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Quando le donne “sgomitano” contro il sessismo del calcio italiano

Nel mondo del calcio italiano il sessismo non è una balla (purtroppo). Si sentono in questi ultimi tempi, ma forse si udivano già ai tempi di Adamo ed Eva, discorsi stereotipati e maschilisti legati al mondo del calcio.

Diciamocelo chiaramente, quanta diffidenza esiste nei confronti delle donne che ruotano attorno al sistema calcio? Ancora troppa. Non lo dico di certo io, che amo il calcio, lo capisco e lo seguo forse anche più di alcuni maschietti, ma a parlare sono i fatti. Fatti che sempre più dimostrano come nel nostro Paese una donna che sia tifosa, opinionista, arbitro o procuratrice fa spesso e volentieri storcere il naso a chi vorrebbe questo sport tutto per gli uomini. Basterà citare un paio di esempi per dare credito alla mia tesi.

Era l’aprile 2019 quando il tecnico del Casa del Diavolo, Marcello Bazzurri, criticò duramente l’operato del fischietto che, udite udite, era una donna: proprio stranissimo questo mondo dove anche le donne possono arbitrare. Andiamo, allora, al fatto in questione: sostanzialmente il tecnico della squadra umbra invitò il direttore di gara, Ilaria Possanzini, a dedicarsi ad altro nella vita perché, come dirà nel dopo partita, “le donne nel calcio o fanno le pulizie o stanno in cucina”, come a dire che, poverette, biologicamente non sono in grado di comprenderlo.


E poi ancora, altra storia altro insulto. Questa volta però a discapito di una guardalinee. “Chiederei alla regia di inquadrare l’assistente donna, che è una cosa inguardabile. È uno schifo vedere le donne che vengono a fare gli arbitri in un campionato dove le squadre spendono migliaia di euro, una barzelletta della Federazione”. Sono queste le “dolci” parole utilizzate questa volta dal telecronista Sergio Vessicchio, dell’emittente locale Canale Cinque Tv, per descrivere il lavoro della guardalinee che a lui, poveretto, non era proprio andato giù. Qualche giorno dopo per scusarsi dirà che il suo era un attacco alla Federazione e che non era di certo sua intenzione offendere il gentil sesso. Poco credibile.

E che dire ancora di Fulvio Collovati? L’ex campione del mondo, oggi commentatore sportivo in Rai, ha parlato addirittura di come gli prenda “il voltastomaco” ogni volta che queste, le donne of course, parlino di calcio o di tattica. “Non sono in grado di capirla come gli uomini”, aveva poi chiosato. Davanti a episodi del genere, che sono di ordine strettamente sportivo, la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica punta il dito contro questi beceri maschilisti, è vero. Ma la questione sul ruolo delle donne nel mondo del calcio può essere letta da svariati punti di vista che vanno oltre quello meramente sportivo.

Uno dei temi più caldi è quello legato all’aspetto manageriale. Che ci piaccia o no, nel nostro Paese (ma non solo) il settore è regolato e organizzato per la maggior parte da componenti a tinte azzurre. Guardando ai dati di Forbes Italia, la quota rosa presente nei consigli di amministrazione delle 20 società del campionato di serie A 2018-2019 è pari solo al 14% del totale. In poche parole su 120 amministratori dei club, solo 17 sono donne. Ed alcune di queste, esattamente 5, sono legate a rapporti di parentela con i proprietari del club.

È quindi come se si pensasse che certamente le donne possono guardare il calcio, possono essere tifose e possono azzardare moduli tattici (magari in casa, quando nessuno le ascolta). Da qualche tempo è per giunta concesso loro di varcare, timidamente, il confine di quel mondo fatto di erba verde e moduli, che per alcuni uomini dovrebbe invece rimanere solo un hobby (anche se è meglio il cucito).

Così a fatica molte donne si sono guadagnate il ruolo di arbitro, di procuratrice o di commentatrice sportiva (e su di loro incombe sempre il peso di dimostrare quanto quel ruolo lo abbiano meritato), ma non possono ancora ricoprire cariche gestionali e di un certo spessore negli ambienti calcistici. Quindi, ricapitolando: donne e calcio sì, ma senza voler strafare. Non vorrete mica ambire alla presidenza della FIFA, care donne?

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