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Il Palermo stecca all’ultimo atto del 2015, successo scacciacrisi per la Samp

Marcia indietro del Palermo. I rosanero “vanificano” il successo scacciacrisi ottenuto con il Frosinone e chiudono nel peggiore dei modi l’anno solare perdendo 2-0 a Genova contro la Sampdoria nella diciassettesima giornata del girone di andata. All’ultimo atto del 2015 rimediano una bocciatura gli uomini di Ballardini, puniti nel secondo tempo dai gol di Soriano e Ivan. Due reti che hanno premiato la voglia di vincere dei blucerchiati e che, nello stesso tempo, hanno certificato le lacune di un Palermo incompiuto e ancora alla ricerca di quella continuità necessaria per legittimare le proprie ambizioni in chiave salvezza. In una serata negativa, paradossalmente, c’è anche una notizia confortante: i rosanero sono ancora fuori dalla zona retrocessione ma “aggrapparsi” al fatto che c’è chi sta peggio è una consolazione magrissima. La squadra, alla seconda sconfitta di fila fuori casa, deve pensare ai suoi problemi e capire i motivi per i quali è ripiombata nel tunnel dopo i passi avanti registrati la scorsa settimana. L’interruttore che si era acceso contro il Frosinone è stato subito spento da una Samp in crescita, una squadra che ha trovato la prima vittoria alle dipendenze di Montella e che riassapora il gusto del successo dopo un digiuno durato sette turni di campionato. I blucerchiati riemergono dalle paludi della bassa classifica grazie ai propri meriti ma anche alla complicità dell’arbitro Fabbri. Il Palermo, sia chiaro, non ha perso per colpa del direttore di gara e deve recitare un’altra volta il mea culpa per avere perso un match che era alla portata ma, nell’economia del risultato, hanno avuto un peso le sviste arbitrali, su tutte il rigore negato nel primo tempo a Gilardino per un fallo di Cassani punibile anche con l’espulsione del difensore, uno dei quattro ex rosanero presenti in casa Samp tra campo e panchina.
E’ uno degli episodi sui quali gli uomini di Ballardini possono recriminare, una circostanza che avrebbe potuto cambiare la storia di un match sostanzialmente equilibrato prima dell’uno-due con cui i blucerchiati hanno spostato l’ago della bilancia dalla propria parte. E’ stata, in linea generale, una gara tattica impreziosita, a corrente alternata, dalle giocate degli uomini di maggiori qualità: da una parte Cassano, sempre temibile pur essendo nella fase calante della sua parabola calcistica, dall’altra Vazquez. Si è acceso ad intermittenza “El Mudo”, particolarmente ispirato nel primo tempo palla al piede ma involuto nella ripresa. Più continuo, invece, Fantantonio, pericolo numero uno sul fronte opposto con le sue fiammate: le azioni più importanti della Samp passavano proprio dai piedi del talento di Bari Vecchia, autore dell’assist per il gol dell’1-0 di Soriano e minaccioso già nel primo tempo con un passaggio filtrante per il compagno (il centrocampista fallisce al 4’ una sorta di rigore in movimento) ed una conclusione finita di poco alta sopra la traversa. Il Palermo ha tirato in questo caso un sospiro di sollievo ma se all’intervallo i rosanero sono rimasti indenni lo devono soprattutto al capitano Sorrentino che, al 44’, si è superato deviando in angolo con un intervento plastico una punizione a giro di Fernando intercettata leggermente dalla barriera.
Un brivido per un Palermo che non ha rinunciato a giocare (su un terreno in condizioni non perfette) ma che, sulla falsariga delle due precedenti trasferte, si è fatto male nuovamente da solo come testimoniano i due gol dei blucerchiati realizzati al 9’ e al 31’ della ripresa. Evidente, in entrambi i casi, la responsabilità della difesa, impreparata sugli sviluppi di una ripartenza in occasione del rasoterra smarcante di Cassano per Soriano (il numero 21 ha battuto Sorrentino con una conclusione angolata di sinistro) e del lancio del neo-entrato Muriel trasformato in rete da Ivan, abile a sfruttare un’uscita incerta del portiere.
E’ il remake di un film già visto: il Palermo dà per alcuni tratti del match l’impressione di essere “sul pezzo” ma basta un episodio per stravolgere il copione e smontare le certezze acquisite in precedenza. Certezze che mancano ancora in fase offensiva e il problema non riguarda, nel caso specifico, la scarsa incisività dei centravanti di ruolo (la staffetta Djurdjevic-Gilardino oggi è stata proposta a parti invertite rispetto alla gara di sabato scorso). Il vero campanello d’allarme è la pochezza della squadra nella costruzione di azioni realmente pericolose (i tiri in porta si contano sulle dita di una mano e spesso manca lucidità in zona-gol come avvenuto a Trajkovski al 40’ del secondo tempo a tu per tu con Viviano) e la mancanza dei requisiti (tecnici e anche caratteriali) che servono per imporsi sull’avversario.

 

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