Lucca, che scatto! Col Palermo da zero a 13 gol in 1.531 minuti
In un campionato rosanero pieno di incertezze, Lorenzo Lucca è la sicurezza. Il “ragazzino del gol” è dovuto diventare presto uomo per sopperire alle mancanze di un reparto che faticava ad ingranare. Adesso il giovane di Moncalieri è un’automobile lanciata alla massima potenza: da 0 a 13 (reti) in 1.531 minuti, la media di una marcatura ogni 118′.
Mica male se si considera che non è sempre stato titolare inamovibile. O meglio, ha saltato soltanto quattro gare. Ma nella prima parte della stagione gli sono stati “regalati” soltanto sprazzi. Lui comunque ce l’ha fatta e ha raggiunto con le proprie forze un posto d’onore nell’Olimpo degli attaccanti della Serie C. Terzo posto nella classifica dei cannonieri con 13 reti: meglio di lui solo Partipilo (15) e Falletti (16) della Ternana. L’ultima tripletta segnata alla Casertana diventa l’autostrada sulla quale costruire il proprio futuro.
L’amore per il pallone e la parentesi al Torino
“Le spiego mio figlio in tre frasi: sa quello che vuole, ha un grande carattere e poi è generoso e determinato”. Un personaggio delineato minuziosamente, sebbene con poche e semplici parole, dal papà Federico in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport. Quella di Lucca e il pallone è una storia d’amore e d’odio. Di quelle che tengono incollati allo schermo fino alla fine del film.
Già da piccolo Lorenzo non aveva altro in testa, rubava carta e colla per costruirsi la palla dei sogni. I corridoi diventavano stadi e il piccolissimo bambino provava il suo futuro tirando quell’ammasso di fogli sulle pareti. Pallone e nient’altro. Sfidando i più grandi nei giardini pubblici, nonostante la maglia gli arrivasse ancora alle ginocchia. Poi la prima vera parentesi calcistica: si accasa al Torino tra i pulcini e lì passa circa otto anni prima di essere girato all’Atletico Torino (Promozione piemontese) a 16 anni. Esordio con gol contro l’Asti. Ovviamente.
Poi i prestiti a Vicenza, Brescia e il ritorno nel Torino Primavera che sembrava l’occasione per l’ultimo grande salto. Il posto giusto per trovare la consacrazione. Invece con i granata non scoppiò la scintilla: tante promesse, pochi fatti. Avventura iniziata in maniera particolare già il primo giorno di allenamento, quando il “bomberino” si presentò al campo col cappellino della Juve, gli acerrimi rivali del Torino, ma tanto apprezzati in famiglia. Silvano Benedetti, ex difensore rosa degli anni ’80, abbozzò un sorriso: “Sei giovane e coraggioso, per oggi va bene. Ma è la prima e l’ultima volta”.
Per Lucca inizia una nuova avventura. D’accordo con il procuratore Imborgia, altro ex rosa, saluta tutti e lascia il contratto triennale col Toro per andare tra i dilettanti col Palermo e puntare su se stesso. Un’altra piazza di prestigio, impossibile farsi scappare l’occasione. Un inizio dirompente: esordio e gol da subentrato dopo sedici minuti, come Cavani contro la Fiorentina nel 2007. Reminiscenze del 2016. Sapore di futuro e di rivalsa verso chi non aveva creduto abbastanza in lui. Concluso l’anno con la promozione dei rosa in C, il Palermo in estate acquista le sue prestazioni a titolo definitivo fino al 2024. Ripartire dal basso per arrivare in alto. Un gol alla volta.
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Ma perché Lucca è sempre siddiato? Segna ed è siddiato, non segna ed è siddiato. Gioca ed è siddiato, non gioca ed è siddiato. Dopo la tripletta doveva sprizzare di gioia e invece appariva mutriato.