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Lancini, fuga da… Brescia: “Mi voleva il Catania, ma Palermo è la mia catarsi”

Ricominciare da “tre” (o da zero) per cercare la propria catarsi. É Edoardo Lancini il protagonista di una bella intervista realizzata da Salvatore Geraci per il Corriere dello Sport, in cui rivela sensazioni e impressioni dei suoi primi mesi di avventura in rosanero, dopo aver lasciato il suo Brescia per aprire un nuovo capitolo della sua carriera.

Il difensore racconta la sua storia e “ciò che gli piace”, tra cui il Palermo di Dybala, Vazquez ed Hernandez e… arrivare in A con il Palermo: “La A è il sogno interrotto. Prima bisogna pensare alla C, vincere il più possibile. Contro l’Acireale? Lo stesso. Mi voleva il Catania, ho voluto aspettare. A Palermo chi gioca si sente protagonista. Ho trovato la mia dimensione. Restare a Brescia in A? A quale prezzo, se non sei stimato? La verità è che dovevo scappare prima. Prima ascoltavo tutti, guardavo le pagelle, da bresciano avvertivo pressione e responsabilità… Essere profeta in patria non è facile. Ora me ne frego, penso più a me e a sbagliare di meno”.

E il rapporto con squadra e allenatore? “Apprezzo le persone sincere come Pergolizzi. Cura molto la fase difensiva, mette bene la squadra e si vede. Il segreto della difesa? Un grande gruppo. Anziani e under. In questo campionato conta soprattutto la mentalità vincente e da battaglia. Noi l’abbiamo. Pelagotti, simpatico; Doda, permaloso; Accardi, dolce; Crivello, rompiballe; Martinelli, amico; Santana, estroso; Ricciardo, il bomber; Felici, biondino. Numero preferito?
A Nesta piaceva il tredici, a me il 17. Porta sfiga? Balle. Però, Cellino, superstizioso, me l’ha fatto togliere….”


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