L’arbitro Gavillucci dismesso: “Voglio trasparenza. Nicchi? Dice che troverò un altro hobby”
Dopo una lunga battaglia legale, l’arbitro Claudio Gavillucci di Latina (dismesso dall’Aia) ha raccontato al Corriere dello Sport la propria versione dei fatti, senza risparmiare stoccate polemiche al mondo arbitrale: “Nicchi? Mi disse che l’arbitraggio va preso come un hobby.… ora ne troverai altri. In quel momento ho deciso che avrei fatto di tutto per rispetto della mia professionalità, della mia famiglia e affinché non succedesse più a nessuno dei miei colleghi. Non lo si può accettare”.
Nel corso dell’intervista, ripensa a Samp-Napoli, sospesa per razzismo e ai successivi contatti con il designatore Rizzoli: “Mi fece capire che avrei diretto anche la domenica successiva, fra l’altro Udinese-Bologna, che aveva ancora un valore per la salvezza. Quale logica c’è nel mandare un arbitro ‘non tecnicamente all’altezza’ ad arbitrare una partita con interessi così importanti in gioco? Potevo avere sentore di essere dismesso? Se quella sospensione abbia influito, non posso e non voglio crederci: quei cori erano vergognosi, lo rifarei”.
La sua battaglia legale (anche se non tronerà ad arbitrare) proseguirà anche dopo la decisione del collegio del Coni: “Il Coni non ha specificato se la sentenza è nel merito o se ha rinviato tutto ad un nuovo grado di giudizio. Fra l’altro, con una tempistica sospetta (e non è stata l’unica volta), mi sono stati forniti atti e referti della scorsa stagione. Il mondo degli arbitri è chiuso, autoreferenziale, senza confronti. E questo ci fa apparire come arroganti, presuntuosi, egoisti; e non è così. La verità, o quella che penso sia la verità, è che non si può credere alle ‘motivate scelte tecniche’. C’è chi ha preso quattro lettere di richiamo l’anno scorso, in un caso a fronte di un voto alto, o chi ha avuto valutazioni buone in partite di cartello a cui sono seguite evidenti sospensioni tecniche. Tutti dobbiamo correre con le stesse regole, predefinite e trasparenti”.
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