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Il Palermo aspetta Insigne: lo “scugnizzo” può fare ancora la differenza

E ora il Palermo gira come un orologio svizzero. Soprattutto dopo gli ultimi risultati che hanno lanciato la squadra nella stratosfera: a -1 dal secondo posto e, quindi, dalla promozione diretta che permetterebbe di saltare gli spareggi spalancando le porte della A.

La sfida con la Cremonese di sabato – che occupa proprio la posizione agognata dai rosa – diventa uno snodo fondamentale del campionato, ma tutti gli ingranaggi devono funzionare nella maniera corretta per ottenere il miglior risultato. In particolar modo in vista del rush finale.

Chi ha trovato maggiori difficoltà nell’allinearsi alle prestazioni in ascesa dell’intero gruppo è sicuramente Roberto Insigne, eroe della promozione del Frosinone nella scorsa stagione e, al momento, al di sotto delle sue capacità in quanto a resa.


Le doti non si discutono. Il Palermo ha puntato su di lui per migliorare qualità e “genialità” nella fase offensiva, attratto dai numeri dell’anno passato che hanno consentito ai ciociari di raggiungere il top: otto reti e due passaggi decisivi, oltre agli innumerevoli dribbling che hanno creato superiorità in campo in diverse situazioni.

Questa volte, però, qualcosa s’è inceppato e lo “scugnizzo” è stato decisivo solo in pochissime partite. Tre, per l’esattezza. Prima la gara con la FeralpiSalò in cui ha realizzato la sua prima marcatura aprendo le danze per il 3-0 definitivo; poi, dopo 13 match, il ritorno al gol con il Pisa (prestazione impreziosita da due assist); e infine l’imboccata per Di Francesco contro la formazione di Stroppa all’andata (3-2 per il Palermo).

Nel mezzo, assenze e infortuni che non hanno permesso di rendere al massimo, fino alla scelta del “Genio” che ora preferisce Di Mariano. La titolarità di Insigne nelle prime apparizioni è stata accantonata in favore di quella del numero 10 sempre più protagonista: sono, infatti, appena 115 i minuti giocati nelle ultime quattro uscite.

Ma Insigne può ancora fare la differenza e i tre anni di contratto permettono anche di ragionare in ottica futura. Ci sono ancora tredici incontri per rialzare la testa ritoccando la fase realizzativa, attualmente ai minimi storici: peggio solo a Latina (un centro in 19 presenze) e nella prima esperienza tra i “grandi” a Perugia nel 2013-14 (uno in 12 discese sul terreno di gioco).

E una rete nelle prossime gare potrebbe essere vitale anche per i rosanero, impegnati in una corsa spasmodica verso la A insieme alle big della B, e per rimanere impressi nei libri di storia calcistica.

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