Campania) perché lui era un vero uomo del Sud e non solo anagraficamente: sopra Napoli ha allenato – e solo fugacemente – un anno al Genoa e un anno a Padova che poi, curiosamente, diventò la sua città di residenza.
Al figlio Gianluca – che ho visto crescere a Palermo quando ancora aveva 17 anni e voleva già fortemente intraprendere la carriera giornalistica – come alla moglie Tucci mando un abbraccio affettuoso: ora è il momento di comprensibile dolore, tra un po’ resterà la piacevole sensazione di avere avuto accanto una persona speciale, un vulcano di passione ed entusiasmo, una valanga di simpatia, un’enciclopedia di vita, un innamorato marito, padre e nonno.
Da brividi l’articolo di Guido. Ho vissuto quegli anni e so di cosa parla, rivedo Di Marzio indottrinare con grande enfasi il popolo rosanero che in quella stagione riempiva regolarmente gli spalti della Favorita. Grazie per avermi fatto ricordare quegli anni .
Grande protagonista di un calcio che , purtroppo, sta piano piano scomparendo. R.i.p. caro Gianni
Quel calcio non sta scomparendo, è già scomparso!
Grazie Direttore per l’articolo che ha dedicato ad un uomo eccezionale.
Grandioso davvero!!! Come potrò mai dimenticarlo il suo modo di stare in panchina .Ironico e dissacrante ,ma il giusto, ma soprattutto competente,oggi merce sempre più rara!
per chi ha vissuto gli anni dei Di Bella, De Grandi, Di marzio, Veneranda, Viciani, ogni volta cvhe uno di loro ci lascia rimane un vuoto, un po’ come perdere un parente caro anche se non si abbia mai avuto rapporti diretti con lrro
Grazie Gianni Di Marzio per quello che hai dato al mondo del calcio , sia come uomo che come addetto ai lavori. Grazie al direttore Monastra per la descrizione dell’ ‘ uomo Di Marzo . Condoglianze alla famiglia
Grazie, Direttore, per il tuo commosso ricordo. Ha detto bene chi mi ha preceduto. Ogni volta che uno dei protagonisti dei nostri ricordi di gioventù ci lascia, è come se perdessimo un parente, un amico, comunque una persona cara. Ebbene, io dubito che tra trenta o quarant’anni a qualcuno dei giovani tifosi di oggi spunteranno le lacrime apprendendo simili notizie a proposito dei personaggi del calcio di oggi. Ne passano tanti, ma nel profondo del cuore ne restano pochi. E ancor meno ne resteranno nella memoria “a lungo termine”. Mi consola tantissimo il fatto che, per una volta, Catania e Palermo siano strette nel dolore per la perdita di una persona cara ad entrambe le città e tifoserie. Sarebbe giusto che entrambe le squadre scendessero in campo con il lutto al braccio e magari che si organizzasse qualche manifestazione congiunta per ricordare un tecnico competente e appassionato, un uomo vero e un grande amico della Sicilia. Condoglianze alla famiglia.
Indimenticabile. rip
Ho avuto il piacere, ero allora molto giovane, di vederlo a lavoro agli allenamenti pomeridiani allo stadio. Uno spettacolo! una forza della natura! Ancora oggi ne ricordo linguaggio ed atteggiamenti coi calciatori. Grazie Mister!
Abbiamo perso un grande uomo di calcio legato ai colori Palermitani dispiace moltissimo. Sentite condoglianze alla famiglia
Un grande Maestro del calcio. R.I.P.
Ciao fuoriclasse ..e grazie anche x l’ultima salvezza in A
Il calcio è cambiato, ma siamo soprattutto cambiati noi, inesorabilmente. O forse sono cambiato soltanto io. 91/92, capirai, trent’anni fa, la corsa lungo i gradoni, al gol di Centofanti, lasciando esterrefatta la persona che allora mi accompagnava. I vestiti preparati la sera prima, ché a Modena farà freddo. I tortellini da Fini, un po’ di bollito, infine un doppio cognac, che il Palermo è sempre meglio, da ubriachi. Di Marzio lo associo però all’invasione di Roma, da parte di deliranti tifosi catanesi, per gli spareggi. Tifai Catania, allora mi sembrava naturale. Anche l’anno dopo per la serie A, e andai allo stadio, per assistere a Lazio Catania. 3 a 0 con Michele Plastino che al triplice fischio tentò un’intervista a Massimino, immobile davanti al tunnel degli spogliatoi. Rimediò soltanto una sonora ‘buoffa’, di cui si lamenterà parecchio, la sera, nella sua trasmissione ‘Goal di notte’ (e buoffe di giorno 🙂 ). Gianni Di Marzio, un forte abbraccio.
Bel ricordo.
Gianni di Marzio per sempre nei nostri cuori!
Mio fratello è napoletano!
Di Di Marzio mi piace ricordare l’ostinazione con la quale fino all’ultimo, nella primavera dell’83, non parlava di promozione del Catania in A, dietro sollecitazioni sempre più pressanti da parte dei cronisti di turno, ma di altro, di salvezza conquistata in anticipo e via discorrendo……. Scaramanzia napoletana, sapienza esperienza, efficacia. Il calcio di quaranta anni fa, italico, granitico nelle certezze di questi operatori del calcio giocato così diversi da quelli di oggi. Irripetibili. A Palermo nel 92 penalizzato da un rendimento esterno sfortunato. Retrocessione nobilitata da un rendimento interno da promozione. Difficile spiegarlo: sono più affezionato a quel calcio umano, costituito da una passione più genuina, più vera. Quello di un decennio più tardi è stata una (bella) abbuffata, traditrice, finita con una indigestione mortifera di cui non nutro nessuna nostalgia, dovessi campare altri cinquant’anni. Meglio il pane e salame di quegli anni meravigliosi. Ciao Di Marzio.